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Il bambino perduto nel deserto ci invita a riflettere

MIGRANT

Border Patrol

Jesús V. Picón - pubblicato il 14/04/21

Un ragazzino nicaraguense è stato trovato nel deserto tra Messico e Stati Uniti. Abbandonato dai genitori e in lacrime, ha chiesto aiuto al cielo, e dal nulla è apparso un “angelo custode”

La storia del bambino perduto nel deserto è diventata virale su Internet. Il fatto si è verificato in un luogo chiamato “La Grulla Texas”, alla frontiera tra Messico e Stati Uniti.

Il video toccante in cui il bambino, singhiozzando, chiede aiuto a un agente statunitense delle migrazioni ha commosso il mondo.

Trafigge l’anima questo video di un bambino che chiede aiuto ai poliziotti dopo aver trascorso la notte da solo nel deserto.

La lezione del bambino perduto nel deserto

Non giudichiamo i genitori del bambino. Non è questo il punto. Ciò che colpisce in questa storia è come il piccolo sia riuscito a sopravvivere al freddo, al caldo e all’inospitalità del luogo. Tutto questo dovrebbe farci riflettere.

Saremmo capaci di sopravvivere in un deserto infestato dai cobra e pieno di narcotrafficanti che vendono esseri umani? Fin dove saremmo arrivati?

Il dramma delle migrazioni in America Centrale è un tema importante. Le persone migrano in cerca del sogno americano, ma finiscono per vivere un incubo. Tutti i giorni, centinaia di bambini vengono abbandonati alla propria sorte alla frontiera tra Messico e Stati Uniti.

Il video è anche un appello alla società a non incrociare le braccia e all’assunzione di responsabilità rivolto ai Governi dei Paesi la cui popolazione vive nella miseria.

L’importanza di agire

Il modo di aiutare e applicare azioni concrete alla questione migratoria deve basarsi sulla creatività. E lo Spirito Santo può essere di aiuto. Ma bisogna agire. Il compito è enorme, ma va fatto qualcosa.

Religiosi, sacerdoti e volontari cattolici stanno lavorando sodo per aiutare migliaia di migranti, ma non è sufficiente.

Nel deserto, i migranti abbandonano neonati e bambini, e i traumi psicologici derivanti dalla separazione dai genitori resteranno per sempre nella memoria di questi piccoli.

Cambiamento

Il posto migliore per un bambino è sempre accanto ai genitori. Nonostante le carenze, nulla giustifica l’abbandono, il rischio di perdere una vita umana. Sono esseri indifesi!

Il deserto tra Messico e Stati Uniti è un luogo in cui ogni giorno muoiono centinaia di esseri umani. I narcotrafficanti giustiziano molte persone, e alcune vengono addirittura sepolte vive.

Dal lato degli Stati Uniti, la gente muore per disidratazione, morsi dei cobra, fame, freddo. Tutto perché si perde in un deserto senza fine.

Il bambino che chiede aiuto tra le lacrime è il grido disperato di un’umanità che non sopporta più la miseria e l’indifferenza dei Governi.

Il grido di Dio

Il bambino perduto nel deserto, piangente e senza una direzione, è anche il grido di Dio, che ci chiede di agire per smettere di incolpare solo i Governi. Dobbiamo prestare soccorso e compiere le opere di misericordia.

Attraverso l’immagine di questo bambino abbandonato, Dio ci chiama e grida all’anima, dicendo che è il momento di tendere la mano ai migranti.

Dio non ci abbandona di sicuro, ma dobbiamo andare a salvare questi bambini abbandonati. È ora di dare pane e lavoro ai loro genitori, che, disperati, finiscono per abbandonare i propri figli.

Angeli custodi

Fioccano le critiche nei confronti degli agenti del servizio migratorio degli Stati Uniti, ma molti di questi si stanno trasformando in veri angeli custodi, strumenti di Dio per riscattare migliaia di migranti dai pericoli e dalle mani dei trafficanti.

Molti agenti stanno infatti mettendo a rischio la propria vita per salvare le persone che guadano i fiumi che separano gli Stati Uniti dal Messico.

Dio benedica quegli agenti! E possano andare in cerca di Dio, che ora ci presenta questo bambino perduto nel deserto – un sopravvissuto del terrore del deserto e dell’indifferenza.

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