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Prosegue l’inchiesta che aveva condotto all’arresto di padre Salvatore

Lucandrea Massaro - Aleteia Team - pubblicato il 07/01/14

Ma il vero centro dell'inchiesta è il faccendiere Paolo Oliverio, commercialista dei Camilliani ma anche di finanzieri, politici e mafiosi

Ad Inizio del novembre scorso, il commercialista Paolo Oliverio fu arrestato dalla Guardia di Finanza, assieme a due militari dell'arma e soprattutto all'allora Superiore generale dell’Ordine religioso dei Camilliani, Renato Salvatore. “L'accusa era quella di avere organizzato un sequestro, o meglio un (finto) interrogatorio presso una caserma della Finanza di due confratelli dell’Ordine, per impedire ai due confratelli di partecipare alla scelta del nuovo Superiore in qualità di voti chiave per padre Monks” (La Stampa, 7 gennaio).

I legami con la Chiesa.
Oltre al legame con i Camilliani, da cui aveva ricevuto una speciale procura per occuparsi direttamente degli appalti in Campania, Calabria e Sicilia, il “faccendiere” si occupava di diverse commesse e sarebbe riuscito a trasferire fondi all’estero, in particolare in Romania, attraverso un meccanismo che – accusa il Gico della Guardia di Finanza – prevedeva «l’effettuazione di bonifici giustificati da una causale fittizia, compatibile con il mondo camilliano, in modo che il beneficiario, ottenuta la disponibilità in conto, poteva prelevare il contante accreditato all’estero e ottenere in Italia la consegna contante di pari importo attraverso una sorta di compensazione» (Corriere della Sera, 7 gennaio).

Appunti e documenti rinvenuti nei suoi computer rivelano che non erano soltanto i vertici dell’ordine religioso i suoi referenti in Vaticano. Le informative allegate all’ordinanza di custodia dicono che avrebbe ‘risolto’ un caso di violenza sessuale che vedeva coinvolto un religioso, convincendo la vittima a non presentare denuncia. I documenti acquisiti in seguito proverebbero inoltre che pure altre questioni delicate – economiche e personali – sarebbe riuscito a governare, così favorendo alcuni alti prelati che avrebbero poi ricambiato questa disponibilità (Rainews, 7 gennaio).

E quelli con la politica
I magistrati tuttavia lo accusano anche di altri reati, tra cui essere «riciclatore» dei soldi della ‘ndrangheta e di alcuni esponenti della criminalità romana. Lo accusano inoltre di aver determinato un «forte condizionamento della Pubblica amministrazione attraverso ricatti, attività di dossieraggio e finanziamento illecito della politica, grazie alla partecipazione nelle attività criminali dell’organizzazione di esponenti della ‘ndrangheta calabrese della banda della Magliana e di personaggi facenti parte di logge massoniche coperte oltre ad autorevoli prelati». Dagli atti processuali emergono pure i suoi legami con il parlamentare del Nuovo centrodestra Alessandro Pagano e con l’ex senatore pdl Sergio De Gregorio, sotto processo a Napoli per la compravendita dei parlamentari insieme a Silvio Berlusconi. A questo si aggiunge una copiosa attività di dossieraggio e di intercettazioni ambientali apparentemente utilizzate addirittura da frange dei servizi segreti italiani (Corriere della Sera, 7 gennaio).

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