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San Leone IX

Papa

POPE LEO IX;

Public Domain

Leone IX, al secolo, Brunone dei conti di Egisheim-Dagsburg, nasce a Eguisheim (Alsazia, Francia) il 21 giugno 1002 da nobile famiglia sia da parte materna che paterna.

Dopo aver frequentato gli studi che erano riservati ai figli di famiglie potenti, Brunone divenne canonico a diciotto anni e accedette al diaconato a ventidue.

A 25 anni, e per quasi altri venticinque, fu consacrato Vescovo di Toul (F); divenne Pontefice a Roma il 12 febbraio del 1049. In quell’epoca, foltissimi erano i condizionamenti politici esercitati dall’Imperatore; in quel contesto storico, Enrico III giunse alla determinazione di designare Brunone come Pontefice. Alcuni biografi raccontano che egli accettò a condizione che la sua elezione fosse confermata a Roma dal clero e dal popolo: per questo motivo, sarebbe giunto a Roma in vesti umilissime e in atteggiamento da pellegrino per essere ben accolto dalla cittadinanza, che infatti lo acclamò con una grande processione a Porta Latina.

Papa Leone IX era animato da una profonda volontà riformistica; nel suo primo concilio a Roma rinnovò i decreti contro la simonia e contro il concubinato dei preti e più volte fustigò i costumi di parte della chiesa: si circondò di numerose personalità, provenienti in gran parte dalla Lorena, che condividevano le sue idee ed il suo spirito riformatore: alcuni tra loro sarebbero divenuti a loro volta Papi (Gregorio VII e Stefano IX).

Negli ultimi anni della sua vita, Leone IX cercò di proteggere lo stato della Chiesa dalle scorrerie dei Normanni nell’Italia meridionale, e guidò contro di essi un esercito piccolo e male equipaggiato: le sue truppe vennero sopraffatte ed egli stesso fu catturato e tenuto prigioniero per nove mesi.

Malato e affranto, Leone IX venne liberato e ricondotto a Roma il 12 marzo del 1054, probabilmente dopo aver dovuto fare umilianti concessioni ai vincitori normanni: morì il 19 aprile di quell’anno.

  1. Leone IX fu autentico precursore della riforma gregoriana e riuscì a ripristinare il prestigio del papato. Immediatamente sulla sua tomba si verificò una serie di guarigioni clamorose che lo portarono ben presto sugli altari.

Nel 1087  il Beato Vittore III (Dauferio o Desiderio, 1086-1087) fece esumare il suo corpo e lo collocò nella Basilica di S. Pietro, ove tuttora riposano le sue spoglie.

La città di Benevento nel 1762, elesse S. Leone IX suo speciale patrono, come pure è venerato in Francia in molte diocesi.

Lo scisma

La figura di S. Leone IX resta legata allo scisma che si consumò in quegli anni tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli.

Nel Concilio ecumenico di Nicea dell’anno 325, fu accettato il dogma che lo Spirito Santo promana dal Padre attraverso il Figlio. Con linguaggio più appropriato: “ex Patre procedit”.

Successivamente, la sola Chiesa di Roma celebrò un suo Concilio, a Toledo nell’anno 589, nel quale modificò questo dogma e stabilì che lo Spirito Santo promana dal Padre e dal Figlio. Con linguaggio più appropriato: “ex Patre Filioque procedit”.

Questa variazione non fu accettata dagli altri patriarcati, soprattutto quello di Costantinopoli, che intravedeva in questo cambiamento una sorta di negazione del monoteismo, mettendo sullo stesso piano il Padre e il Figlio. Iniziava, così, una disputa dottrinale all’interno del mondo cristiano destinata a durare molto a lungo nel tempo.

Alla metà del secolo XI, mentre a Roma saliva alla cattedra di Pietro il nuovo Papa Leone IX, a Costantinopoli era stato nominato Patriarca Michele Cerulario, un uomo politico più che un uomo di fede.

Va ricordato che mentre il Papa di Roma veniva eletto con il concorso di tante componenti, anche laiche, ma con la preminenza di quelle ecclesiastiche, il Patriarca di Costantinopoli veniva nominato direttamente dall’Imperatore, a cui doveva dar conto, la qual cosa poneva il capo della Chiesa in subordine rispetto all’Imperatore.

Michele Cerulario, sulla scorta della mai e mal digerita variazione del dogma sullo Spirito Santo, cominciò a contestare tutte le innovazioni che Pp Leone IX stava introducendo nelle regole della Chiesa.

Tale atteggiamento nasceva non da esigenze teologico-dottrinarie, bensì dal fatto che la Chiesa di Roma si era appropriata dei possedimenti ravennati di Bisanzio, estromettendo, quindi, l’Impero d’Oriente dal controllo della penisola italiana e cancellando, di fatto, il primato che essa Chiesa d’Oriente deteneva sull’Occidente.

In buona sostanza Michele Cerulario intendeva sottomettere la Chiesa di Roma a quella di Costantinopoli. Per far ciò cominciò prima a contestare il celibato ecclesiastico, poi la tonsura della barba, quindi la celebrazione dell’Eucarestia con pane azzimo.

Papa Leone IX inviò, allora, a Costantinopoli dei suoi legati con l’incarico di convincere i fratelli d’oriente a rimuovere le contestazioni e ad accettare le nuove direttive che Egli, in qualità di Primate dei cinque patriarcati cristiani, aveva impartito; pena la scomunica del Patriarca contenuta in una “bolla”già in possesso dei legati.

Michele Cerulario non accolse l’invito del Papa e subì la scomunica, a seguito della quale emanò, a sua volta, una scomunica verso i fratelli cristiani d’Occidente. Queste scomuniche incrociate determinarono lo scisma tra le due Chiese, tutt’ora in essere. Da allora in poi, la Chiesa cristiana di Roma si definì “cattolicacioè universale; quella di Costantinopoli si definì “ortodossacioè fedele al dogma (quello di Nicea del 325).

Papa Leone morì proprio mentre si incrociavano le due scomuniche, per cui, pur avendo provocato, di fatto, lo scisma, non poté assistere alle conseguenze della sua scomunica.

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