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La Gmg di Rio sotto i riflettori dei media

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Chiara Santomiero - pubblicato il 25/07/13

Giaccardi: “non sono i media a creare la partecipazione, ma il desiderio che è in ciascuno di noi”

Gli occhi “digitali” del mondo sono puntati in questi giorni su Rio de Janeiro, sull’esplosione di allegria portata dal convenire di giovani da tutte le parti del mondo e dalla testimonianza di Papa Francesco che calamita l’attenzione di credenti e non credenti. Ogni evento viene raccontato, analizzato, commentato da più di 6100 giornalisti accreditati per la stampa, la tv, il web, la radio di decine di nazioni del mondo. Un massiccio impegno comunicativo che rimbalza e si moltiplica attraverso i social network di cui Aleteia ha parlato con Chiara Giaccardi, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Quale funzione svolgono i media rispetto alla Gmg?

Giaccardi: L’attenzione dei media in questo caso è parte dell’evento. La Gmg è per definizione “mondiale” e ciò significa una audience globale che è anche digitale e interattiva attraverso Youtube, Facebook, Twitter. Nella Gmg di Rio, più che in ogni altra edizione, questa dimensione è importantissima, perché amplifica intensità e significato degli eventi. Però ribalterei i termini della questione: non è l’accresciuta possibilità di connettersi che provoca la partecipazione, ma è il desiderio di partecipare anche da lontano che moltiplica la spinta verso i canali di accesso. Nella comunicazione digitale la partecipazione è presente per definizione come assenza fisica. La via da percorrere è quella indicata dal Papa che cammina a piedi, rompe i protocolli, si avvicina alle persone e le tocca: si fa prossimo con i gesti che sono vere e proprie “enunciazioni spaziali”. A partire da questa prossimità – che racconta la vicinanza della Chiesa – si può arrivare alle persone attraverso i canali digitali.

I media riescono a cogliere la dimensione di appuntamento di fede della Gmg o si fermano al grande evento, all’happening mondiale?

Giaccardi: La scrittrice Flannery O’Connor diceva che “per vedere bisogna credere”, per cui se non ti accosti a certe cose con occhi da credenti probabilmente ti fermi alla superficie delle cose. Tuttavia i media cattolici hanno dispiegato tantissime energie e risorse per raccontare la Gmg come incontro che nasce da un cammino di fede e non come un semplice happening dai toni folkloristici e questo aiuta una giusta comunicazione. Soprattutto Papa Francesco è un comunicatore straordinario capace di spostare continuamente l’attenzione dalla sua persona al messaggio che porta. Si tratta di una catechesi potentissima che si manifesta in ognuno dei suoi gesti. Il suo rimandare continuamente a Gesù viene reso quasi in modo plastico dalla gestualità che riporta così al cuore del significato reso efficace non in termini persuasivi ma esistenziali. Anche la rappresentazione dei media diventa in questo modo meno superficiale e più equilibrata.

I social network stanno disegnando un nuovo modo di vivere questi eventi?

Giaccardi: Il rischio di questi grandi eventi è l’intensità effimera, una bolla di visibilità che scoppia quando vengono spenti i riflettori. Attraverso i social media è possibile non spegnere l’attenzione attraverso varie forme di narrazione che sono le foto o il racconto degli eventi vissuti. Il “far dono” delle esperienze rinsalda le relazioni continuando a creare questo senso di partecipazione alla grande famiglia umana. Alimentare le relazioni nelle diocesi e nelle parrocchie attraverso la “restituzione” di quanto si è vissuto a Rio o in collegamento con Rio è una grande opportunità da valorizzare.

Lo sforzo comunicativo posto in essere dai media cattolici ma anche dalla stessa organizzazione della Gmg è un modo di abitare da credenti il digitale?

Giaccardi: E’ anche espressione della rivoluzione del digitale che consente di prendere la parola direttamente. Il racconto non viene solo da altri che magari hanno una conoscenza superficiale della Chiesa e delle sue attività pastorali, ma da chi lo vive dall’interno. L’universo variegato dei media dà inoltre evidenza della pluralità all’interno del mondo cattolico. Non si tratta di un monolite come spesso viene rappresentato, ma di una casa dove abitano persone diverse. E’ bello che la Gmg venga rappresentata in modo differente a seconda delle varie sensibilità o età. C’è una pluralità all’interno del mondo cattolico che in questa occasione emerge come ricchezza.

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