Il santo di Padova nel suo “sermone di Natale” ci spiega quali sono i vantaggi per gli uomini della nascita di Gesù BambinoIl Natale di Sant’Antonio è un inno a Gesù Bambino, che ha sfidato il diavolo sin da quando è nato. Gesù ha messo le mani nel covo del serpente e lo ha estratto. Una prova di forza e coraggio per aiutare i cuori più reprobi ad uscire dalle tenebre. Tutto questo è accaduto già nella grotta di Betlemme.
Nel “Sermone allegorico di Natale”, Sant’Antonio, Dottore della Chiesa, spiega come, il 25 dicembre, è avvenuto questo primo “miracolo” del Salvatore degli uomini.
Il Natale e la Sindone
La Natività raccontata dal santo di Padova, anzitutto, richiama la Sindone, il lenzuolo di lino in cui è stato deposto Gesù dopo la morte sulla croce.
«Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia» (Lc 2,7). O povertà, o umiltà! Il padrone di tutte le cose è avvolto in fasce, il re degli angeli è adagiato in una stalla. Vergognati, o insaziabile avarizia! Sprofonda, o umana superbia! «Lo avvolse in fasce». Osserva che Cristo all’inizio e alla fine della sua vita viene avvolto in fasce. “Giuseppe (d’Arimatea) – dice Marco -, comprato un lenzuolo, calò Gesù dalla croce e ve lo avvolse” (Mc 15,46). Beato colui che finirà la sua vita avvolto nella sindone, cioè nell’innocenza battesimale.
Se provochi un bambino
Nel sermone allegorico di Natale, Sant’Antonio ci spiega: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio; sulle sue spalle è stato posto il potere; e il suo nome sarà: ammirabile, consigliere, Dio, forte, Padre del secolo futuro, principe della pace” (Is 9,6).
«Questo Dio – prosegue Sant’Antonio – si è fatto per noi bambino e oggi per noi è nato. Cristo ha voluto essere chiamato “bambino” per molte ragioni, ma per brevità ne illustro una sola. Se fai un’ingiuria a un bambino, se lo provochi con un insulto, se lo percuoti, ma poi gli mostri un fiore, una rosa o qualcosa del genere, e mentre gliela mostri fai l’atto di dargliela, non si ricorda più dell’ingiuria ricevuta, gli passa l’ira e corre ad abbracciarti».
Se offendi Cristo
Così, «se offendi Cristo con il peccato mortale e gli fai qualsiasi altra ingiuria, ma poi gli offri il fiore della contrizione o la rosa di una confessione bagnata dalle lacrime – le lacrime sono il sangue dell’anima -, egli non si ricorda più della tua offesa, perdona la colpa e corre ad abbracciarti e a baciarti. Dice infatti Ezechiele: “Se l’empio farà penitenza di tutti i peccati che ha commesso, io non mi ricorderò più di tutte le sue iniquità” (Ez 18,21. 22)».
“Il bambino metterà la mano nel covo del regolo”
«Oggi dunque ci è nato un bambino – dice Sant’Antonio nel sermone di Natale – E quali vantaggi ci sono venuti dalla nascita di questo bambino? Grandissimi vantaggi sotto ogni aspetto. Senti Isaia: “Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide, il bambino metterà la sua mano nel covo del regolo (serpente velenoso); non nuoceranno più e non uccideranno più in tutto il mio santo monte” (Is 11,8-9)».
Cosa significa questa profetica frase scritta da Isaia? Risponde il santo di Padova: «Il regolo, che significa piccolo re, è così chiamato perché si pensava fosse il re dei serpenti; questo serpente velenoso, detto anche aspide, raffigura il diavolo, e la sua buca e il suo covo sono i cuori dei cattivi, nei quali il nostro bambino ha messo la sua mano quando con la potenza della sua divinità ne ha estratto il diavolo stesso. Dice infatti Giobbe: “Dalla sua mano, che operava da ostetrica, fu estratto il tortuoso serpente” (Gb 26,12)».
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Il serpente strappato dai cuori tenebrosi
«È compito dell’ostetrica – sottolinea Sant’Antonio – estrarre dalle tenebre il frutto del parto, e portarlo alla luce. Così Cristo, con la mano della sua potenza, strappò l’antico serpente, il diavolo, dai cuori tenebrosi dei reprobi. E così quel serpente e i suoi satelliti non potranno più recare danno ai corpi, se non con il suo permesso. (…) Prima della venuta del Salvatore, i diavoli avevano sul genere umano tanto potere, da infierire turpemente sui corpi degli uomini e da trascinare miseramente le anime all’inferno. Ma d’ora in poi non potranno più fare danni “in tutto il mio santo monte”, cioè in tutta la mia chiesa, nella quale io stesso dimoro».
Sant’Antonio e la Madonna
Sant’Antonio, sempre nello stesso sermone, prosegue poi esortandoci a gioire insieme a Maria, l’altra protagonista del Natale, colei che accettò l’audacia di una storia nuova. «Sorridiamo dunque ed esultiamo insieme con la beata Vergine, perché Dio ci ha dato il sorriso, cioè il motivo di sorridere e di gioire con lei e in lei: “Oggi vi è nato il Salvatore”».
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Il Natale di “ingordi, avari, usurai…”
Commentando il vangelo di Luca, Sant’Antonio esaltava la Madonna e il suo “ruolo” nella Natività.
«Continua l’evangelista: “Diede alla luce il suo figlio primogenito” (Lc 2,7). Ecco la bontà, ecco il paradiso! Correte dunque, o ingordi, o avari, o usurai, voi cui piace più il denaro che Dio, correte e “comperate senza denaro e senza alcuna permuta” (Is 55,1) il frumento e il grano che oggi la Vergine ha tratto dal tesoro del suo grembo. Diede dunque alla luce il figlio. Quale figlio? Il Figlio di Dio, Dio lui stesso. O tu, donna più felice di ogni altra, che hai avuto il figlio in comune con Dio Padre! Di quale gloria risplenderebbe una misera donna se avesse un figlio da un imperatore di questo mondo? Di gran lunga più grande è la gloria di Maria che ha condiviso il Figlio con Dio Padre» (Messaggero di Sant’Antonio).
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Ciò che proviene da Maria è il “paradiso”
Il santo di Padova cita il Cantico dei Cantici per spiegare la grandezza della nascita di Gesù dal grembo di Maria.
«A te, o beata Vergine, sia lode e gloria, perché oggi siamo stati ricolmati dei beni della tua casa, cioè del tuo grembo. Noi che prima eravamo vuoti, ora siamo pieni, noi che prima eravamo malati, ora siamo sani, noi che prima eravamo maledetti, ora siamo benedetti, perché, come dice il Cantico dei Cantici: “Ciò che da te proviene è il paradiso”, o Maria! (Ct 4,13)» (www.santantonio.org).
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