Raccolta di episodi della vita di Karol Wojtyla, laico, vescovo e papa
Si tratta di un libro scritto non come una raccolta di aneddoti, ma come un racconto sulla santità.
Per questo sono confluiti qui anche episodi tutt’altro che divertenti, ma tali da commuovere, entusiasmare, diventare motivo di riflessioni o perfino inizio di preghiera. Naturalmente ci sono anche le battute umoristiche, vi è attestato il grande distacco di Karol Wojtyla nei confronti di se stesso e della funzione che svolgeva.
Ne è dimostrazione quell’episodio in cui il papa si rivolse così ad un amico venuto dalla Polonia: “Aspettami, devo un po’ papeggiare”. Ne è dimostrazione anche l’incontro coi suoi compaesani, avvenuto a Wadowice nel 1999: quel volto di un uomo felice che ricordava le sfogliate alla crema, la “pagliacciata” spontanea catturata dal fotografo; la conversazione allo Yad Vashem con gli ebrei che in passato erano vissuti a Wadowice.
Il vescovo Tadeusz Pieronek ricorda che gli ebrei “lo trattavano in modo normale, come si tratta un amico incontrato dopo sessant’anni. Questo lo commuoveva molto. Si vedeva che aveva bisogno di entrare in relazione con persone per le quali non fosse un totem”.
I fioretti del beato Giovanni Paolo II parlano di un uomo comune che è aperto a Dio, e che proprio per questo è fuori dal comune. “Mi sento piccolo nelle mani di Dio grande”, scrisse una volta Giovanni Paolo II in una lettera a padre Leon Knabit.