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Bartolomeo a giorni in Ucraina: sarà la svolta per la crisi ecclesiastica?

PATRIARCH KIRILL AND PATRIARCH BARTHOLOMEW

Sergey Pyatakov / Sputnik / AFP

Sono lontani i tempi del dialoghi tra i due Patriarchi rotodossi.

Giovanni Marcotullio - pubblicato il 16/08/21

La comunione fra i cristiani è particolarmente funestata nel Paese-scenario della Guerra del Donbass: oltre ai cattolici latini e agli “uniati” sono state costituite una Chiesa ortodossa legata a Mosca e una legata a Costantinopoli. Abbiamo intervistato un monaco ortodosso recentemente di ritorno da quel fronte martoriato perché ci aiuti a comprendere.

Si tratta di una questione spinosa e complessa, di difficile comprensione e di ancor più difficile soluzione: la moltiplicazione di Chiese ortodosse in Ucraina (afferenti rispettivamente a Mosca e a Costantinopoli) sembra esprimere e al contempo accentuare secolari contrasti ecclesiastici.

I risvolti politici sono evidenti, se si pensa che la c.d. “guerra del Donbass” – lontana dagli occhi e (disgraziatamente) dal cuore dell’Occidente – è tuttora in corso nel Paese. All’intricato groviglio di rivendicazioni, torti e ragioni, anche Papa Francesco aveva dedicato parole pubbliche ancora nel Regina Cœli del 18 aprile scorso:

Seguo con viva preoccupazione gli avvenimenti in alcune aree dell’Ucraina orientale, dove negli ultimi mesi si sono moltiplicate le violazioni del cessate-il-fuoco, e osservo con grande inquietudine l’incremento delle attività militari. Per favore, auspico fortemente che si eviti l’aumento delle tensioni e, al contrario, si pongano gesti capaci di promuovere la fiducia reciproca e favorire la riconciliazione e la pace, tanto necessarie a tanto desiderate. Si abbia a cuore anche la grave situazione umanitaria in cui versa quella popolazione, alla quale esprimo la mia vicinanza e per la quale vi invito a pregare.

Per provare ad aggiungere elementi di chiarificazione abbiamo intervistato un monaco greco ortodosso atonita, Padre Nilo*, recentemente tornato proprio da quelle regioni: abbiamo cercato di comprendere se a suo avviso l’iniziativa volta a stabilire in Ucraina un’unica Chiesa Ortodossa autocefala promuova il cammino ecumenico oppure lo ostacoli.

Che cos’è l’autocefalia nell’odierna Chiesa ortodossa?

Teologicamente unita nella professione della Santa Fede Ortodossa, l’ortodossia si articola oggi in 14 Chiese autocefalie, unite dalla comunione sacramentale che implica il reciproco riconoscimento Di conseguenza, in ambito amministrativo, ogni Chiesa autocefala si governa in modo autonomo, in base a propri statuti, conformi ai sacri canoni. Le questioni di rilevanza panortodossa vengono invece esaminate, sinodalmente da tutte le Chiese autocefale.

Comunemente si individua nella primazia romana e papale il punto di grave attrito fra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse… ma queste ultime hanno o no un primate universale, analogo (per quanto non rivendichi l’infallibilità) al Romano Pontefice?

Dalla separazione dell’undicesimo secolo (di Roma dalla Chiesa Ortodossa), il patriarca di Costantinopoli-Nuova Roma svolge il ruolo di primo tra i patriarchi. Come coordinatore di assemblee panortodosse, ha convocato e presieduto, in quest’ultimo trentennio, assemble dei primati della Chiese autocefale che hanno preparato il grande concilio, svoltosi a Creta nel giugno del 2016.

Mentre papa Giovanni XXIII poteva fin dalla sua indizione (25 gennaio 1959) dichiarare “l’ecumenicità” del Concilio Vaticano II (1962-5), nella Chiesa Ortodossa solo la ricezione determina l’ambito di vigenza di deliberazioni sinodali che giungono ad assumere vigenza in tutta la Chiesa ortodossa allorché un concilio generale inserisce il sinodo che le ha prodotte tra i concili ecumenici. Di conseguenza, il fallimento (dal punto di vista ortodosso), dei concili unionistici di Lione e di Firenze (ecumenici per la Chiesa Cattolica Romana), dipende dalla loro mancata ricezione panortodossa, giunta a qualificarli pseudosinodi.

Eppure la crisi interortodossa originata dall’autocefalia ucraina sembra dire il contrario: se è necessario tempo, nella Chiesa ortodossa perfino più che nella Cattolica, per il conseguimento di vigenza generale di deliberazioni adottate da assemblee episcopali panortodosse, perché in Ucraina gli eventi sono precipitati?

In effetti pare strano nell’odierno occidente secolarizzato capire i motivi che da tempo inducono movimenti politici ucraini, in patria e nell’emigrazione, a raggiungere, in qualsiasi modo, l’autocefalia per spezzare i vincoli spirituali intercorrenti tra ortodossi ucraini e il Patriarcato di Mosca che (in seguito alla fine dell’URSS e la conseguita indipendenza ucraina), ha concesso l’autonomia alla Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC).

Può spiegarci meglio in cosa consiste questa autonomia?

Pur inserita nel Patriarcato di Mosca (che da secoli unisce gli ortodossi russi, ucraini e bielorussi), l’UOC gode di completa autonomia: elegge a Kiev il proprio primate e gli altri vescovi, governa in Ucraina diocesi e monasteri e amministra i propri beni economici. Il vincolo con la Chiesa madre (il patriarcato moscovita), è fondato su plurisecolari vincoli spirituali. Questa prospettiva non è, soprattutto, condivisa nelle regioni ucraine occidentali, per secoli sottoposte a dominazione polacca o austriaca, promotrice, parallelamente alla “russofobia”, di unioni di ortodossi ucraini al cattolicesimo mediante l’uniatismo [= inserimento nella Chiesa Cattolica con la facoltà di conservare le tradizioni liturgiche ortodosse, quantunque sottoposte a vistose latinizzazioni, N.d.R.].

Proviamo a dare qualche numero? A oggi in Ucraina quanti ortodossi sono favorevoli all’autocefalia? E quanti contrari?

Al di là di dubbie statistiche (non circoscrivibili, d’altronde, a quanti professano realmente la fede ortodossa), è rilevabile come oltre trecentomila fedeli siano giunti a Kiev, a fine luglio, da tutta l’Ucraina per partecipare alla grande processione in memoria del Battesimo dell’Isapostolo, Santo principe Vladimir, e della nazione.

Ma che problema ci sarebbe, nella libera Europa del XXI secolo, alla coesistenza di due Chiese ortodosse ucraine? Da una parte quella autonoma del patriarcato moscovita e dall’altra la nuova, dichiarata autocefala dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli?

Bisogna distinguere la questione dal punto di vista ortodosso e politico. Gli odierni autocefali risultano deposti dal sacerdozio e scomunicati dal Patriarcato di Mosca per adesione allo scisma. Su istanza dell’allora presidente ucraino Poroscenko, il Patriarcato di Costantinopoli, dichiarando di volere riportare gli scismatici nell’ambito della Chiesa Ortodossa, li ha assolti dalle censure per unire la Chiesa Autonoma Ucraina (UAC) alle due maggiori comunità scismatiche, e così formare un’unica Chiesa Autocefala di Ucraina (CAU).

Se vogliamo distinguere il piano politico ci aiuti a capire meglio un ulteriore livello: il contrasto in questione non è ascrivibile alla lotta tra i patriarcati di Costantinopoli e Mosca per la leadership dell’ortodossia universale?

Spesso si sostiene, in effetti, che il grande Patriarcato moscovita vuole, finalmente, usurpare la leadership panortodossa al piccolo Patriarcato Ecumenico, albergato a Costantinopoli nel quartiere del Fanar.

Purtroppo questo Leitmotiv viene con frequenza ripetuto anche da ecclesiastici, politicamente influenti o influenzabili. Ma basta incontrare, anche in Italia ucraini fedeli, non formali, ortodossi per capire quale funesta irruzione politica cerca di sconvolgerne l’identità religiosa. No, non si tratta di una contesa per la leadership universale della Chiesa Ortodossa ma di indebita invadenza politica nella sfera ecclesiale.

Apostrofati filorussi, sacerdoti e fedeli della UOC vengono perfino assaliti mentre difendono i loro edifici di culto da bande organizzate intente a trasferirli alla CAU. Nella prospettiva è progettata l’imposizione legislativa all’UAC del mutamento della denominazione: da Chiesa Autonoma Ucraina in Chiesa Russa in Ucraina.

Gli aderenti alla UAC, giuridicamente identificati dalla nuova denominazione (che ricorda la triste stella gialla), renderebbero cosi palese la loro adesione alla Chiesa dei russi, nemici invasori della patria ucraina!

E cosa significa questa situazione sul piano panortodosso? Che risvolti ci si possono aspettare?

Oltre al Patriarca di Costantinopoli altri tre Primati autocefali hanno dichiarato ricezione della autocefalia ucraina, proclamata dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Nonostante sollecitazioni, ecclesiastiche e politiche, gli altri dieci Primati appaiono favorevoli ad un’Assemblea panortodossa che promuova la soluzione della questione ucraina, all’origine di crescenti contrasti, riscontrabili ovunque in ambiti ortodossi. Non mancano, peraltro, Primati, vescovi, chierici, monaci e laici giunti a denunciare la pericolosa radicalizzazione dello scisma, di fatto già vigente.

Proprio al termine di questa settimana il Patriarca ecumenico Bartolomeo si recherà a Kiev in visita… Che cosa si attende lei da questo evento?

Alcuni osservatori prevedono, come conseguenza, nuove discriminazioni ai danni della UAC. Il Patriarca Porfirio di Serbia invoca il Paraclito affinché il Patriarca Bartolomeo coroni il trentesimo anno di diaconia patriarcale annullando la recente istituzione dell’CAU. Preghiamo affinché il Patriarca Ecumenico dia questo annuncio a Kiev ai fedeli dell’UAC che hanno chiesto di incontrarlo e informarlo delle discriminazioni che continuano a subire. Su questo presupposto, la tradizionale omofonia dei patriarchi dell’ecumene ortodosso (prologo della novella 109 di Giustiniano) porterà a soluzione la questione ucraina.

E non guardiamo anche all’antica Roma? I cordiali rapporti stabiliti adesso in Ucraina tra i Primati della Chiesa Autocefala di Ucraina (CAU) e i greco-cattolici non avviano, in quel martoriato paese, l’auspicata unità tra cattolici e ortodossi?

Senza pace e comunione eucaristica tra le quattordici Chiese autocefale, in Ucraina il dialogo tra autocefali e greco-cattolici è in grado di generare solamente nuove modalità di quell’uniatismo che dal XVI secolo ha alimentato divisioni tra gli ortodossi ucraini.


*: Monaco Nilo Vatopedino (Stilo Sacro Monastero di San Giovanni Nuovo)

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