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La forza della debolezza, o come la Bibbia capovolge il nostro mondo

The Case for Being Weak Maisie Lo – it

Maisie Lo

Aleteia - pubblicato il 03/03/14

Non è una questione di farsi più alti, ma di abbassarsi, sempre di più

di Laurel Cornell Robinson

I nostri programmi televisivi e film preferiti idolatrano la forza. Contro il nostro senso comune, noi telespettatori appoggiamo immaginariamente rapinatori di banche, narcotrafficanti, assassini, perché rappresentano persone che sono state vulnerabili o sfruttate, ma si sono levate contro ogni probabilità. In “Hunger Games”, Katniss è confusa e indifesa di fronte all'ingiustizia del Campidoglio, ma la sua forza e la sua determinazione la fanno andare avanti.

Questo ci interpella. Vogliamo essere forti. Quando qualcosa ci fa sentire disprezzati, insultati o inutili, la nostra risposta naturale è sempre rispondere con più forza, contrattaccando o elaborando un progetto per evitare quel sentimento spiacevole in futuro. Se sorge una situazione di questo tipo, ci leveremo al di sopra di essa – come i personaggi dei nostri racconti preferiti. Dopo tutto, chi vuole fallire?

Allo stesso tempo, però, la Bibbia ci dice che la chiave della forza è la debolezza.

Paolo ha scritto ai credenti di Corinto che il Signore gli aveva detto “Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Co 12, 9). Queste non sono le parole di un monaco di clausura. Paolo era l'immagine del fanatismo, ha perseguitato appassionatamente i cristiani finché Dio non lo ha fatto cadere da cavallo. Anche dopo quella conversione, Paolo ha usato un linguaggio forte in molte delle sue lettere, così come nei discorsi pubblici. Dio ha dato deliberatamente a Paolo una “spina nella carne” – una debolezza – e ha rifiutato di togliergliela, dicendogli che ne aveva bisogno. È la chiave del mio potere che lavora attraverso di te per cambiare vite.

Un altro modo abituale di cercare di essere forte è fare progetti. La nostra cultura ci spinge a fare progetti. Pianifichiamo il percorso di istruzione con l'università in mente; pianifichiamo le decisioni all'università con una carriera in mente; prendiamo le decisioni nella nostra carriera con la pensione in mente. È assurdo, e tuttavia non sappiamo vederla in altro modo. Ci sentiamo irresponsabili se non abbiamo un progetto.

Il messaggio di Dio al suo popolo non è “Organizzati” o “Pianifica la tua vita”. Gesù indica ai suoi discepoli i gigli, che non si preoccupano della propria vita né pianificano le proprie vie, ma sono creati e si sostengono perfettamente, con una bellezza che le cose fatte da mano d'uomo non possono uguagliare.

Alla fine del XIX secolo, Charles Spurgeon ha svelato una trappola in cui i migliori di noi potrebbero cadere: “Molti servi di Dio fanno sentire la propria debolezza in altro modo, attraverso un senso di responsabilità… Se sentissimo una responsabilità tanto profondamente, diventeremmo incapaci di mantenerla; potrebbe paralizzare la nostra gioia, e renderci schiavi di noi stessi. Non avere una visione esagerata di ciò che Dio si aspetta da te. Non ti incolperà per non aver fatto quello che è al di là delle tue capacità mentali e della tua forza fisica. Ti viene chiesto di essere fedele, ma non sei costretto a riuscirci”.

Cosa vuol dire “essere debole” ogni giorno? Assomiglia all'umiltà. L'umiltà è insidiosa e diventa facilmente qualcosa di artificiale, ma quando si riconosce la propria debolezza – o, come Paolo, hai qualche forma di debolezza su di te – il risultato è l'umiltà autentica.

Ann Voskamp, nel suo libro One Thousand Gifts, cita F.B. Meyer, un evangelico dell'inizio del XX secolo: “Ero solito pensare che i doni di Dio fossero come su degli scaffali uno sull'altro, e man mano che crescevamo nella vita cristiana riuscivamo a raggiungerli più facilmente. Mi sembra ora che i doni di Dio si trovino negli scaffali più bassi, e che non è una questione di farsi più alti, ma di abbassarsi, sempre più, per ottenere i suoi doni migliori”:

Per grazia di Dio, Egli permette cose nella nostra vita che ci fanno essere consapevoli della nostra debolezza, e così ci manteniamo umili. Abbiamo la possibilità di lottare contro di esse – o possiamo fare una pausa e ricevere il dono dell'umiltà per un giorno in più.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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