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Come rispondere agli interrogativi di coloro che non credono in Dio?

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Edifa - pubblicato il 05/12/19

Accade spesso che, quando qualcuno scopre che siete cristiani, vi venga a fare delle domande specialmente se mettete in pratica ciò in cui credete. Ecco alcuni consigli se pensate di non essere abbastanza preparati per rispondere.

di fra Alain Quilici

Sappiate che è normale che la gente si rivolga a voi, infatti la Rivelazione cristiana si trasmette da persona a persona. Il Signore Gesù non ha forse mandato i Suoi discepoli a proclamare la Sua Buona Novella a tutte le nazioni? Di ciò ne siete convinti, ma vi sentite a disagio e possono esserci due motivi: uno può essere a causa vostra, l’altro a causa di colui che vi fa le domande. O voi non sapete che atteggiamento adottare, oppure l’atteggiamento della persona che vi interroga non è chiaro.

Chi è colui che vi fa le domande?

È meglio parlare di colui che fa le domande piuttosto che della domanda stessa, poiché tutte le domande sono buone, ma hanno una natura diversa a seconda dell’atteggiamento di chi le fa. La persona vuole realmente conoscere la risposta o lo fa per ingannare? Anche Gesù ne ha fatto esperienza e dal suo atteggiamento possiamo trarre insegnamento. Egli si è confrontato con due tipi di interrogatori e già dalle loro domande possiamo capirne le intenzioni. Par alcuni la risposta è importante, per altri conta poco.

Gesù non esita a rispondere e con le Sue risposte illumina coloro che fanno le domande. Per esempio, quando Giovanni il Battista fa chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro?” (Luca 7, 19), oppure quando i discepoli chiedono a Gesù il significato delle parabole (Luca 8, 9), o ancora quando un giovane uomo Lo interroga sulla vita eterna e su come accedervi (Mt 19, 16). O anche quando un dottore della legge cerca un motivo soddisfacente per convertirsi e Gesù gli racconta la parabola del Buon Samaritano (Luca 10, 25). In tutti questi casi, coloro che fanno la domanda aspettano veramente una risposta, e questa risposta potrà cambiare realmente la loro vita.

Seguire l’esempio di Gesù

Gesù è estremamente prudente con coloro che hanno delle intenzioni equivoche. Il Re Erode vuole vedere dei miracoli: “Gli rivolse molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla” (Luca 23, 9). A Suo rischio e pericolo, Gesù rimane in silenzio. C’è chi vuole vedere un segno, eppure Gesù compie innumerevoli miracoli, ma questi non li soddisfano ed Egli sa che anche se vedessero un segno, non cambierebbero la loro vita: “Non crederanno neppure se uno risuscitasse dai morti ” (Luca 16, 31). Li rimanda alla Fede poiché anche una risposta chiara non dispenserebbe dalla Fede.

Quando Gesù capisce che c’è un inganno, diventa severo con coloro che non si aspettano una risposta da Lui. Per esempio, quando le autorità religiose dell’epoca gli chiedono con quale autorità agisce, anche Gesù dice che farà loro una domanda, ma essi si rifiutano di rispondere. Allora Gesù dice che neanche Lui risponderà (Luca 20, 8) e quando la gente cerca di trovare il minimo errore nelle Sue parole per poterLo accusare, per esempio con la domanda sulle tasse da pagare o meno, Gesù capisce il loro inganno e dice loro: “Ipocriti, perché mi tentate?” (Matteo 22, 18).

Che atteggiamento dobbiamo avere?

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Anche noi dobbiamo imparare a distinguere le domande che hanno come unico obiettivo quello di ridicolizzarci in pubblico e quelle invece sincere. Anche se bisogna rispettare coloro che fanno delle domande per destabilizzarci, spesso è inutile avviare una discussione che porterà solo alla divisione. Se colui che fa la domanda invece è sincero, sarebbe davvero un peccato tralasciare i suoi interrogativi profondi, anche se forse non è né il momento né il luogo giusto per rispondervi. Tuttavia si può sempre pregare, infatti il ricorso all’azione dello Spirito Santo vale di più di tante polemiche sterili.

In tutte queste situazioni, non dobbiamo dimenticare queste parole del Signore: “Chi ascolta voi, ascolta Me” (Luca 10, 16); “Chi accoglie colui che io mando, accoglie Me” (Giovanni 13, 20). Quando dialoghiamo con qualcuno che ci interroga sulla nostra Fede, non dobbiamo parlare di noi stessi ma di Gesù, perché è Lui che ci manda. Dobbiamo pregare in cuor nostro, dicendo: “Signore, lascia che sia Tu a parlare e non io! ”

Non saranno le nostre argomentazioni a convincere

Noi siamo solo degli strumenti che lo Spirito di Dio utilizza. Lo strumento sarà perfetto se sarà docile e umile; deve avere estremo rispetto per colui che è in ricerca poiché è il Signore che ha iniziato a parlargli. Ci viene solo chiesto di gettare dei ramoscelli su un fuoco che non abbiamo acceso noi. Ecco perché è inutile moltiplicare le argomentazioni, come se la Fede fosse la conclusione logica di un determinato ragionamento. Ecco perché la testimonianza del nostro legame con Cristo è spesso meglio di tante argomentazioni.

D’altronde, cosa può dire un innamorato quando gli viene chiesto di parlare del suo amore? “Perché ami? Che cos’è l’amore? L’amore esiste?” Può forse dimostrarlo? Dirà semplicemente “Perché amo! L’amore ha cambiato la mia vita. Ti auguro di amare e di essere toccato dall’amore”.

Siamo dei messaggeri

Alcune domande possono essere perfino aggressive. Tuttavia dovete sforzarvi di non essere condizionati dal tono della domanda. Ciò che conta è la persona che fa la domanda, il suo smarrimento e il suo desiderio. Ciò che conta è il Signore che sta aspettando Suo figlio per accoglierlo. Noi siamo degli intermediari, i messaggeri inviati agli incroci per invitare i poveri, i feriti e i violenti al banchetto nuziale.
L’atteggiamento del servitore che parla in nome del suo Maestro è diverso da quello di colui che vuole imporre le sue idee. Il primo è umile, sa di avere una missione importante, l’altro può avere un atteggiamento odioso, con la sua aria compiaciuta. Il primo ha un solo desiderio: che l’invito del Maestro non venga rifiutato ed è pronto a qualunque sacrificio pur di essere ascoltato. L’altro si preoccupa di più di essere stato brillante e di aver fatto bella figura e questo è vanità.

Il segno che Dio ci manda

Se qualcuno vi fa delle domande sulla vostra Fede, rallegratevi! È un segno che Il Signore vi manda a Lui. “Non preoccupatevi di come o di che cosa risponderete a vostra difesa, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che dovrete dire” (Luca 12, 11). Non preoccupatevi di ciò che direte, ma preoccupatevi di amare veramente il Signore e di amare colui che il Signore mette sulla vostra strada. Dalla qualità della vostra presenza dipenderà la realtà della presenza del Signore. Lui si occuperà del resto.

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