Dio ha fissato agli angeli un fine soprannaturale, la visione diretta di Dio, e li ha ornati della grazia santificante per raggiungerla. Gli angeli furono sottomessi ad una prova morale e dovevano meritare la visione beatifica, con la loro libera collaborazione con la grazia, ed alcuni sono caduti.
Il fatto della prova morale, per gli angeli caduti, può dedursi dall’affermazione della loro caduta nella Sacra Scrittura. San Pietro (1 Pt. 2, 4) scrive che “Dio non ha risparmiato gli angeli che hanno peccato, ma li ha precipitati negli abissi tenebrosi dell’inferno dove li riserva per il Giudizio”. Per i “buoni angeli” non vi sono prove scritturali certe, poiché la loro felicità non è presentata espressamente come la ricompensa della loro fedeltà.
L’opinione sostenuta da numerosi Padri della Chiesa, secondo la quale gli angeli sono stati creati nello stato di gloria, è inconciliabile, per gli angeli cattivi, col fatto della loro caduta. L’opinione secondo la quale si sarebbe avuto, fin dall’inizio, due categorie di angeli differenti. Cioè una categoria superiore, creata in stato di gloria e dunque incapace di peccare, ed una categoria inferiore di angeli capaci di commettere il peccato, e che dovevano, con la loro fedeltà meritare la felicità perfetta, è inverosimile. Questa distinzione non ha nessun fondamento.
Gli angeli cattivi sono stati creati buoni da Dio. Essi sono diventati cattivi per loro propria colpa. Occorre dunque rigettare, col Concilio del Laterano, un dualismo gnostico-manicheo.
Ma, come abbiamo detto, la Sacra Scrittura insegna che una parte degli angeli è caduta nella prova, ha commesso un peccato grave, e che Dio, per punizione, li ha precipitati nell’inferno. Giuda scrive che Dio “tiene in riserva per il Giudizio del Grande Giorno, eternamente incatenati nelle tenebre, gli angeli che, non avendo conservato la dignità del loro rango, hanno abbandonato il loro soggiorno”. “Il diavolo non ha perseverato nella verità”, scrive san Giovanni (8, 44).
I testi di Luca (10, 18): “Ho visto Satana cadere dal cielo come un lampo”, e dell’Apocalisse (2, 7) … narrando la lotta tra san Michele ed i suoi angeli da una parte, ed il Dragone ed i suoi angeli dall’altra parte, si riportano, secondo il contesto, non già alla caduta degli angeli all’inizio dei tempi, ma alla disfatta di Satana per l’azione redentrice di Cristo. Il peccato degli angeli deve in ogni caso, essere guardato come un peccato di pensiero, senza dubbio un peccato d’orgoglio, secondo sant’Agostino e san Gregorio Magno.
Aggiungiamo che i Padri ed i teologi applicano al senso tipico, alla caduta degli angeli, il testo di Geremia (2, 20) in cui Israele ribelle dice al suo Dio: “Non servirò!”. Così come la profezia di Isaia (14, 12) sul re di Babilonia: “Come sei caduto dal cielo, stella brillante, figlio dell’aurora. Tu hai detto nel tuo cuore: Salirò fino in cielo e leverò il mio trono al di sopra delle stelle. Sarò simile all’Altissimo”.
Infine, la parola di Cristo: “Allontanatevi da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25, 41), mostra bene che il castigo degli angeli cattivi è eterno, come pure la felicità accordata agli angeli buoni.