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Come ricevere un complimento senza cadere nell’orgoglio?

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Edifa - pubblicato il 01/08/20

Non è che l’elogio sia un male in sé stesso ma può esserlo il modo in cui lo accogliamo. Ecco degli spunti per non lasciare che in noi nasca l'orgoglio al minimo complimento ricevuto.

Padre Pascal Ide e Sybille d’Oiron

Ricorderete forse della confidenza della piccola Teresa: “Mentre leggevo un libro, sentivo tutto ciò che si diceva e anche ciò che sarebbe stato meglio per me non sentire, la vanità scivola così facilmente nel cuore! Una signora diceva che avevo dei bei capelli… un’altra, credendo di non essere sentita, chiedeva chi fosse quella ragazza cosi carina, e queste parole lasciavano nella mia anima un’impressione di piacere che mi mostrava chiaramente quanto fossi piena di amor proprio. Oh, come ho compassione per le anime che si perdono! “(Ms A, 40 r). Quest’ultima frase è sorprendente: è in gioco la salvezza delle anime.

Il complimento ben dosato aiuta ad un’autentica umiltà

L’orgoglio è un gonfiarsi a tal punto che la superbia occupa così tanto spazio che diventa il nostro centro che solo Dio deve occupare. Dio è l’Alfa e l’Omega, il nostro principio e il nostro termine. Ci sono quindi due tipi di orgogliosi: quelli che si credono la fonte di tutto (il sufficiente) e quelli che si credono il fine di tutto (l’egoista). Il complimento porta all’orgoglio solo se incita l’altro a credere di essere l’unica origine e l’unico destinatario di tutto, questa è stata la tentazione che Teresa ha percepito in sé stessa.

Questi due criteri ci mostrano come ricevere un complimento: ricordandoci che i nostri doni provengono in ultima analisi dal Padre della luce (Gc 1, 17), per essere messi al servizio degli altri (Mt 10, 8). Così il cardinale Henri de Lubac ringraziava dicendo a chi si complimentava con lui: “Gratias tibi” (“Grazie a te”). E aggiungeva interiormente: “Et Domino” (“e al Signore”). Rafforzando la propria autostima, un complimento ben dosato (nell’intenzione, nell’oggetto e nella frequenza) aiuta a promuovere l’autentica umiltà e ad evitare quelle modestie (“non sono niente”, “non so niente”, “non posso niente”) che non sono altro che falsa moneta e hanno allontanato tante persone dalla vera umiltà.

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