Non contagio disillusione né pessimismo, ma sempre un sorriso e uno sguardo pieno di speranza
Sono molto più delle cose negative che mi accadono. Più della malattia che mi affligge, o del dolore della solitudine quando mi abbandonano o dell’angoscia che provo di fronte alle sconfitte.
Non sono solo quello che ho perso, ma quello che sostengo nelle mie mani fragili.
Non sono solo quello che è accaduto e fa parte della mia vita. Sono quel cuore che custodisce tutto ciò che ho vissuto.
Non posso aspettare che la vita non sia difficile come sento che è ora per decidere di essere felice.
Non pongo condizioni al tempo, né termini, non cerco di far sì che passi rapidamente o non passi. Non chiedo alla vita quello che non può promettermi, perché non lo possiede, perché non è mio.
Mi stanco di dire a chi amo che mi prometta di non morire mai. Ingenuamente lo fa, perché mi vuole bene.
Credere fino alla fine

Capisco molto bene che l’unica cosa impossibile nel mio cammino è quello che non provo mai.
So che smettere di sperare in qualcosa di negativo deve accadere solo dopo l’ultimo respiro, mai prima, mai troppo presto.
Non mi scoraggio neanche quando il cammino diventa tortuoso e all’improvviso tutto sembra perduto.

Non contagio disillusione né pessimismo, ma sempre un sorriso e uno sguardo pieno di speranza.
Per questo non mi angoscio nella notte, quando sembra impossibile che il sole possa lacerare il velo. Papa Francesco scrive:
“La storia della salvezza si compie ‘nella speranza contro ogni speranza’ (Romani 4, 18) attraverso le nostre debolezze”.