Mons. Baldisseri: “La riforma del papato non è una frattura. La Chiesa cammina nella storia: il cambiamento è per un annuncio sempre attuale”
Con l’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium Papa Francesco ha indicato alla Chiesa il cammino da seguire nei prossimi anni sotto il segno della missionarietà e del discernimento collegiale. Aleteia ne ha parlato con mons. Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo dei vescovi.
Qual è la sua prima impressione generale del documento? Cosa la colpisce di più?
Baldisseri: La gioia. L’annuncio del Vangelo come un annuncio di lieta notizia che spesso, invece, non viene sottolineato. Specialmente in questi ultimi tempi, l’annuncio della buona notizia è stato un po’ appannato dai problemi, dalle cosiddette questioni “non negoziabili” che esistono naturalmente così come le questioni dottrinali. C’è nel documento un approccio nuovo che viene proprio da Papa Francesco, un uomo che si presenta con il cuore in mano e “primeggia” in questo campo.
La famosa espressione “primerear” che ci ha insegnato Papa Francesco…
Baldisseri: Primerear, appunto, che è un neologismo porteño più che argentino in senso stretto. E’ interessante notare come il Papa in questo momento, è proprio il primo, “primereia” in tutti i campi, anche nell’ambito sociale e politico. C’è un grande interesse per questo uomo il quale, in fondo, cosa dice? Il Vangelo. Credo che il Papa abbia individuato bene il titolo dell’esortazione e la necessità di esprimere la gioia della fede. Non per niente la parola gioia viene citata 59 volte. L’altro aspetto che emerge da una prima lettura del documento è che il suo autore viene da un altro continente che non è quello europeo. Sebbene la formazione personale ed anche ecclesiale di Bergoglio si basi sulla cultura occidentale che ha veicolato la fede nel mondo per circa venti secoli, però si sente l’influsso delle altre culture oltre a quella europea che pure hanno segnato l’immigrazione in Argentina e in America latina in generale. La differenza culturale è evidente in molte parti dell’esortazione, per esempio quando parla, auspica la conversione pastorale a tutti i livelli.
Cosa bisogna intendere per conversione pastorale?
Baldisseri: I comandamenti di Dio che sono scritti nel cuore degli uomini sono fondamentali e richiedono una conversione personale perché valgano nella vita di ognuno di noi. Lo stesso va fatto anche nell’ambito delle strutture sociali, nell’economia, nella cultura. Questo è l’invito che troviamo nella Evangelii Gaudium che è un documento programmatico e insieme esortativo. La necessità di conversione a tutti i livelli. Conversione vuol dire fare una virata, senza praticare rotture, operare la metanoia all’interno e all’esterno di noi. La revisione deve riguardare tutti gli aspetti, comprese le strutture della Chiesa.
L’attenzione dei giornalisti si è appuntata sulla conversione del papato…
Baldisseri: Il Papa dice “io chiedo la conversione, ma devo dare il buon esempio”. Se tutte le strutture devono operare la conversione pastorale partendo da parrocchie, comunità di base, associazioni, diocesi, coinvolgendo il vescovo il quale è chiamato ad essere il pastore che sta davanti al gregge, sta nel mezzo e anche in coda e quindi ad essere un pastore presente, allora, conclude Papa Francesco, anche il papato deve avere la sua riforma.
Questo è un tema che un po’ allarma alcuni ambienti ecclesiali…Cosa intende Papa Francesco per riforma del papato?
Baldisseri: Di certo non il concetto del primato di Pietro perché questo fa parte della dottrina della Chiesa. Si tratta piuttosto di ciò che nel passato si identificava come riforma della Curia. Al numero 32 dell’esortazione apostolica il Papa sottolinea la volontà di una maggiore partecipazione dell’episcopato mondiale, cioè dare concretezza al concetto di collegialità. In questa prospettiva ha indicato la traccia segnata dall’enciclica dedicata al tema dell’ecumenismo,