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Se ogni innovazione diventa epocale

Pope Francis – General audience in Saint Peter’s Square

© MASSIMILIANO MIGLIORATO/CPP

Fabio Colagrande - Vinonuovo.it - pubblicato il 08/11/13

Certe iperboli finiscono per dare ragione a quanti della Chiesa amano solo il nuovo Papa. E tutto il resto è da buttare

«Dopo il 13 marzo tutto deve sembrare nuovo e rivoluzionario. E, se non lo è per davvero, allora la novità s'inventa». Un'amica conosciuta su Facebook sintetizza così, in modo efficace, il malessere di cui sono preda quelli come me. Leggiamo gli articoli, sulla carta e sul web, che riguardano il Papa e il Vaticano, e scopriamo che – nel vortice dell'eccitazione per la 'nuova primavera' ecclesiale – colleghi di esperienza, spacciano per grandi svolte, piccole, importanti, innovazioni. Certo, sottilizzare sembra spesso inutile. Forse faremmo meglio a tenerci il mal di pancia e sopportare certi ragionamenti un po' grossolani che però vanno al nocciolo della questione: il reale, inebriante, vento dello Spirito che sta guidando vero il rinnovamento la Chiesa di Papa Francesco. Ma, pur godendo anch'io di questa brezza, resto convinto che la verità di un quadro stia nei dettagli e resto perciò spaventato da un approccio così frettoloso. Se la cronaca è storiografia di un istante, come ha scritto uno più in gamba di me, cerchiamo di farla bene questa cronaca, per non contaminare il lavoro degli storici.

Già pochi giorni dopo l'elezione di Francesco mi toccò leggere su un grande quotidiano che il nuovo Papa aveva avuto l'idea sconvolgente e significativa di incontrare subito i giornalisti nella sua prima udienza. Ma, in realtà, la stessa identica cosa aveva fatto il suo predecessore nel 2005. Oggi, leggiamo che – in occasione del Sinodo straordinario sulla famiglia – "per la prima volta la Chiesa interpella il mondo". Nel documento preparatorio presentato il 6 novembre nella Sala Stampa della Santa Sede ci sono infatti 38 domande, rivolte alla gente, su temi scottanti come convivenze, i divorziati risposati, i matrimoni omosessuali, l'educazione dei figli nelle situazioni difficili, l'apertura alla vita. Ma, se andiamo a guardare il documento preparatorio del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione del 2012, scopriamo che quel testo di domande ne conteneva 71. E, se leggiamo le modalità con cui il questionario dell'epoca doveva essere diffuso tra i fedeli per raccogliere elementi per la riflessione, scopriamo che sono, più o meno, analoghe a quelle annunciate per il questionario 2014 dal segretario generale del Sinodo in conferenza stampa.

Attraverso le conferenze episcopali il testo va distribuito nelle varie diocesi, zone pastorali, parrocchie, congregazioni, associazioni, movimenti ecc. Chiamarlo poi "referendum" – come qualche quotidiano azzarda – è assai scorretto. Non si tratta di affidare, "pilatescamente", al popolo il responso sulla dottrina, ma di compiere il primo passo di quel 'discernimento' così caro a Papa Bergoglio, e cioè l'ascolto. Anche questa volta, perciò, i padri sinodali si mettono in ascolto. Vogliono – come insegna il Concilio – aggiornare la missione evangelizzatrice della Chiesa tenendo conto dei segni dei tempi, delle sofferenze e delle ferite della famiglia e della società del duemila. Finalmente la Chiesa vuole guardare alla famiglia di oggi nella sua concretezza quotidiana, abbandonando le astrazioni da 'Mulino bianco'. E, certo, il tema della pastorale familiare è materia infuocata perché evidenzia le più stridenti contraddizioni tra morale cattolica e morale quotidiana. Bisogna ammettere che il documento preparatorio di quest'anno, rispetto ai cosiddetti 'Lineamenta' del 2012, è molto più agile e dà più spazio alle domande. Segno di un'importante svolta comunicativa. Ma, la volontà di coinvolgere il popolo di Dio, con le sue problematiche e le sue attese, è da sempre presente nella progettazione di un Sinodo.

E chi deve raccontare i fatti vaticani farebbe bene a contestualizzare i nuovi passi della Chiesa in un cammino di continuità, che non esclude esiti inediti, ma si basa sull'esperienza già fatta per migliorarla, non per rinnegarla. Altrimenti, rischiamo di dare ragione a coloro che della Chiesa amano solo il nuovo Papa. E tutto il resto è da buttare. Papa Francesco la sta davvero rinnovando, e ne siamo felici, ma attenzione a non inventarci delle trasformazioni improvvise ed epocali solo per conquistare un lettore in più.


[FONTE: http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1483]

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