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La tratta di esseri umani, una schiavitù moderna

Victim woman – it

© ChameleonsEye

Jaime Septién - Aleteia Team - pubblicato il 29/10/13

Intervista a monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali

Con un messaggio scritto, papa Francesco ha chiesto a monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali (PAS e PASS), di parlare in quella sede della “tratta di persone e schiavitù moderna”. Il pontefice ha scritto al suo compatriota che il commercio di organi potrebbe essere unito alla tratta di esseri umani.

La risposta del cancelliere non si è fatta attendere. Il 2 e il 3 novembre si svolgerà in Vaticano un seminario del massimo livello scientifico intitolato “La tratta delle persone: la schiavitù moderna. Le persone indigenti e il messaggio di Gesù Cristo”.

Alla presenza di esperti di spicco del campo medico, di polizia, della difesa dei diritti umani e accademico, il seminario, che si svolgerà in collaborazione con la Federazione Internazionale delle Associazioni di Medici Cattolici (FIAMC), cerca di far sì che la comunità internazionale adotti gli strumenti legali adeguati per prevenire e controllare attività criminali mediante la promozione della cooperazione in temi che hanno a che vedere con la tratta di persone.

Il problema ha assunto proporzioni drammatiche e rappresenta un crimine di lesa umanità davanti al quale la Chiesa cattolica non può restare indifferente. Solo per quanto riguarda il traffico sessuale, ogni anno due milioni di persone sono vittime delle bande internazionali che si dedicano a queste attività illecite.

Di questi due milioni, 1.200.000 sono bambini. L'1% dei due milioni viene “usato” per l'estrazione di organi. Ciò vuol dire che circa 20.000 esseri umani all'anno – 12.000 bambini – sono squartati perché vengano asportati loro reni, fegato, cornee e perfino il cuore, per darli a quanti possono pagare senza indagare da dove deriva l'organo di cui hanno bisogno per vivere.

Per questo motivo, Aleteia ha intervistato monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della PAS e della PASS.

Qual era l'intenzione del Santo Padre chiedendole un seminario come questo?

Credo che egli abbia un istinto dello Spirito a favore dei più bisognosi, e questo è un tema enormemente tragico per tutta l'umanità. Pensi che la criminalità è, apparentemente, quella che guadagna più denaro al mondo… Il papa è molto preoccupato per questo, e non da ora, ma da quando era arcivescovo di Buenos Aires, perché in quel ruolo ha vissuto il problema da vicino. Ovviamente si tratta anche di una preoccupazione pastorale.

L'intenzione del seminario e del papa è quella di influire sulle politiche pubbliche dei vari Paesi che, diciamo, fanno i finti tonti di fronte alla tratta di persone?

Si cerca di prendere coscienza della gravità del problema, del doppio gioco che fanno i Governi che da un lato dicono di difendere la dignità umana, dall'altro spesso sono coinvolti nel traffico di persone con istituzioni importanti come la polizia, i militari, i medici… Si tratta di prendere coscienza del tema, di assumere un atteggiamento rispetto alla tratta di persone e di elaborare un'agenda di azioni e proposte concrete.

Perché l'associazione in questo caso con la FIAMC?

I medici sono un aiuto provvidenziale perché, naturalmente, hanno come primo proposito quello di non nuocere alla gente. Hanno inoltre una base scientifica importante, e ad esempio gestiscono luoghi in cui molte volte si possono far sparire i bambini… Hanno una responsabilità particolare e una grande esperienza che ci può aiutare molto.

C'è una proposta molto interessante, quella del medico spagnolo José Antonio Lorente, per creare una specie di banca del DNA, vero?

È una proposta molto concreta, in base alla scienza. La prima cosa che fanno i trafficanti di esseri umani è “bruciare” alle loro vittime le impronte digitali, per cui in seguito non è facile identificare le persone. In Paesi come gli Stati Uniti, quando si entra si viene fotografati e vengono prese le impronte digitali. Questo non serve a quanti sono oggetto di traffico, perché vengono appunto bruciate. Il professor Lorente ha allora proposto una cosa che non si può cambiare: il DNA, l'identificazione cellulare di ogni persona. Si tratta di paragonare i dati genetici dei bambini scomparsi con quelli dei familiari che li reclamano. Alcuni ci hanno detto che dobbiamo unirla al Protocollo di Palermo. È una proposta che discuteremo nel seminario. Il vantaggio è che lo hanno già fatto alcuni Paesi, anche uno latinoamericano come il Guatemala.

Come si può generare anche una politica di protezione delle migrazioni non forzate?

Questo è un tema indiretto della tratta di persone. C'è un limite molto difficile da stabilire tra le migrazioni forzate e quelle non forzate. Ciò che è chiaro, ed è quello che stanno proponendo gli organizzatori di questo seminario, è il fatto di non costringere la gente a tornare nel proprio Paese, in nessun caso. Ci sono accordi che, con la massima eleganza, come gli inglesi, prevedono di far tornare la persona nel proprio Paese, ed è quello che noi dobbiamo evitare, perché cadrà nelle stesse reti.

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