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Il vostro coniuge è disoccupato? Scoprite come potete aiutarlo

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Edifa - pubblicato il 18/03/20

Sfiducia in sé stessi, dubbi sul futuro, ansie finanziarie...Le conseguenze della disoccupazione possono colpire duramente una famiglia, ma affrontare insieme questa prova può anche rafforzarla. Ecco alcune testimonianze di chi ha vissuto questa crisi.

di Florence Brière-Loth

“Mamma, papà dovrà fare come il povero che chiede soldi al semaforo?” Una domanda da bambini, certo, ma è simile a quei punti interrogativi che invadono la testa dei genitori, quando arriva a casa la pessima notizia della disoccupazione: “Perché? Come faremo? Cosa ci succederà?”

Una situazione difficile da sopportare per la persona

“Quando Gioele mi ha annunciato il suo licenziamento”, dice Fabiana, madre di tre figli, “è stato un vero cataclisma. Scoppiai in lacrime e mi vedevo già alla mensa dei poveri.” La disoccupazione non è solo un evento individuale, ma riguarda tutti quelli che ci circondano al punto che l’ansia si instaura all’interno della famiglia e porta ad un clima di insicurezza finanziaria che i bambini sentono, soprattutto nell’adolescenza.

La prima vittima di questo terremoto è il disoccupato stesso. Nelle conversazioni, la questione della propria attività è centrale: “Cosa fai per vivere?” Gioele, che è disoccupato da quattro anni, risponde: “Non riesco a rispondere e mi sento escluso!” Alla perdita dello status si aggiunge la sensazione di ‘essere in panchina’. Non c’è più l’agenda piena, niente più incontri intorno alla macchinetta del caffè, i rituali che scandiscono i giorni, e quell’attività intensa che lascia un vuoto spaventoso insieme alla sensazione di essere stato gettato giù da un treno in corsa. Tanto più che se il disoccupato è il capofamiglia, l’ansia di non poter mantenere la famiglia può perseguitarlo, cosicché il dubbio su di sé si insinua a poco a poco e aumenta quando la ricerca di un altro lavoro fallisce. “Molto spesso”, dice Fabiana, “mio marito dice di essere un buono a nulla.”

Cristoforo, che sta terminando il secondo anno di disoccupazione, ammette: “Non sono più sicuro della mia capacità di adattamento al mercato del lavoro, ho paura di non trovare più un impiego”. Quindi la tendenza è quella di ripiegarsi su sé stessi e nel bozzolo della propria famiglia, e temendo l’incontro con i vicini ci si nasconde per evitare i conoscenti per strada. Anche con gli amici, temiamo le loro domande piene di sollecitudine, come constata la psicologa Ginette Lespine. Sabina, il cui marito è stato due volte disoccupato, osserva: “Non uscivamo più: Bertrand sosteneva di non avere più un posto tra i suoi stessi amici.”

Quando la disoccupazione mette a dura prova l’intesa familiare

La famiglia ne risente, e lo sguardo degli altri ci pesa. “A scuola, nella casella “professione del padre”, mio figlio maggiore non riusciva a scrivere ‘senza lavoro ’ “, racconta Pascale, il cui marito Cristoforo è stato licenziato due anni fa. “Si sentiva ferito nel suo orgoglio.” I figli possono vivere l’ingiustizia del licenziamento come un affronto e anche con i suoi parenti il rapporto può deteriorarsi, i figli o il coniuge possono avere un ruolo di sfogo. “Giuseppe è molto teso, non lo riconosco più”, ammette Elena. “Spesso a tavola esplode a causa di un’inezia, come per esempio un bicchiere d’acqua rovesciato.”

La coppia è messa a dura prova. Constata Fabiana: “Eravamo entrambi a casa e non ci sopportavamo più, avevo l’impressione che lui prendesse il mio posto ed io il suo, per me era insopportabile.” Niente più lavoro, quindi niente più orari e la famiglia ne è disturbata: le serate si prolungano al computer e così la mattina dopo ci si sveglia tardi.

La propria vergogna e l’immagine svalutata, tutto questo porta spesso a delle somatizzazioni che colpiscono chi è senza lavoro e la sua famiglia. “Fisicamente ho subìto il contraccolpo della situazione di Bertrand con insonnia, ansia e gastrite”, dice Sabina, a volte fino alla depressione. La prova professionale è spesso accompagnata da una crisi spirituale. Fabiana si confida “Abbiamo gridato, come Giobbe: “Mio Dio, perché mi hai abbandonato?” Dov’è questa Provvidenza che ci ha lasciato senza lavoro per tanti anni?” È il momento di una sorta di morte a sé stessi.

Il sostegno incondizionato del coniuge…

In questa fase, quale può essere il ruolo del coniuge? Dare un contributo finanziario, se lavora, dare più conforto alla famiglia, ed è una preoccupazione in meno per l’altro, ma il compito più difficile è soprattutto morale. Dice Sabina: “Essere una presenza amorevole, rimanere disponibile ad ascoltare quando l’altro vuole parlare, essere sorridente, sono i comportamenti che ho cercato di adottare”. Senza, però, assumere la missione di coach o terapeuta: “È una prova che si vive in due”, afferma Stefania, “Prendevamo appuntamento per parlare. Cercavo di orientare Paolo verso il futuro per evitare che si soffermasse sul passato.”

Una presenza che deve essere discreta! Fabiana si è resa conto abbastanza rapidamente di interferire troppo nella ricerca di lavoro di Gioele. Tutti i consigli e gli ordini “Dovresti fare questo”, “Avresti dovuto telefonare a quello”, che hanno lo scopo di aiutare il coniuge, sono da bandire, perché lo infantilizzano e lo rendono ancora più concentrato su sé stesso.

Lo sguardo positivo del coniuge è insostituibile: l’altro può essere valorizzato con delle parole incoraggianti, sottolineando ciò che gli riesce bene in casa e con i bambini, e ciò ricostruisce gradualmente la sua fiducia. “Quando mio marito torna da un colloquio”, dice Pascale, “cerco di non giudicare mai la sua prestazione, ma di rimandargli un’immagine positiva.” Meglio ancora: esprimergli la propria ammirazione per il suo coraggio di ricominciare, quando una possibilità svanisce, sapergli dire: “Ho fiducia in te”.

…. e di quelli che gli sono vicini

I figli, invece, non sono né dei confidenti né dei sostegni, ma alcuni dei loro comportamenti possono stimolare in modo importante colui che è senza lavoro. Dice Cristoforo: “I miei figli sono molto solidali e questo mi aiuta tantissimo. Si tengono aggiornati sulle mie ricerche di lavoro, e se chiedo loro di perdonarmi perché mi sono arrabbiato troppo, sento che sono molto comprensivi.”

Per attraversare questo deserto, ci sono oasi dove si possono recuperare le forze e in questo senso una famiglia serena è il luogo fondamentale per ricaricarsi. Allargata, si fa spesso presente attraverso offerte molto concrete e utili: custodia dei figli, o aiuti finanziari. Per entrambi i coniugi, anche la rete delle amicizie è essenziale, per esempio con un sms di sostegno, l’invio di un CV, l’invito a bere qualcosa e il tenersi in contatto sono tutti gesti che mettono un balsamo sulle ferite, l’unica condizione è quella di evitare domande invadenti e consigli troppo autoritari.

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi”

La fede rimane, per chi ne vive, la principale fonte di conforto e di vitalità. Spiega Cristoforo: “Ogni mattina, metto questa intenzione in una preghiera di abbandono e fiducia. Le letture del giorno mi aiutano e mi parlano: “Tu sei prezioso ai Miei occhi” (Si 43, 4), “Chiedete e riceverete” (Gv 16, 24), “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi” (Mt 11, 28). Questo mi permette di sperare ancora, come sapere anche che gli altri stanno pregando per noi è di grande conforto.”

Quando siamo in disoccupazione, la tentazione di inacidirsi è forte, ma può essere un’opportunità per vedere più chiaramente in sé stessi e per conoscersi meglio. Anche se sembra paradossale, questo periodo può essere un dono della vita per prendere respiro, fare un passo indietro, capire i propri errori e a volte per orientarsi di nuovo. È anche il momento di tornare alla vita famigliare, di passare del tempo in coppia, di fare attività in famiglia a buon mercato, come un picnic o un museo, a seconda dei gusti. Bertrand ricorda: “Ero assorbito dal mio lavoro e vedevo raramente i miei figli. Quel periodo, anche se pieno di preoccupazioni, ci ha permesso di riunirci, con molta gioia, e di rivedere le mie priorità.” Questa parentesi può rinforzare la famiglia e per i coniugi affrontare insieme questa prova può rinforzare la coppia ed è un’opportunità per comunicare più profondamente. Dice Stefania: “Abbiamo pregato insieme ogni giorno per tener duro ed ho visto il coraggio di mio marito.”

Dio può “potare” i cuori attraverso la disoccupazione

Attraverso l’atteggiamento, la fede e la forza della coppia, i figli possono imparare cos’è una prova e come superarla. Constata Gioele “Impariamo l’umiltà, il distacco dalla pressione sociale e dal successo”. Sabina si è resa conto che passava affianco alla sofferenza altrui senza darle veramente attenzione. “Questa prova mi ha aperto ancor più il cuore alla compassione, alla fragilità delle persone, e al dare più ascolto.”

Fabiana spesso ha gridato contro Dio: “Un giorno mi sono stancata e mi sono messa in una disposizione di fiducia. Ho scoperto l’abbandono quando non sapevo come pagare le bollette…che sono sempre state pagate!” Per molte persone, la disoccupazione è una caduta vertiginosa nel fondo di sé stessi dove riscoprono il Signore. Dice Cristoforo: “La sofferenza, il dubbio, l’isolamento sono stati terribili, ma mi sono radicato nella fede. Solo Dio salva dalla disperazione, l’ho sperimentato.”

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