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Segreti di famiglia: bisogna rivelare l’indicibile ai propri figli?

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Edifa - pubblicato il 23/03/20

Quale famiglia non ha il suo segreto? Questi non detti, che a volte si tramandano di generazione in generazione, possono pesare sia sui detentori del segreto quanto su chi non lo conosce. L'omertà deve essere sollevata? E come farlo senza fare troppi danni?

di Cyril Douillet

Misteri sulla nascita, sulla morte o su eventi vergognosi: se il segreto nuoce alla comunicazione all’interno della famiglia, parlarne richiede precisione e appropriatezza. Lo psichiatra Serge Tisseron spiega.

Cos’è esattamente un segreto di famiglia?

Ci sono tre condizioni perché un segreto di famiglia possa essere chiamato così. Naturalmente, ci vuole un non detto, molte cose non si dicono in famiglia: non necessariamente raccontiamo le nostre giornate, i nostri sogni, i nostri pensieri… Bisogna anche che sia proibito sapere di che cosa si tratta, proteggerla da chi ci sta intorno in due modi: sapendo che c’è un segreto, che si saprà più tardi; o in alternativa: “non c’è nulla da nascondere. Infine, il terzo criterio: un segreto di famiglia è qualcosa di doloroso, non si riferisce mai ad eventi felici. Il suo portatore non sa se parlarne o meno, e questa esitazione “trasuda” in forme diverse: gesti, atteggiamenti, mimiche percepibili dall’entourage.

Cosa riguarda in generale un segreto di famiglia?

Il più delle volte si tratta delle condizioni di nascita o di morte. L’adozione di un bambino, l’uso della procreazione assistita o della donazione di sperma, una nascita illegittima, sono tutte questioni eventualmente da nascondere. Intorno alla morte, il suicidio a volte è nascosto, ma può anche essere la sofferenza di una terribile fine. Alcuni non possono parlarne e non possono dimenticare, perché la segretezza non è necessariamente una questione di volontà e a volte non si può dire, per paura di “crollare” psicologicamente.

Perché si mantiene il segreto?

Se si possono aggiungere altre ragioni, i segreti custoditi in una famiglia sono tali perché non si vuole disturbare il sistema, che a volte si esplicita anche come la volontà di non perturbare i membri più fragili del gruppo, per esempio i figli e i nonni. Purtroppo, i segreti destinati a preservare la stabilità del gruppo si rivelano rapidamente un freno, in quanto vengono messe in atto regole per garantire che non venga affrontato o scoperto. Per esempio, in una famiglia dove il suicidio del nonno è tenuto segreto, la regola è che non si fanno domande sui nonni. Spesso c’è un divieto: non si fanno domande, gli scambi si impoveriscono, la famiglia si irrigidisce.

Ci sono segreti più o meno gravi?

La gravità di un segreto è la sua carica emotiva, quando è molto alta, la persona ci pensa spesso, ne è investita ed è in allerta sul fatto che possa essere svelata, fino ad avere manifestazioni di angoscia. E’ tanto più difficile mantenere un segreto perché la cultura attuale: i romanzi, la televisione, le cronache, ci racconta storie che evocano la nostra, e che quindi rimanda costantemente il soggetto a questo segreto.

Quali possono essere le conseguenze di un segreto su coloro che ci circondano, sui bambini in particolare?

Il genitore che mantiene un segreto è spesso imprevedibile, il segreto “trasuda” e lo tradisce. Il bambino che è sensibile ad esso diventerà insicuro per questa oscillazione tra il cercare di indovinare il segreto e l’immaginare cose molto peggiori della realtà. Non ci sono dei sintomi specifici intorno ad un segreto di famiglia, ma possono manifestarsi problemi scolastici, paure inspiegabili, sensi di colpa e vergogna. I segreti di solito rendono più difficile la vita dei bambini proiettandosi a volte per diverse generazioni.

A quali condizioni deve essere rivelato?

Non si può parlare di rivelazione del segreto, piuttosto è una conferma, perché i bambini spesso sentono che c’è qualcosa di nascosto. Può essere importante farlo quando ne siamo ossessionati e ciò ci rende tristi o arrabbiati. C’è una spiegazione a questo atteggiamento, è sempre importante far sapere al bambino che non centra, perché fino all’età di quattro anni e mezzo, un bambino tende a credere che è sua la responsabilità, pensando “È colpa mia”.

Qual è il momento giusto?

È difficile da dire. Se il segreto ha origine nella gravidanza, il bambino non necessariamente capirà, ma qualcosa è gia stato trasmesso. Quando il bambino pone la domanda, bisogna essere in grado di rispondere, ma il problema è piuttosto in che modo parlarne, perché l’adulto non sa da dove prenderla. Prima di parlare, è meglio confidarsi con un terzo: amico, prete, terapeuta, altrimenti si balbetta, si piange, e si ha altre reazioni che potrebbero essere perturbanti. È necessario trovare le parole giuste, parlare in modo chiaro, il meno possibile angosciato, senza fretta.

Raccontare il segreto permette che tutto torni in ordine?

I sintomi non scompaiono come per magia, è necessario che i diversi membri della famiglia possano affrontare gli sconvolgimenti psichici che questo rivelazione comporta inevitabilmente. Nessuna verità è terapeutica, ma un segreto è sempre patogeno, è un paradosso che dobbiamo imparare a gestire. Per guarire, dobbiamo cominciare ad accettare che questi segreti si oppongono meno all’idea di una verità da scoprire più che alla comunicazione tra i membri della famiglia. Lavorare intorno ai segreti permette una certa flessibilità nell’organizzazione della vita familiare cosicché le regole del gruppo si evolvono a tal punto da permettere a tutti di rinegoziare la propria posizione.

A differenza delle generazioni passate, la nostra epoca non ci incoraggia forse ad esternare tutto?

Quarant’anni fa, regnava la legge del silenzio, oggi è più di moda raccontare i segreti che nasconderli. Persone famose e sconosciuti sono uniti nel desiderio di svelare la propria vita, e molti sognano di farne un bestseller. Il silenzio che per tanto tempo ha ricoperto i segreti di famiglia a volte sembra aver ceduto il passo al suo opposto: un’ostentazione che rasenta l’esibizionismo. Questa evoluzione risulta perlomeno ambigua.

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