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La vita cristiana può essere facile?

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felipequeiroz | Shutterstock

Edifa - pubblicato il 12/12/19

Dato che per la vita materiale si trovano soluzioni per rendere tutto più facile, non potrebbe essere così anche per la vita spirituale?

di fra Alain Quilici

Essere cristiano non è facile, infatti il Signore è esigente e i suoi precetti non sono sempre semplici da seguire. Per quanto riguarda il matrimonio, la verità o la vita in società, il Signore non ci risparmia e ci chiede di fare sempre più sforzi: si aspetta molto dai suoi discepoli. Il cammino del cristiano è cosparso di misteri di Fede e di pratiche difficili da capire e ancor più difficili da spiegare agli altri. Decidere quindi di mettersi alla sequela di Cristo e continuare a seguirLo richiede una grande perseveranza.

Come mai riusciamo meno facilmente ad ottenere dei risultati sul piano spirituale che negli altri ambiti? Non è forse un po’ superato questo cristianesimo così complesso? Nel mondo materiale, esistono metodi che rendono accessibile a tutti anche l’uso dei più complicati programmi informatici, perché allora non permettere lo stesso per quanto riguarda la fede? Senza parlare poi della morale: non sarebbe ora di vivere al passo coi tempi? Dato che tutto è diventato più facile, facilitiamo allora anche la vita cristiana. L’allontanamento di molti dal cristianesimo viene forse dai troppi sforzi richiesti.
Dobbiamo mantenere così alti i nostri principi?

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Simon - Pixabay

Non lamentiamoci dunque se pochi oramai seguono questa via proposta dalla Chiesa. Questo pensiero non è nuovo: in ogni epoca ci sono state persone che hanno proposto delle versioni agevolate del cristianesimo, una pratica del Vangelo meno impegnativa e una vita cristiana semplificata. Non sono mai mancate anime buone che proponevano delle scorciatoie e un “cristianesimo senza sforzi”. Il cristiano dei nostri tempi, se è un po’ sensato e se accetta di entrare nella logica del Signore, si rende conto che anche se la vita materiale è diventata più facile, la sua vita di Fede, la sua speranza nella vita eterna e la sua pratica della carità rimarranno sempre terribilmente esigenti.

Non si tratta di cercare la difficoltà per sé stessa (il che sarebbe una debolezza psicologica), bensì di passare attraverso le inevitabili strade in salita che portano alla vera unione con Dio. Nella vita spirituale non si otterrà mai nulla scegliendo la strada più facile. Infatti, la meta non è mai dissociata dallo sforzo per raggiungerla. Per fare un paragone: in montagna ci sono diversi modi per arrivare alla vetta. Possiamo andare a piedi, facendo lo sforzo di vincere la stanchezza e le difficoltà del cammino oppure possiamo accedervi con l’elicottero, facendoci depositare in cima. Avremo raggiunto lo stesso obiettivo? Quelli che sono arrivati a piedi e quelli che sono stati portati, quelli che sono saliti via terra e quelli che sono scesi dal cielo, avranno vissuto le stesse esperienze umane e spirituali?

Diffidiamo dalle scorciatoie
Ad ogni modo non ci sono elicotteri che ci possano mettere alla presenza del Signore nella preghiera. Bisognerà sempre incamminarsi, andare avanti nella notte della Fede, perseverare nello sforzo, sopportare le prove, accettare i fallimenti, non fermarsi, rialzarsi se si cade, farsi aiutare da chi è più forte e aiutare a sua volta chi è più debole. Quelli che propongono una vita spirituale facile sono falsi o dilettanti. Quelli che propongono le scorciatoie, i sotterfugi, le eccezioni non meritano la nostra fiducia. Non si diventa cristiani ingannando sé stessi.

Le tappe che conducono gli adulti verso il battesimo (il catecumenato) sono numerose e richiedono tempo, non per il piacere di accumulare gli ostacoli, ma perché è nella natura delle cose. Neanche il Signore Gesù ha reso più facile la strada dei primi discepoli: ha detto chiaramente che come Lui, dovevano prendere la propria croce e seguirlo. Ha detto che avrebbero dovuto essere servitori e non essere serviti e non ha nascosto loro che, per accedere alla risurrezione, avrebbero dovuto passare attraverso l’agonia, la passione e la morte. Non si diventa uomo di Dio dall’oggi al domani, ci vuole tempo. Bisogna accettare le tappe, i progressi, i rallentamenti, i momenti di scoraggiamento, le sconfitte, le oscurità, le illusioni… Non si cercano le difficoltà per sé stesse, ma ci sono delle difficoltà che fanno parte integrante della realtà spirituale.

Per entrare nel Regno dei Cieli, dobbiamo dare noi stessi
Questa è la nostra realtà. Siamo in un mondo che desidera facilitare tutto e al tempo stesso viviamo una Fede che non sarà mai facile. Alcuni ci propongono continuamente metodi eccellenti per ottenere i migliori risultati senza doverne pagare il prezzo, ma sappiamo che non entreremo mai nell’intimità di Dio senza fare degli sforzi.

Tuttavia non è una bella sfida? Il Signore non sveglia così la parte migliore di noi? Quando prenderemo il posto che ci è riservato al banchetto del Regno, non saremo felici di sentirci dire da Lui: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.” (Mt 25,21)? Allora dimenticheremo le nostre pene e saremo tutti nella gioia di essere nati nello sforzo. “La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo.” (Gv 16,21).

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