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Il Papa contro gli inchini e i santini della mafia: negano la religiosità

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 31/03/21
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Nella prefazione di un libro dedicato a Rosario Livatino, il “giudice bambino”, Papa Francesco definisce le mafie "negazione del Vangelo". Intanto la Curia di Napoli fa rimuovere due quadri dedicati allo storico boss di Marano

Quelle dette dal giudice Rosario Livatino ai suoi assassini (“Picciotti, che cosa vi ho fatto?”) erano «parole che gridavano contro gli Erodi del nostro tempo, quelli che, non guardando in faccia all'innocenza, arruolano perfino gli adolescenti per farli diventare killer spietati in missioni di morte». A scriverlo è Papa Francesco nella prefazione del libro che il vescovo di Catanzaro, Vincenzo Bertolone, ha dedicato a Rosario Livatino, il “giudice ragazzino" ucciso dalla mafia, che il 9 maggio sarà proclamato beato.

Uno stralcio della prefazione è pubblicata oggi dal quotidiano "La Repubblica".

ROSARIO LIVATINO

Le parole di Livatino, prosegue il Papa, sono un «grido di dolore e al tempo stesso di verità che con la sua forza annienta gli eserciti mafiosi, svelando delle mafie in ogni forma l'intrinseca negazione del Vangelo. A dispetto della secolare ostentazione di santini, di statue sacre costrette ad inchini irriguardosi, di religiosità sbandierata quanto negata» (Rai News, 31 marzo). 

Affruntata di Roccella: la processione con la Madonna, in passato al centro di polemiche per gli "inchini" davanti alle case dei boss.

Livatino, conclude il pontefice, è un modello di giudice retto e sano che non avrebbe mai ammesso questi comportamenti. 

«Per questo, ripensando alla figura del magistrato siciliano, ribadisco quanto espressi già nella Sala Clementina il 29 novembre 2019: "Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni", evidenzia il Papa. 

Nel giorno del richiamo di Papa Francesco contro le mafie, arriva una buona notizia dalla Chiesa di Napoli.

Due quadri raffiguranti la Madonna di Pompei e Santa Rita, donati dal defunto boss della camorra Lorenzo Nuvoletta, sono stati rimossi dalla chiesa di Maria Santissima della Cintura e della Consolazione a Marano di Napoli per disposizione dell'Arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia. 

I due quadri, collocati a lato del portale dì ingresso della chiesa, che non è parrocchia, recavano la scritta "A devozione di Lorenzo Nuvoletta". Lorenzo Nuvoletta, fu capo dell'omonimo clan attivo a Marano e nell'entroterra a Nord di Napoli, e alleato del cartello della "Nuova famiglia" nella guerra contro Raffaele Cutolo all'inizio degli anni '80, morì nel 1994.

In un comunicato la Curia arcivescovile di Napoli ha reso noto che la rimozione è stata decisa «per non turbare i fedeli disorientandoli con azioni che potrebbero anche lontanamente essere ricondotte ad una ambiguità tra Vangelo e vita e per dare un inequivocabile esempio di incompatibilità tra i percorsi del Vangelo e quelli dell'iniquità a qualsiasi livello» (Avvenire, 31 marzo).