Monte Sant'Angelo era un luogo di pellegrinaggio popolare nel Medioevo, e indica il luogo in cui apparve San Michele
“Il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo” (1 Tessalonicesi 4, 16).
In Puglia, non lontano dalla costa adriatica e da San Giovanni Rotondo, dove Padre Pio ha vissuto per la maggior parte della sua vita ed è stato sepolto, c’è un altro importante luogo di pellegrinaggio: Monte Sant’Angelo.
Le apparizioni di San Michele
San Michele apparve qui in una grotta varie volte all’inizio del Medioevo. Secondo la leggenda, un nobile locale aveva perso il suo toro migliore. Dopo averlo cercato, lo trovò inginocchiato in una grotta. Non in grado di avvicinarlo, l’uomo scagliò contro il toro una freccia, ma questa gli si rivoltò contro e lo colpì.
Il vescovo locale ordinò tre giorni di preghiera e digiuno. Poi San Michele apparve al vescovo. Alla terza apparizione, l’arcangelo disse al vescovo di costruire una cappella, ma di non consacrarla perché sarebbe stata consacrata “con la mia presenza”.
Punto di sosta per pellegrini e crociati
Noto ai locali semplicemente come “Monte”, il santuario divenne un luogo importante nel Medioevo, servendo come punto di sosta per pellegrini e crociati che viaggiavano tra l’Italia e la Terra Santa. Nel corso dei secoli Papi, santi e nobili si recarono a Monte Sant’Angelo per visitare il famoso santuario. Come destinazione di pellegrinaggio era pari a Compostela e a Roma.
Più di recente, San Padre Pio mandava spesso i penitenti a Monte Sant’Angelo dopo la Confessione, visto che dista a solo 25 chilometri da San Giovanni Rotondo.
Un “luogo tremendo”
Partendo dal parcheggio degli autobus nella parte superiore della città, la prima cosa che i visitatori notano è un castello. Con la sua torre, le mura e il fossato circostante, sembra comunicare che ci sia qualcosa di particolarmente importante in questo luogo.
Dopo una rapida passeggiata, i visitatori arrivano alla basilica. Sulla porta c’è un’iscrizione in latino a grandi lettere che recita “TERRIBILIS EST LOCUS ISTE; HIC DOMUS DEI EST ET PORTA COELI” (Questo è un luogo tremendo; qui c’è la casa di Dio e la porta del Paradiso).
La frase è tratta dal Libro della Genesi. È stata pronunciata da Giacobbe dopo che questi aveva sognato un’immensa scala che saliva al cielo con gli angeli che salivano e scendevano lungo di essa. Poi Dio ribadì la Sua promessa di donargli la terra su cui si trovava e di benedirla. Quando si svegliò, “ebbe paura e disse: «Com’è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!»” (Genesi 28, 17).
Il versetto, che denota un reverenziale “timor di Dio” biblico, prepara il visitatore allo spazio sacro in cui sta per entrare.