Sull’ultimo numero del quindicinale Miracoli e misteri troviamo la bella testimonianza di Antonella, una neomamma di Gioia Tauro la cui vicenda familiare si interseca strettamente con il recente arrivo dei padri salesiani nella città calabrese.
Grazie a loro la parrocchia gioiese di San Francesco da Paola ha ripreso slancio e vitalità attraverso le iniziative spirituali ed educative intraprese secondo l’insegnamento di San Giovanni Bosco.
Antonella racconta che dopo 5 anni di fidanzamento si è trasferita con il suo ragazzo a Milano dove lui aveva trovato lavoro. Poco dopo con grande gioia di entrambi ha scoperto di essere incinta, ma dopo l’amniocentesi effettuata per l’evidenza ecografica di malformazioni multiple del feto ha perso il bambino.
Sei mesi dopo è rimasta nuovamente incinta, ma non sentendosi bene è rientrata a Gioia Tauro dove, sentendo parlare così bene dei padri salesiani, si è recata in parrocchia per incontrare don Pasquale Cristiani.
A lui ha affidato le sue grandi ansie per questa nuova gravidanza, ricevendo conforto e la benedizione, insieme all’abitino di san Domenico Savio – l’allievo prediletto di Don Bosco, noto come il "santo delle culle" e spesso invocato nei casi di sterilità – e la novena.
Questo abitino è un piccolo scapolare di fede e devozione confezionato sul modello di quello che il giovane Santo mise al collo della madre che si era gravemente ammalata nel corso della gravidanza. Per intercessione della Vergine la gestante guarì miracolosamente dando alla luce una bambina. (donbosconelmondo.org)
Prima di spirare Domenico, morto quando non aveva ancora compito 15 anni, raccomandò alla madre di prestare l’abitino - conservandolo gelosamente - a chi versasse in pericolo di vita. Così Antonella, che non lo aveva mai fatto, ha iniziato a pregare senza mai separarsi dall’abitino ricevuto.
Tornata a Milano scopre con grande dispiacere che il bambino presenta all’ecografia una plica (translucenza) nucale di 10 millimetri: un accumulo di fluido in quella sede nel primo trimestre di gravidanza che in alcuni casi indica la presenza di gravi anomalie cromosomiche (trisomia 13 - sindrome di Platau, 18 – sindrome di Edwards e 21 – sindrome di Down).
Nel più grande sconforto la giovane affida a San Domenico Savio il bambino a cui aveva già deciso di dare il suo nome. Giunta in ospedale per effettuare l’amniocentesi scopre di essere positiva asintomatica al Covid-19, ricevendo da tutti il consiglio di abortire.
Dopo due giorni altra disavventura: un incidente domestico che rende necessaria una nuova ecografia da cui risulta che il bambino non ne ha avuto conseguenze. La plica nucale risulta però ancora presente, e Antonella intensifica la preghiera al Santo certa che si sarebbe preso cura del figlio portato in grembo.
Il segno che la rasserena arriva quando il compagno, a cui non aveva ancora rivelato le sue intenzioni, le dice con suo grande stupore di voler chiamare il bambino Domenico. A questo punto decide di tornare in Calabria dove la gravidanza si è conclusa felicemente con la nascita di un bambino perfettamente sano.
La testimonianza di Antonella si conclude così: