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Le vergini cristiane sono molto vicine agli angeli: ecco perchè

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 26/08/21
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Sant'Ambrogio, grande amante e cantore della verginità, esorta le fanciulle cristiane affinché si mostrino quali “angeli fra gli uomini”, poiché “niente è più bello”

Sono prima di tutto i Padri della Chiesa che hanno celebrato con ostinazione l’eccellenza extraterrena della verginità cristiana. Così, per esempio, dice San Basilio da Cesarea: “Chi scelse la vita angelica, si elevò ad una maniera di vivere eterea, ammesso che superò le ordinarie possibilità della natura umana. Effettivamente è proprio della natura degli angeli essere liberi dalla società matrimoniale e non lasciarsi allontanare dalla contemplazione di altra bellezza che non sia quella del volto divino”.

Sant'Ambrogio, grande amante e cantore della verginità, esorta le fanciulle cristiane affinché si mostrino quali “angeli fra gli uomini”, poiché “niente è più bello”. Non senza una certa esagerazione San Gregorio Niseno afferma: “Nell’offrire se stesso a Dio si segue il trasformarsi della natura e dignità umana in angelica”.

E dopo aver cantato le glorie della verginità San Giovanni Crisostomo conclude: “Già vedi quanto eccellente sia la verginità, e come agli abitanti di questa terra fa condurre loro una vita simile ai cittadini del cielo e non permette a quelli che sono rivestiti di corpo di essere vinti dalle virtù incorporee, riparando tuttavia gli uomini che sono emuli degli angeli”.

San Giovanni Crisostomo ha "avvicinato" angeli e vergini.

La verginità è “l'immagine della santità angelica” e “vita di angeli”; riproduce l'integrità degli spiriti celesti; costituisce nel seno della Chiesa di Cristo la parte angelica”. Da qui l'obbligo che hanno le vergini cristiane di adattare tutta la loro esistenza alla dignità che possiedono e vivere e restando nella carne, come se fossero esenti da essa. La loro patria è il cielo e la loro occupazione è imitare i santi angeli. Le vergini, secondo la splendida idea di San Geronimo, costituiscono la famiglia di Gesù Cristo e fanno le veci della corte celestiale: “Appena il figlio di Dio venne al mondo, si formò una nuova famiglia, di modo che Colui che era adorato in cielo, avesse anche angeli sulla terra.

A volte i Padri presentano la verginità come un ritorno al Paradiso terreno, alla vita angelica di Adamo ed Eva. “Nelle vergini consacrate contempliamo la vita degli angeli sulla terra che un giorno perdemmo in Paradiso”, dice Sant'Ambrogio. E San Leandro, rivolgendosi ad una vergine, sua sorella Santa Fiorentina: “Rinunciando al lecito, salì fino alle alture da dove Eva cadde per aver preso l'illecito. Eva trovò il proibito e perse la verginità”. 

E’ ovvio che San Gregorio da Nisida insiste particolarmente su questo, su coloro per i quali la vita sessuale è l'effetto del primo peccato. Ricordiamoci della splendida immagine del coro celeste, formato da angeli e uomini, le cui le armoniose danze furono distrutte dalla colpa originale. Bene, tale è il potere della verginità, che conduce di nuovo gli umani al Paradiso perduto, “insieme al padre degli spiriti di modo che lassù possano godere un'altra volta con gli angeli del cielo nella festa interminabile”.

Però i Padri parlano della verginità con molta più frequenza come un'anticipazione della realtà escatologica del Paradiso celestiale, che come un regresso alle origini del genere umano. Il testo di San Luca (20, 34-36) su cui si basa particolarmente la dottrina patristica, si presta meglio a questa interpretazione: se “i figli di questo secolo prendono mogli e mariti”, quelli che non si sposano sono già figli del secolo venturo, “i figli della resurrezione”. È naturale che tale aspetto è prevalso. 

TINTORETTO VIRGINS

Già l'anima appassionata di Origene esclamava, vibrante di entusiasmo, riferendosi alla verginità: “Dato che dobbiamo essere somiglianti agli angeli, cominciamo ad essere sin da adesso quello che c'è stato promesso che saremo in cielo”. 

E tuttavia oggi la liturgia romana nel bellissimo prefazio della consacrazione delle vergini canta: “Oh Dio amante delle anime! [...] in tal modo ripristini nel tuo Verbo la natura umana viziata nel primo uomo, ingannato dal diavolo, che, non solo la ristabilisce nell'innocenza originale, ma la conduce all'esperienza dei beni eterni che andranno a possedere nell'altro mondo, e a quelli che tuttavia sono legati dalla condizione di mortali li elevi a somiglianza degli angeli”. 

I santi Padri esprimono la stessa idea, ma in modo diverso; riguardo allo stesso prima hanno vissuto un grande numero di variazioni. Dio spinge le vergini, “già da adesso, a mettere in pratica e a manifestare quella trasformazione dei corpi in una natura simile a quella degli angeli del cielo”. La verginità “non è altro che una prova della vita futura”. Una certa partecipazione dello stato angelico è intento ad imitare nella carne corruttibile la incorruttibilità dell'eterno. 

Grande cosa è la verginità, che ci colloca fra gli angeli, si distacca dalla terra, sopprime il mondo, dimentica il presente per il futuro, mostra in un colpo mortale “le primizie della resurrezione” riflette la beatitudine del mondo a venire, “assapora già nella vita presente quello che è più desiderabile fra i beni della resurrezione. Sì, perché Dio promette ai giusti, dopo la resurrezione, una vita simile a quella degli angeli ed è proprio tipico di questi vivere liberi dal matrimonio, si può dire che quelli hanno già ricevuto i frutti della promessa, essendo immersi negli splendori dei santi e imitando, con la purezza della loro vita, la limpidezza degli spiriti puri”.

San Cipriano riassume bene queste idee quando, rivolgendosi alle vergini, dice loro: “Quello che saremo nell'altra vita sta già cominciando ad essere vostro; godete in questo secolo della gloria della risurrezione; passate in questo mondo senza essere contaminate. Mentre vi conservate caste e pure, siete uguali agli angeli di Dio”.