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Il dramma dell’Ucraina

The Drama of Ukraine World Wide Gifts – it

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George Weigel - Aleteia Team - pubblicato il 07/01/14

Un'Ucraina integrata in Europa allontana il pericolo di una ricostituzione de facto dell'Unione Sovietica

La mia passione per l'Ucraina è iniziata nel 1984, durante un anno sabbatico al Woodrow Wilson International Center for Scholars. Lì, uno dei primi amici che mi ero fatto tra i colleghi Fellows era il dottor Bohdan Bociurkiw, un professore ucraino-canadese della Carleton University di Ottawa.Ci siamo avvicinati grazie all'interesse di entrambi per la libertà religiosa dietro la cortina di ferro; nell'arco di poche settimane, Bohdan mi dava lezioni private sulla storia e la cultura della sua terra d'origine, inclusa un'introduzione approfondita alla storia della Chiesa greco-cattolica ucraina (CGCU).

Nel 1984, la CGCU era non solo la più consistente delle Chiese cattoliche orientali, ma il più grande corpo religioso sotterraneo al mondo. Messa fuorilegge in Unione Sovietica dal tristemente famoso Concilio di Lviv Sobor del 1946 (una farsa orchestrata dalla polizia segreta sovietica), la CGCU aveva continuato la sua vita ecclesiale in circostanze draconiane. La maggior parte dei suoi vescovi e del clero vennero deportati nei gulag; i seminari della Chiesa e la vita liturgica furono portati avanti clandestinamente, spesso nelle foreste. Il leader della CGCU, il cardinale Josyf Slipyj (il modello del “papa delle steppe” di Morris West ne “Le scarpe del pescatore”), non abbandonò mai la speranza di un futuro diverso, e durante il suo esilio romano gettò le basi per un'istituzione che Bohdan Bociurkiw non ha fatto in tempo a vedere ma che avrebbe amato: l'Università Cattolica Ucraina (UCU) a Lviv, l'unica istituzione cattolica di insegnamento superiore nell'ex URSS.

Negli ultimi 15 anni ho insegnato agli studenti e ai laureati della UCU nel Seminario Tertio Millennio sulla Società Libera a Cracovia. In questo periodo ho visto la loro fiducia, la loro maturità intellettuale e il loro impegno per costruire un futuro dignitoso per il loro Paese. Poi, nel luglio scorso, ho avuto l'onore di pronunciare il discorso inaugurale all'UCU, dove ho parlato dei martiri ucraini del XX secolo come della base su cui si può costruire nel XXI secolo un'Ucraina libera e virtuosa.

Meno di cinque mesi dopo, alcuni dei laureati a cui mi ero rivolto e alcuni degli studenti con cui avevo discusso sulle basi morali e culturali della democrazia in un seminario filosofico il giorno prima della consegna dei diplomi erano in prima linea in un'ondata di proteste di massa in Ucraina, scoppiate quando il Governo corrotto del Presidente Viktor Yanukovych ha interrotto improvvisamente i negoziati con l'Unione Europea per il futuro ingresso dell'Ucraina nell'UE.

La società civile ucraina è stata virtualmente cancellata dal comunismo. Le proteste ucraine degli ultimi due mesi hanno visto la rinascita spontanea della società civile, guidata in gran parte da giovani che non hanno memoria del comunismo che sanno che le condizioni morali e culturali attuali del loro Paese sono intollerabili – e questo senza parlare della tremenda situazione economica e della politica infelice. Tra i leader di questi giovani democratici e attivisti per i diritti umani ci sono laureati e studenti dell'UCU, che hanno imparato la propria dignità come uomini, donne e cittadini da un'università che prende la formazione del carattere tanto sul serio q uanto la formazione intellettuale.

Il futuro dell'Ucraina è una questione dalle importanti conseguenze strategiche, che Vladimir Putin comprende bene, anche se molti americani (inclusa un'Amministrazione che è stata seriamente lontana dagli eventi in Ucraina) non lo fanno. Un'Ucraina integrata in Europa garantisce dei limiti al revanscismo russo, un'attenuazione della pressione russa sulla Polonia e sugli Stati baltici e nessuna ricostituzione de facto dell'Unione Sovietica. A livello geopolitico, in Ucraina c'è molto in ballo.

Lo stesso si può dire a livello morale. La sollevazione popolare ucraina della fine del 2013 non è stata provocata da una sete incontenibile di MTV e di altre espressioni della decadenza occidentale, ma da un profondo desiderio di verità, giustizia e decenza elementare nella vita pubblica. La Chiesa greco-cattolica ucraina, che ha a lungo incarnato le “periferie” di cui parla papa Francesco, è ora pienamente impegnata nel contesto del futuro morale dell'Ucraina. Questa Chiesa coraggiosa merita la solidarietà dei cattolici di tutto il mondo.

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