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Liturgia, architettura e arte: il pericolo delle improvvisazioni

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Chiara Santomiero - pubblicato il 04/06/13

Lo sforzo post-conciliare per la formazione del clero

Sono trascorsi cinquant’anni dalla pubblicazione della costituzione del Concilio Vaticano II Sacrosanctum concilium sulla sacra liturgia che ha insistito, tra gli altri aspetti, sulla necessità di una adeguata formazione del clero in campo artistico per l’esercizio di una committenza non improvvisata, capace di orientare gli artisti chiamati a realizzare opera di arte sacra: con quali risultati?
Aleteia ne ha parlato con mons. Fabrizio Capanni, del Pontificio Consiglio della cultura, a margine dell’XI Convegno liturgico internazionaleIl Concilio Vaticano II. Liturgia Architettura Arte” che si è svolto presso il monastero di Bose in collaborazione con l’Ufficio nazionale per I beni culturali ecclesiastici Cei.

Arte, liturgia e spazi sacri: il Concilio ha richiesto una preparazione specifica in questi campi?

Capanni: Nella Sacrosanctum Concilium, la costituzione conciliare sulla sacra liturgia, i padri del Vaticano II hanno sottolineato (ai numeri 127 e 129) l’esigenza  che tutti i fedeli debbano essere formati alla partecipazione consapevole e attiva alla celebrazione liturgica. Nello stesso testo vi sono indicazioni specifiche relative all’arte sacra e riguardo agli artisti che devono ricevere un’adeguata formazione ma soprattutto devono essere seguiti da vescovi o sacerdoti particolarmente sensibili a questi temi. Il documento si diffonde, inoltre, sulla necessità di una formazione specifica nei seminari per i futuri presbiteri.

Dopo 50 anni qual è il risultato di queste indicazioni?


Capanni: Le indicazioni del magistero non mancano: più volte la Santa Sede è tornata sull’argomento, in particolar modo la Congregazione dell’educazione cattolica che lo ha inserito nei documenti sull’organizzazione della formazione dei sacerdoti. Anche la Pontificia Commissione dei beni culturali (adesso unificata al Pontificio Consiglio della cultura) ha dedicato un intero documento a questo tema. Tuttavia l’applicazione è lasciata all’iniziativa dei singoli istituti di formazione e alle facoltà teologiche. Proprio la Pontificia Commissione nel 2002-2003 ha condotto un’inchiesta nelle università ecclesiastiche e nelle facoltà teologiche chiedendo se avevano attivato dei corsi o se erano presenti degli istituti o dei dipartimenti di arte o di beni culturali all’interno delle loro istituzioni. E’ venuto fuori che esistono sia degli istituti che degli insegnamenti all’interno dei corsi teologici e questa è una risposta consolante: tuttavia si tratta in genere di corsi facoltativi e molti non li hanno attivati. Il risultato si evince dal numero di facoltà che hanno risposto cioè un pò meno della metà: questo significa che l’altra metà non ha nulla da dire al riguardo.

La mancanza di una preparazione specifica dei sacerdoti non costituisce un problema per l’esercizio di una committenza attenta per esempio nel caso di costruzione di nuove chiese?

Capanni: Per questo sono state istituite le commissioni diocesane per l’arte sacra e i beni culturali, previste già dalla Sacrosanctum  concilium, che sono composte da sacerdoti teologi o liturgisti e che quindi conoscono o dovrebbero conoscere bene questo aspetto. Inoltre è prevista la presenza di altri professionisti ciascuno dei quali apporta le proprie conoscenze in ambito architettonico o artistico: ognuno contribuisce con la propria competenza alla decisione finale. D’altra parte se è vero che ci sono lacune nelle formazione del clero, è anche vero che in molti istituti vengono offerti diversi corsi di storia dell’arte, di storia dell’arte sacra o di storia dell’arte applicata alla liturgia cioè lo studio dello spazio sacro. Delle proposte quindi esistono, sebbene in maniera episodica: bisognerebbe offrirle in maniera più sistematica.

Esiste un problema di testi di formazione specifica?

Capanni: Negli anni trascorsi ho potuto notare un grande interesse nei confronti del rapporto tra arti e liturgie. C’è una scuola di medievisti francesi, ad esempio, che ha scritto diversi contributi sia per quanto riguarda l’iconografia, sia per quanto riguarda I libri liturgici. In Italia sono apparsi diversi volumi con contributi sul rapporto tra la liturgia e l’arredo liturgico, in epoca medievale, prima della Riforma tridentina ma anche successivamente a questo periodo.

In ambito tedesco si rileva un grande fiorire dell’interesse verso la teoria delle immagini applicate alle immagini sacre. A mio avviso manca ancora un manuale che possa sintetizzare i risultati raggiunti finora e rilanciare anche studi ulteriori offrendo contemporaneamente un testo di studio non solo per i seminaristi ma anche per altri studenti. Nelle università statali non mancano infatti coloro che studiano l’arte non solo dal punto di vista stilistico ma in questa particolare ottica del rapporto con la liturgia, la teologia, la spiritualità e in genere con la religiosità cristiana. Auspico quindi che venga scritto un manuale che dovrebbe essere il frutto anche di un confronto e preceduto da convegni che mettano a punto questi contributi affidati a specialisti internazionali dei vari settori: architettura, scultura, arte del vetro, paramenti sacri, suppellettili liturgiche, oggetti di pietà. Sarebbe importante, inoltre, che venisse pubblicato in più lingue o realizzato da più parti con sensibilità e tagli diversi perchè va tenuto conto anche delle diversità che sono presenti nella Chiesa.

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