Cresime e battesimi senza padrini e madrine: la sospensione per tre anni, è stata ratificata dalla diocesi di Catania. «Vediamo come andrà nel tempo. Abbiamo fiducia che la sensibilità della comunità cristiana possa comprendere il vero significato designato al ruolo di padrino e madrina nella celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione», dice monsignore Salvatore Genchi, Vicario della diocesi di Catania, intervistato da Famiglia Cristiana (15 aprile).
A imporre una brusca riflessione sul ruolo dei padrini e delle madrine per battezzandi e cresimandi è un decreto “ad experimentum e ad triennium” dell’arcivescovo etneo monsignore Salvatore Gristina.
Nel provvedimento si comunica ai presbiteri e ai diaconi della diocesi, la decisione di eliminare temporanemente la figura di padrini e madrine all’interno dei sacramenti del Battesimo e della Cresima.
Ecco come e perché l’arcivescovo lo motiva nella forma e nella sostanza. «La secolare tradizione della Chiesa - scrive mons. Gristina - vuole che padrino o madrina accompagnino il battezzando o il cresimando perché gli siano di aiuto nel cammino di fede. Ad esigere la presenza dei padrini non è la celebrazione in quanto tale, ma la crescita nella fede del battezzando o del cresimando, per cui essi dovranno essere credenti solidi, capaci e pronti a sostenere nel cammino della vita cristiana. Il loro compito è una vera funzione ecclesiale (cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, 1255)».
«Si consideri però - continua il presule - che nell’odierno contesto socio-ecclesiale la presenza dei padrini e delle madrine risulta spesso una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede».
E che «la situazione familiare complessa e irregolare di tante persone proposte per assolvere questo compito rende la questione ancora più delicata» (La Sicilia, 26 marzo).
«Precisiamo che non è un’abolizione, ma una sospensione della durata di tre anni - spiega il vicario diocesano monsignor Genchi -. E scaturisce da una decisione nata per venire incontro alla sensibilità dei nostri sacerdoti. Sia la stragrande maggioranza del Consiglio presbiterale che quella dei Vicari foranei si è infatti espressa in tal senso all’interno di un dibattito, che è stato già avviato ad ottobre 2019 in tutto il clero etneo».
Un decreto che si basa anche su una serie di esperienze pregresse che «non vogliono tener conto della singola situazione familiare di chi vuol fare il padrino», aggiunge il Vicario della chiesa etnea. Che comunque spera nel sentito e profondo recupero di quel ruolo che appartiene alla tradizione. «Noi speriamo che le cose cambino. E chi si accinge a fare il padrino o la madrina lo faccia davvero perché intende essere un testimone di un cammino di fede», aggiunge.
Il decreto entrerà in vigore il 25 maggio. Ma davanti alle possibili riaperture e al proseguimento della campagna di vaccinazione, quei genitori che tuttavia speravano di poter celebrare battesimi e cresime con padrini e madrine potranno ancora farlo in base ad alcune deroghe che hanno come termine ultimo la data del 30 settembre 2021.
Il primo vescovo a proporre un suo decreto in tal senso è stato mons. Giuseppe Satriano, vescovo dell’arcidiocesi di Rossano-Cariati che nel 2017. In quel caso l’abolizione della figura dei padrini e delle madrine con le citate motivazioni, è stata solo per le Cresime.
Il vescovo invitò «coloro che sono candidati alla cresima, unitamente alla famiglia e al parroco, a scegliere il padrino e/o la madrina tra i catechisti e/o gli educatori della comunità che hanno accompagnato il cresimando/a nel percorso di fede in preparazione ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana». Poi i casi delle diocesi di Sulmona e Spoleto. Ora Catania.