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Il gusto di ricominciare

Two brothers waving back at their mother on their first day at school

© luminaimages/SHUTTERSTOCK

Vinonuovo.it - pubblicato il 18/09/14

Non possediamo la bacchetta magica per risolvere i problemi della scuola. Ma abbiamo gli ingredienti per rendere l'inizio qualcosa di bello

I primi giorni di scuola sono come l’inizio di una vita nuova, soprattutto quando si tratta di cominciare un ciclo di studi. C’è una preparazione "magica" a quel momento fatta dalle raccomandazioni dei genitori, dai consigli di parenti e amici, dal comprare zaini, astucci, quaderni, diari. Tra i tanti da ricordare ci sono coloro che incontrano per la prima volta questo mondo che abiteranno per anni fino alla maturità: l’inizio delle scuole elementari o primarie!

Come non pensare all’eccitazione mista a timore per una nuova avventura, nell’affrontare quell’esperienza di cui in famiglia ci avevano parlato tanto e avere la netta sensazione, forse per la prima volta, di essere cresciuti davvero. Mettere lo zaino in spalla è quasi indossare una tuta spaziale per un viaggio senza confini, un percorso lungo ed impegnativo verso mete più o meno conosciute. A quell’età, nel pianeta scuola, incontri – quasi fossi un novello "Piccolo Principe" – una figura straordinaria di cui avevi solo sentito parlare nei racconti degli altri: la maestra o il maestro! In quel momento scopri che la tua famiglia ha già fatto un passo indietro e i tuoi 5-6 anni di esperienza di vita sono tutto quello che hai per affrontare quelle ore in classe. Non sei solo e di questo ti rendi subito conto, circondato dai tuoi coetanei più o meno spaesati come te, quelli che sono i tuoi primi compagni di classe!

È una vera e propria realtà da scoprire, tutto nuovo e da imparare, l’inizio delle rivoluzioni della vita di una donna e di un uomo in miniatura, una rivoluzione silenziosa pure per il mondo intero, poiché ogni cucciolo che comincia il suo cammino scolastico e a studiare, potrebbe essere domani colei o colui che lo cambierà nelle piccole o grandi cose. Da parte delle famiglie, degli insegnanti, del personale scolastico si richiede, dunque, la creazione di un contesto significativo, accogliente, creativo, a misura di bambino, coinvolgente, promuovente, ludico, formativo; si tratta di fare della scuola, in un periodo unico e speciale, un luogo dove seminare sogni ed insegnare a coltivarli perché diventino progetti di vita. Certo questo ha un costo, richiede fatica, investimento di energia e denaro, una politica favorevole, capacità educative notevoli, doti morali e umane su cui investire; ma una società che non scommette tutto e il meglio sulla porzione più delicata della gioventù, che futuro potrà mai avere?

Poi i "cuccioli" diventano "grandi" e acquistano uno sguardo diverso sui primi giorni di scuola, più ironico e originale, come quello della liceale Sabrina che sul suo diario on line scrive: «Cosa volete insegnarci andandovene, vacanzacce? Quale morale sperate ne ricaviamo? Che tutto finisce, che i limiti permettono di vivere intensamente le cose, che tutto è un gran regalo che dobbiamo gestire con raziocinio? Vorreste dirci coi vostri occhietti socchiusi che vi dobbiamo un po’ di saggezza, che ve ne andate per farci apprezzare il vostro valore? Ma per favore, vecchie bacucche insabbiate! Chi vi trattiene? Andate pure. Tanto noi ci rifaremo con i sabati e le domeniche, Natale, Pasqua, Capodanno, piogge torrenziali, febbri e starnuti, motivi di famiglia, mal di pancia colossali. Tanto noi dalla settimana prossima ci alzeremo dignitosamente tutte le mattine col sorriso fiero e smagliante e non vi daremo la soddisfazione di mezzo sbadiglio. Tanto studieremo vogliosamente dalle quattro alle otto, presi da tomi di dimensioni bibliche da non vedere neanche il calare del sole. Tanto rideremo delle verifiche incastrate come a "Tetris" ogni giorno in modo da creare settimane infernali. Tanto brinderemo alla vostra assenza col sudore delle nostre fronti».

In fondo cos’è la scuola se non una pausa fatta di giorni di lavoro, fatica, impegno, inserita tra giorni e mesi di riposo, ci verrebbe da dire! Eppure sono sempre gli studenti a riportarci coi piedi per terra: di recente, Francesca, una ragazza che frequenta il primo anno delle scuole superiori mi ha detto con occhi illuminati: «Non vedo l’ora di cominciare, di conoscere i miei nuovi compagni, i professori. Lo so che la notte prima non dormirò per l’attesa!». Sono certo che una buona parte di studenti provano questa emozione, tanto da coinvolgere i familiari e docenti; è vero che per un’altra buona parte riprendere è un problema e ogni giorno si presenta come un enorme ostacolo, ma sappiamo che il sole sorge sull’una e l’altra parte, che noi educatori ci siamo per entrambe, per non far spegnere il fuoco del desiderio in chi lo possiede e per accendere chi è spento. "Il sudore della fronte" di cui parla Sabrina è anche il nostro sudore e da educatori vogliamo versarlo insieme ai ragazzi, perché in una squadra tutti soffrono, tutti godono, tutti sudano, tutti brindano, atleti e allenatori.

Non possediamo la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi della scuola, abbiamo però – ciascuno per le proprie competenze e ruoli – gli ingredienti per rendere ogni inizio, dalla prima elementare alle scuole superiori, qualcosa di bello, interessante, stimolante, fondante, piacevole. Agli studenti possiamo chiedere solo di partire per questo viaggio – ogni giorno di scuola – zaino in spalla, sogni in mano, assicurando che ci siamo e ci saremo. Buon volo e sereno inizio!

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