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Perché abbracci e carezze sono tanto necessari?

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Monika Burczaniuk - pubblicato il 02/02/23

La mancanza di abbracci e carezze ha conseguenze più gravi di quello che pensiamo. Gli esperti trovano delle ragioni per le quali sono necessari nella vita

Iniziamo ad apprezzare qualcosa che avevamo a portata di mano solo quando lo perdiamo. La pandemia prolungata ci ha dimostrato che siamo incredibilmente necessari agli altri, non solo sostenendoci spiritualmente online, ma anche, e forse soprattutto, fisicamente.

La necessità di toccare

“Sottovalutiamo l’importanza del tatto nelle nostre relazioni sociali. Omettiamo questo tema, e ci sono ancora ben poche pubblicazioni sulla questione nello spazio pubblico. Tendiamo a dare per scontatto il tatto”, dice il dottor David Linden, docente di Neurobiologia presso l’Università Johns Hopkins di Baltimora (Stati Uniti).

La mancanza di abbracci e carezze ha conseguenze più gravi di quanto potremmo pensare, provocando gradualmente problemi emotivi: ansia, insicurezza, irritabilità, depressione.

Influisce gravemente anche sull’autostima, aumenta la solitudine e lo stress e priva a poco a pcoo di gioia ed energia.

Questo fenomeno è conosciuto anche come “fame di pelle”, e anche se il sesso può soddisfarla, la fame in questione non è una necessità sessuale. Si tratta di qualcosa di completamente diverso: è usare un organo come i reni o i polmoni, perché anche se si può vivere senza sesso, l’intimità insoddisfatta in ogni tappa della vita ha conseguenze deplorevoli.

Il nostro organo del tatto è la pelle. Cosa succede quando tocchiamo altre persone? E perché è così speciale? Solo alla fine degli anni Novanta abbiamo scoperto che gli esseri umani hanno nella pelle un sistema specializzato di fibre nervose che viaggia per vie speciali verso centri specifici del cervello. È il cosiddetto Sistema C Tattile (recettori tattili C), sottolinea Katerina Fotopoulou, docente di Neurologia psicodinamica.

L’esperimento di Harlow

Dopo tutto, la “fame di toccare” non viene sperimentata solo dagli uomini. È ben noto un esperimento piuttosto controverso realizzato negli Stati Uniti negli anni Sessanta dallo psicologo Harry Harlow, la cui ricerca si è concentrata sull’influenza del tatto nei mammiferi.

L’esperimento di Harlow consisteva nel separare i giovani macachi re (noti anche come macachi Rhesus) dalle madri biologiche e assegnare loro due figure artificiali tra cui scegliere: una fatta di legno e filo, l’altra coperta di una tela dolce e gradevole, che ricorda un po’ un Rhesus. 

Curiosamente, solo la prima aveva una bottiglia di latte. Nonostante questo, le scimmie hanno scelto con maggior frequenza quella coperta di materiale soffice. Mangiavano quando dovevano farlo e trascorrevano la maggior parte del tempo abbracciate alla “madre”.

Cosa significa? Che la necessità di toccare che dà sicurezza è risultata più forte anche della necessità di saziare la fame. Come parte dell’esperimento, le scimmie sono state spaventate, e una volta esposte a stress si sono subito aggrappate al pupazzo ricoperto di tela.

Ai macachi allevati come adulti, le cose sono andate molto peggio che a quelli allevati dalle vere madri. Le femmine, se permettevano di essere fecondate, spesso rifiutavano i piccoli. I macachi Rhesus studiati erano poi spesso aggressivi e avevano problemi di sviluppo, respirazione accelerata o aumento della pressione arteriosa: le sindromi da stress sono risultate caratteristiche.

Non sono solo i bambini solitari ad avere carenze di tenerezza

La ricerca sulle scimmie si è svolta vari decenni fa, quando si credeva che l’“educazione adeguata” di un bambino si basasse ancora sul soddisfare la sensazione di fame. Questo, però, non è certo sufficiente. Un esempio è la malattia dell’orfano, che si verifica quando si impedisce che il bambino abbia un contatto con la persona più vicina, in genere la madre. Sembra che sia una malattia infantile, ma le sue conseguenze accompagnano la persona per tutta la vita.

I bambini interessati da questo problema evitano il tatto, o al contrario ne hanno bisogno costantemente. Spesso non si trovano bene con i compagni, cercano attenzione a tutti i costi, hanno stati d’animo mutevoli, sono agitati, sono costantemente, e a volte inconsciamente, dominati da una sensazione di rifiuto, che fa vacillare il loro senso di sicurezza.

Questo influisce anche sulla vita adulta, in cui appaiono in genere tendenze depressive, ansia, scarsa autostima e mancanza di autoaccettazione, che a volte si traducono in aggressività.

Esiste una credenza comune nella società per la quale sono principalmente i bambini degli orfanotrofi ad essere esposti a questa situazione, ma il problema si verifica anche non tanto raramente in famiglie in cui i rapporti sono turbati.

L’abbraccio funziona immediatamente

Gli esseri umani hanno un codice del subconscio che fa sì che un abbraccio compia meraviglie. Quando accade qualcosa di negativo, la reazione più comune di una persona che è al nostro fianco è un “semplice” abbraccio o una pacca affettuosa sulla spalla. Ovviamente si parla di una persona vicina a noi, ma accade anche di avere questo riflesso con persone con cui non abbiamo rapporti stretti ogni giorno.

Il tatto funziona quasi istantanemanete. Riduce subito il livello di cortisolo: il livello di stress, che è anche responsabile in larga misura delle malattie del cuore, si riduce, e si offre non solo sostegno, ma anche una sensazione di sicurezza.

Nei momenti più difficili – malattia, problemi, lutto, paura, pericolo e a volte morte – abbiamo dunque bisogno di sentire la presenza fisica di qualcuno.

Come ha dimostrato uno studio realizzato da scienziati dell’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh, pubblicato sulla rivista scientifica Psychological Science, abbracciare ha un effetto terapeutico diretto sulla nostra salute.

Per ottenere risultati migliori, però, gli abbracci devono durare almeno 20 secondi. I richiami dell’ormone dell’amore, ovvero l’ossitocina, che rafforza le relazioni (l’ossitocina è un ormone dell’attaccamente che si secerne ad esempio durante il parto), riduce il senso di solitudine, aiuta a costruire legami e influisce anche sull’autostima, perché evoca fortemente la sensazione di essere amati.

Il giusto livello di ossitocina ha un effetto benefico anche sul sistema immunitario del corpo.

Abbracci gratis

Apprezzando i tanti benefici degli abbracci, è stata fondata la Campagna Free Hugs (Abbracci Gratis), iniziata nel 2004 e che ha ottenuto notorietà nel 2006 con un video musicale in cui il protagonista offriva abbraccia gratuiti a estranei mentre camminava per il Pitt Street Mall di Sydney. 

In risposta alle voci critiche, gli organizzatori hanno sottolineato che l’azione aveva solo l’obiettivo di rendere felici i passanti, non si stringere amicizie o civettare. Il video musicale è stato visualizzato da 37 milioni di persone in appena 3 anni. Col tempo, la campagna è diventata famosa in tutto il mondo, e sempre più persone hanno iniziato a offrire abbracci gratis.

La mancanza di contatto fisico può avere conseguenze deplorevoli a lungo andare, per cui vale la pena di ricordare a volte che un semplice gesto di tenerezza può migliorare la situazione non solo per noi, ma anche per i nostri cari. Dobbiamo usare la medicina che abbiamo letteralmente a portata di mano. Come dice la psicoterapeuta statunitense Virginia Satir, “Dovremmo abbracciarci quattro volte al giorno per sopravvivere, otto per rimanere sani e dodici per crescere”.

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