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Litigi: promuovere la pace in famiglia significa anche dimostrarsi discreti

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Aloha Hawaii | Shutterstock

Edifa - pubblicato il 06/12/20

Quando i nostri cari litigano, abbiamo un solo desiderio: aiutarli in ogni modo possibile. A volte, però, non farsi coinvolgere in dispute che non ci riguardano può invece contribuire a costruire la pace all'interno della nostra famiglia.

Non esiste una famiglia senza disaccordi. Anche nella Sacra Famiglia, che non litigava, deve essere accaduto che Maria e Giuseppe avessero difficoltà a capirsi. A maggior ragione nelle nostre famiglie di peccatori! Possiamo arrivare a dire che la famiglia è il luogo in cui si vive il maggior numero di scontri, e i più dolorosi. Perché? Perché ci amiamo, perché l’amore rende vulnerabili, e la vita quotidiana condivisa mette alla prova questo amore: è difficile, se non impossibile, nascondere i propri fastidi e i propri rancori quando si vive insieme 24 ore al giorno.

Non tutti i litigi sono gravi. Non è necessariamente auspicabile cercare di evitarli: una “buona” scenata domestica tra coniugi è meglio di un silenzio pieno di non detti, e le liti tra fratelli e sorelle possono essere benefiche. A condizione che questi litigi portino al perdono, anche quando si tratta di disaccordi poco importanti: centinaia di piccoli scontri non perdonati pesano quanto un litigio grave. Spesso sono cose insignificanti, che accumulandosi, portano alla rottura. Poiché, oltre ai conflitti benigni, altri provocano drammatiche divisioni: divorzi naturalmente, ma anche profonde dispute tra padre e figlio, fratello e sorella, zia e nipote, ecc. Attori o spettatori di queste rotture, possiamo sempre decidere di essere artigiani di pace o di gettare benzina sul fuoco. Certo, non possiamo perdonare al posto del coniuge ingannato dal compagno o dal padre tradito dal figlio, ma il nostro atteggiamento può aiutarli ad andare verso il perdono e la riconciliazione o, al contrario, a mantenere l’animosità reciproca.

La pace si trova nella preghiera

Molti dei conflitti familiari sono considerevolmente aggravati da commenti intempestivi, giudizi affrettati, pettegolezzi e maldicenze. “Do la colpa a mio suocero di essere stato violento con i suoi figli”, spiega Brigitte. “Ma mi sono resa conto che non perdonandolo, impedisco a mio marito di perdonare; con mille piccole riflessioni, con parole amare, alimento il suo rancore”. Per diffondere la pace, bisogna cominciare ad essere in pace. Una madre risentita dalle infedeltà del genero non sarà in grado di aiutare la figlia a riconciliarsi con il marito. È normale che questa madre soffra per sua figlia, ma finché è dominata dalla rabbia, non può che peggiorare le cose.

La pace, così difficile da conquistare in tali circostanze, si trova nella preghiera: è nel Cuore di Colui che capisce tutto e può tutto, che dobbiamo gettare il nostro dolore, le nostre rivolte, i nostri pensieri di odio, i nostri desideri di vendetta. Solo Dio può calmare le nostre tempeste interiori e radicarci nella Sua pace. Poi, rivestiti della Sua dolcezza, possiamo ascoltare senza giudicare e compatire senza schierarci.

Costruire la pace in famiglia non lasciandosi coinvolgere nelle liti altrui

La discrezione è anche un ottimo modo per contribuire alla pace. Discrezione non significa dissimulazione, ma prudenza. Quando si vive in una situazione di conflitto, è importante trovare “un cuore che ascolta”. Ma come si può parlare se si ha paura di vedere ripetute le proprie parole a tutti quelli che ci circondano? Ciò che ci viene affidato, ciò di cui siamo testimoni, non deve necessariamente essere fatto conoscere a tutta la famiglia, anche se la curiosità dei parenti è ispirata da un vero affetto. Chiediamo allo Spirito Santo di mostrarci cosa possiamo e dobbiamo dire, e a chi. La difficoltà, infatti, è saper parlare, alcuni silenzi sono terribilmente tossici, ma farlo solo con saggezza, e sempre in modo benevolo.

Allo stesso modo, interveniamo direttamente solo se è opportuno. Un dei modi per costruire la pace in famiglia è quello di stare fuori da litigi che non ci coinvolgono personalmente. Ascoltare, accogliere, consolare, è giusto! Eventualmente fornire i contatti di un particolare sacerdote o specialista, e certamente pregare. Ma, d’altra parte, accettare la nostra impotenza, riconoscere che non siamo necessariamente i più adatti a dare consigli. La cosa più importante non è fare delle cose per chi litiga, ma stare al loro fianco, testimoniando un amore incondizionato e una speranza a tutta prova.

Christine Ponsard

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