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Adozioni aperte ai single: siamo solo agli inizi?

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Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 19/09/14

Il decreto del Tribunale di Bologna che modifica l’istituto adottivo sembra essere il segnale di una nuova e confusa concezione di giurisprudenza

Il decreto risale a un anno fa, ma solo ora se ne è venuti a conoscenza grazie al sito dell’associazione Articolo 29. Il caso è quello di una bambina adottata da una donna italiana negli Stati Uniti, un procedimento che in Italia ha avuto pieno riconoscimento dal Tribunale dei Minorenni di Bologna.

Questa decisione di fatto allarga le maglie di una legislazione che fino ad oggi ammetteva che una persona single adottasse un minore solo a determinate condizioni: un rapporto saldo precedente il provvedimento, l’impossibilità per il bambino o la bambina di cambiare il proprio cognome originale o di acquisire legami di parentela. Soprattutto, era prevista la revocabilità del provvedimento in qualunque momento. Ciò che colpisce del decreto, e soprattutto che testimonia la difficoltà per la giurisprudenza di oggi di muoversi con piedi saldi nel nostro tempo in tema di famiglia, è la parte del documento che, un po’ tentennando, ricorda come “nel nostro sistema legale l’adozione da parte di una coppia di persone coniugate rappresenti l’ipotesi prettamente preferita” e da perseguire, nell’interesse del minore, “ogni volta che sia possibile”. Noi di Aleteia ne abbiamo parlato con Fabio Macioce, Presidente dell’Associazione dei Giuristi Cattolici.

Che significato possiamo dare a questo decreto del Tribunale dei Minori di Bologna?
Macioce: La risposta è doppia. Da un punto di vista strettamente tecnico giuridico direi che è certamente una forzatura minore rispetto alla decisione del Tribunale di Roma di riconoscere la “stepchild adoption”. Lì, in una coppia di donne era consentito ad una delle due di riconoscere il figlio che l’altra avesse avuto attraverso un’inseminazione eterologa. Quella mi sembrava una forzatura molto grossa. Questa qui sul piano tecnico è una forzatura minore perché in realtà si riconosce un provvedimento adottivo che ha validità in un altro paese. Il tutto nell’interesse del minore, che comunque già vive con quella donna single e che altrimenti si troverebbe a non avere rapporti di parentela di nessun tipo riconosciuti dallo Stato italiano. Mi sembra una decisione tecnicamente sostenibile. Il problema però non è tecnico, ma è di fondo. Tutte queste decisioni che si stanno moltiplicando ci fanno capire varie cose.

Ad esempio?
Macioce: Primo, che oramai il vero problema non è più la definizione di famiglia, ma il fatto che abbiamo scardinato completamente ogni definizione oggettiva dei rapporti familiari, e quindi ci troviamo sempre più di fronte a casi critici. Questi sono solo i primi, ma altri continueranno ad essere portati all’attenzione dei media, perché è come se oramai avendo abbandonato un’oggettività dei rapporti familiari, completamente lasciati ormai all’arbitrio dei singoli, il diritto italiano in modo particolare si trova del tutto impreparato a gestire queste questioni. La seconda considerazione, più attinente al problema dell’adozione, è che anche qui ci troviamo di fronte ad una battaglia, o meglio, ad uno scontro tra due concezioni: una per cui l’adozione è un meccanismo istituzionale con cui ci si prende cura di un minore in stato di abbandono, l’altra dove l’adozione è una funzione giuridica con la quale si costruiscono rapporti familiari in assenza di vincoli biologici. Queste due concezioni dell’adozione si stanno scontrando sempre di più, e sta venendo al pettine un problema enorme, che non è stato neanche del tutto affrontato dalla dottrina.

A quale problema si riferisce?
Macioce: L’istituto dell’adozione era nato nel diritto romano per gestire problemi di natura esclusivamente ereditaria e successoria, quindi non includeva nessuno sguardo sul minore e in quel senso funzionava benissimo. Questa era stata la fase classica. Quando poi – soprattutto negli ultimi due secoli – abbiamo cominciato a caricare quest’istituto di significati affettivi, ad esempio con l’idea che c’è un bambino abbandonato e bisogna prendersene cura, e di una finzione di rapporti familiari quest’istituto ha funzionato solo fintanto che siamo stati tutti d’accordo su cosa sia una famiglia e cosa significhi prendersi cura di qualcuno in un orizzonte familiare. Quando abbiamo smesso di essere d’accordo su questo, perché abbiamo detto che si può fare famiglia in tanti modi, che l’affetto è multiforme, che l’amore non ha una forma definitiva, che si può pensare al coniugio in molti modi, allora il problema dell’adozione è diventato spinosissimo, e credo che nei prossimi anni esploderà in tutta la sua forza. Questi casi giudiziari sono solo le prime avvisaglie e temo che si moltiplicheranno a non finire.

Sul caso singolo a cui il decreto di riferisce, se questa bambina viene accudita da quella donna in modo affettuoso non c’è problema, ma è come se mi chiedessi: un bambino può crescere bene in un istituto di suore? Certo che può crescere bene, se gli danno da mangiare e se ne prendono cura, ma questo non vuol dire che quelle suore diventano la sua famiglia.

Cosa cambia davvero con questo decreto, nel lungo iter dell’adozione?
Macioce: Il problema alla base è che non essendo più d’accordo su cosa sia una famiglia, e a questo punto vale tutto. Se un minore in Canada viene riconosciuto come il figlio adottivo della signora X o del signor Y, beh, a questo punto, così come fosse un figlio naturale ne acquisisce tutti i diritti. Peraltro questo si sposa anche con l’ultima
legislazione italiana che abolisce ogni distinzione tra figli naturali e figli legittimi. Prima i figli naturali avevano sì gli stessi diritti successori nei confronti dei figli legittimi, erano sostanzialmente parificati, ma non acquisivano i rapporti di parentela con la famiglia d’origine, con gli zii, ecc. Adesso che anche lì è tutto parificato, effettivamente questa decisione del giudice è sostenibile tecnicamente. Il problema non è contestare o meno questa decisione, ma capire che questa è la spia di un caos in merito alla sostanza dei problemi, cioè il fatto che non abbiamo un orizzonte condiviso rispetto a cosa siano il rapporto genitoriale, il rapporto familiare ecc. Questo oramai è esploso, tutti i problemi derivano da lì.

La parte del decreto che parla di adozione della coppia come “prettamente preferita” cosa comporta in pratica?
Macioce: E’ chiaro che per ora il singolo sarà sempre svantaggiato rispetto alla coppia che vuole adottare. Ma solo per ora. È chiaro che queste sono solo prime aperture della giurisprudenza, ma sono prime aperture molto significative. Non la sottovaluterei per niente questa decisione. Quello che conta è che il segnale di una tendenza a una totale revisione di tutta la materia dei rapporti affettivi e familiari. 

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