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Card. Tagle: la Chiesa ha sempre bisogno di riforma

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NOEL CELIS

Chiara Santomiero - pubblicato il 17/06/13

“La crisi della Chiesa è la sua opportunità”, afferma l'arcivescovo di Manila a Roma, a margine della presentazione del suo libro “Gente di Pasqua”

Ride volentieri e con gioia il cardinaleLuis Antonio Gokim Tagle, arcivescovo di Manila, a Roma per la presa di possesso del titolo di San Felice da Cantalice, la parrocchia del popoloso quartiere di Centocelle. E' la sua caratteristica più evidente: è stato l'unico a far ridere Benedetto XVI nel momento non certo facile dell'ultimo saluto da pontefice in carica al collegio dei cardinali ed ha salutato così anche papa Francesco nel primo incontro ufficiale con i “fratelli cardinali”. Non perde il sorriso nemmeno davanti all'incalzare dei giornalisti arrivati al Collegio Universitario don Nicola Mazza per la presentazione del suo libro “Gente di Pasqua. La comunità cristiana, profezia di speranza” organizzato dalla casa editrice Emi. Davanti al suo sorriso svanisce l'idea di una “Chiesa stanca” che ha preoccupato i vescovi europei riuniti lo scorso anno per il Sinodo sulla Nuova evangelizzazione. Al Sinodo c'era anche il cardinale Tagle, con una prospettiva diversa dai confratelli europei.

“In Asia la Chiesa da duemila anni – ha affermato Tagle – rappresenta una minoranza, un piccolo gregge. Non ci preoccupano i numeri”. La “stanchezza della Chiesa” è, per l'arcivescovo di Manila, l'atteggiamento di chi cerca “solo le radici del problema ma non vive la tensione di cercare le opportunità dell'oggi per evangelizzare”. La parola crisi non significa solo “problema” ma anche situazione in cui cercare opportunità e soluzioni nuovi. E racconta un episodio straordinario: in Cina, i contadini cattolici spiegano ai compagni di lavoro le parabole evangeliche mentre sono curvi a piantare il riso. Lo fanno con un sussurro e corrono un rischio, ma “è questa la loro opportunità di annunciare il Vangelo nel proprio contesto: farlo sottovoce”.

“Noi cristiani – prosegue Tagle – dobbiamo dire Dio oggi, non con le parole ma con lo stile di vita”. E la crisi può rappresentare “la chiamata del Signore per una Chiesa abituata ad avere numeri e influenza, ad essere una presenza umile ma reale perché vive la fiducia nel Signore, non nel denaro o nella potenza”. Come la Chiesa asiatica che da minoranza non ha il potere di influire sull'opinione pubblica, ma ha fatto del “dialogo della vita” con le culture, con le antiche religioni nate nel continente e con i poveri il suo obiettivo.

I poveri, i migranti, nelle Filippine e in Asia sono l'altra faccia della globalizzazione e per molti l'unica. “Dappertutto – afferma Tagle – si parla di mondializzazione e umanità senza barriere, ma la nostra esperienza è diversa. Le barriere permangono e forse diventano ancora più alte. Per questo la globalizzazione fomenta frustrazione, rabbia, violenza”.

Per questo i cristiani sono chiamati a partecipare “alla costruzione di una comunità che rifletta una nuova umanità, nata dal Mistero pasquale” attraverso un “rinnovato ascolto della Parola di Dio”. “Non solo gli esegeti – afferma Tagle – ma anche i semplici cattolici possono capire la sapienza dell'umile servo di Dio chiamato Gesù Cristo che sempre parla agli uomini di buona volontà”. Così, in “ogni esperienza di contraddittorietà possiamo vedere luce e speranza perché sappiamo che l'ultimo capitolo è la vittoria del Signore”.

E se dovesse indicare una priorità che vede nella nuova fase inaugurata dal pontificato di Bergoglio, “cede” il cardinale di Manila di fronte all'insistenza dei giornalisti, sarebbe “la vicinanza della Chiesa agli uomini e alle donne di oggi”. Papa Francesco ha parlato più volte “della necessità che la Chiesa vada verso le periferie ed egli stesso i mostra con gesti e parole la vicinanza della Chiesa, al popolo, a bambini, giovani, malati cioè la presenza evangelica della Chiesa”.

E per quanto riguarda invece la riforma della Curia romana, il ruolo della Segreteria di Stato e della commissione dei cardinali che devono aiutare il papa? “Vedremo, come giovane cardinale non sono a conoscenza di tutte le attività della Curia romana” si schermisce Tagle che sottolinea diplomaticamente che “anche ogni curia diocesana ha bisogno di purificazione” e che la Chiesa “semper reformanda est”. E lo Ior? Papa Francesco ha affermato che S. Pietro non aveva una banca. “Ma è una banca? A noi risulta una fondazione per le opere di religione. Bisogna riformarla? Forse sì” conclude l'arcivescovo di Manila e, come sempre, sorride.

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