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I poveri e il popolo, prime preoccupazioni del nuovo papa

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Jose CABEZAS

Aleteia - pubblicato il 14/03/13

Uomo dal basso profilo che incarna la semplicità evangelica

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha definito il nuovo papa, l’argentino Jorge Mario Bergoglio, “paladino dei poveri”, e la definizione è assai calzante. Il cardinale, arcivescovo di Buenos Aires, è infatti un deciso sostenitore di chi è più in difficoltà, soprattutto in un Paese che si dibatte da più di un decennio con una grave crisi il cui acme sembra passato ma che ha lasciato dietro di sé una scia difficile da cancellare.

Come altri Paesi dell’America Latina, il subcontinente con la maggior concentrazione di cattolici del mondo (circa il 45%), l’Argentina del nuovo pontefice è infatti vittima di un populismo ancora pericoloso non solo per lo Stato di diritto, ma anche per la stabilità economica. Il Paese, che si era parzialmente ripreso dalla bancarotta del 2001 durante la presidenza di Néstor Kirchner, è di nuovo piombato nella crisi economica con l’arrivo della recessione mondiale, anche se i dati ufficiali ostentano grandi successi. I fattori più preoccupanti sono l’enorme debito internazionale, che sfiora gli 80 miliardi di euro ed è pari quasi alla metà del PIL, e il tasso di inflazione, che per il Governo è appena sopra il 10% ma secondo gli organi internazionali supera il 25% (Avvenire, 14 marzo).


Secondo gli organismi internazionali, i poveri rappresentano circa il 30% della popolazione argentina, per il Governo sono meno del 9%. Il cardinale Bergoglio si è sempre schierato dalla loro parte, denunciando le disuguaglianze sociali e “la corruzione e il malcostume politico che rappresentano uno schiaffo contro la povera gente” e attirandosi così più volte le ire della Casa Rosada, la sede centrale del potere esecutivo argentino. Néstor Kirchner è arrivato a puntare il dito contro Bergoglio incolpandolo “di essere il vero rappresentante dell’opposizione”. I rapporti con il potere non sono molto migliorati con il nuovo Presidente, la moglie di Kirchner, Cristina. Bergoglio ha ingaggiato una battaglia soprattutto contro la legge che permette i matrimoni omosessuali.

La grande opzione del nuovo papa sono ad ogni modo i poveri. Come cardinale amava recarsi nei “labirinti di baracche fatiscenti, vicoli non asfaltati, violenza, rabbia che si aprono come ferite alla periferia della capitale argentina” e in cui la gente vive in condizioni di estrema indigenza (Avvenire, 14 marzo).

Don Jorge, come lo chiamano gli abitanti, arrivava in queste zone vestito in borghese o con una semplice tonaca per incontrare la gente e alcuni dei suoi sacerdoti “villeros”, che vivono e lavorano negli slum e con i quali ha stretto un solido rapporto, arrivando a creare un’apposita vicaria, formata inizialmente da un’équipe di 19 presbiteri. “Questi sacerdoti incarnano la vocazione missionaria più autentica, lontano dalla retorica. Quella via che la Conferenza dei vescovi latinoamericani di Aparecida ha tracciato per l’intera Chiesa”, ha commentato. Negli slum, la Chiesa “mostra il suo volto di prossimità e misericordia”, quel volto “materno” che avvicina Dio al popolo.


L’amore per la semplicità, d’altronde, è sempre stato una caratteristica fondamentale del papa neoeletto. Il 12 febbraio 2001, giorno in cui papa Giovanni Paolo II lo avrebbe creato cardinale e si doveva quindi recare in Vaticano, a Guillermo Marcó, suo portavoce per un decennio e attuale responsabile della Pastorale Universitaria dell’Arcivescovado di Buenos Aires, che lo era passato a prendere nella casa per sacerdoti in cui aveva dormito e gli aveva domandato “Come andiamo?”, Bergoglio ha risposto candidamente: “Come ‘Come andiamo?’ A piedi!”.

“Quando siamo arrivati, siamo entrati da un lato e le guardie non capivano nulla. La maggior parte dei cardinali era accompagnata da grandi comitive. Lui aveva portato solo due o tre familiari e me” (La Nación, 13 marzo).

Nonostante la sua posizione ai vertici della Chiesa, quindi, il nuovo papa ha sempre scelto un basso profilo e la massima austerità. Tranne in alcuni casi quando pranzava o cenava in piccole mense popolari, mangiava solo e non accettava mai un invito al ristorante. Appassionato della squadra di calcio del San Lorenzo, di musica classica e letteratura, era raro che uscisse da Buenos Aires, dove viaggiava sui mezzi pubblici come un cittadino qualsiasi. Quando doveva recarsi a Roma per motivi religiosi lo faceva viaggiando sempre in classe turistica.

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