Si erano infatti verificati casi di coppie sicuramente sterili in cui la donna – dopo che avevano fatto la fecondazione assistita (non eterologa, come noi) – poi era rimasta incinta naturalmente; e altri casi particolari che portavano la dottoressa ad affermarlo.
A noi non è successo niente. E conseguentemente ci siamo orientati subito verso l’adozione internazionale: destinazione, un Paese africano.
Qui inizia altro calvario, ma di altro tipo: pratiche, soldi, assistenti sociali, psicologi, giudici, tribunali, file interminabili etc. Il Paese improvvisamente chiude alle adozioni e ci consigliano di guardare in Asia. Si riparte da capo con la burocrazia.
Dopo sei mesi partiamo e tutto avviene in discesa fino all’arrivo del nostro gioiello più bello, nostra figlia.
Perché lo raccontiamo? Credo che vedendo il nostro percorso, la nostra volontà di avere un figlio e il crederci e pregarci ogni giorno, alla fine il Signore ci ha fatto questo dono bellissimo. Vivere l’esperienza dell’adozione e avere un bimba bellissima.
I figli non si hanno per diritto, ma si devono desiderare, cercare, lottare per averli come ogni altra cosa della vita; alla fine però anche abbandonarsi alla bontà del Signore che conosce i nostri cuori e che non fa mai mancare il suo sostegno.