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Una corsa da record per un’atleta al 9° mese di gravidanza

MAKENNA, MYLER, RUN
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Annalisa Teggi - pubblicato il 13/11/20
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Col suo pancione Makenna Myler ha corso un miglio in 5 minuti e mezzo, complimenti da tutto il mondo. Lo sport fa bene, ma la maternità non è una gara a tutti i costi per dimostrare di essere sempre all’altezza.Più di 3 milioni di persone hanno guardato l’impresa di una giovane quasi-neo-mamma americana, che aveva scomesso col marito di riuscire a correre un miglio rimanendo sotto gli 8 minuti. Due nota bene: la donna in questione è un’atleta ed era al nono mese di gravidanza quando si è posta questa obiettivo.

Makenna Myler, 28 anni della California, è stata immortalata dal consorte Mike in un video che la vede tagliare il traguardo in 5 minuti e 25 secondi dopo 4 giri di pista.



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Voglio una vita di challenge

Uno dei commenti più simpatici postati sotto il video notava:

Non sono mai stata incinta, non sono mai riuscita a correre per un miglio.

E in effetti questo ci catapulta dal mondo dei Guinness dei primati al comodo salotto di casa nostra. C’è da dire che è tipicamente americano lo stile di vita orientato alle challenges: darsi degli obiettivi, tradurre ogni esperienza in una sfida concreta.

Lo notava anche una rivista americana in cui era riportata la notizia dell’impresa trionfale di Makenna:

È stato un anno grandioso per i record più curiosi inerenti il miglio di corsa, come abbiamo documentato alla fine dell’estate. Da annoverare quest’anno queste nuove sfide raggiunte: «il miglio più veloce corso all’indietro», «il miglio più veloce corso con le manette», «il miglio più veloce corso in blue jeans». (da Inside hook)

Essere unici, e avere un talento; non essere un puntino nella folla – questa è proprio la nota dominante dell’anima americana. E può diventare un cruccio. Anche Makenna ha confessato che c’era un timore dietro la sfida che ha posto a se stessa:

All’inizio della gravidanza si era sentita nervosa al pensiero di come sarebbe stato correre col passare dei mesi. (da Buzzfeed)

Run, baby, run

Makenna Myler è un’atleta professionista, non ha improvvisato nulla e ha voluto essere certa che il suo allenamento non comportasse pericoli per la bimba che portava in grembo. Ogni sua scelta è stata vagliata insieme a due medici che hanno via via constatato che la corsa non aveva nessun effetto collaterale sulla figlia.

“Il mio secondo dottore – ha dichiarato Makenna – è stato più cauto del primo, perché non conosceva la mia storia e non mi aveva ancora fatto l’ecografia. Quando gli esami hanno mostrato che la bimba cresceva perfettamente, allora mi ha incoraggiata pur sottolineando l’importanza che assumessi abbastanza calorie”. (Ibid)

E dunque dall’inizio della gravidanza in poi, la giovane ha continuato ad allenarsi, correndo cinque-sei volte a settimana. Era convinta che quando il pancione fosse cresciuto avrebbe ceduto, e invece le energie e il benessere generale sono rimasti. Possiamo immaginare avesse dei dubbi – leciti – su come sarebbe stato il suo futuro agonistico dopo la nascita. Qualunque sia il contesto in cui è impegnata una donna, con la maternità si finisce per sentire quella frattura che possiamo sintetizzare così: è un evento meraviglioso, che però comprometterà i miei progetti per come li ho pensati finora.

Il marito di Makenna ha scelto di proporre alla moglie la modalità della sfida per dimostrarle, cronometro alla mano, che non c’era alcuna nube nera all’orizzonte. La challenge è un’iniezione di grinta e positività, soprattutto per chi abita la dimensione della competizione per professione.

Ma lo sport ci ha anche insegnato la grande lezione de «l’importante è partecipare». E nessuno più di una madre sa che questo non è solo un modo di dire consolatorio.

Gravidanza e sport

La scommessa prevedeva fare 4 giri di pista rimanendo al di sotto degli 8 minuti. E nel video vediamo Makenna tenere un ritmo impressionante di giro in giro, al traguardo è sorridente e affannata, ma non prostrata. Il suo tempo di 5 minuti e 25 è stato giudicato strabiliante.

La maggior parte di noi non può (e non deve) permettersi lo sforzo di questa donna che è una professionista nell’ambito agonistico, ma lo sport in gravidanza è un grande alleato.


PREGNANT WOMAN,
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Non è solo una questione di peso e forme, ma di salute:

Fare sport in gravidanza è espressamente raccomandato. Il moto regolare aiuta ad aumentare la massa muscolare, la forza e la resistenza. Tutti fattori in grado di prevenire o alleviare i disturbi della gravidanza come il mal di schiena, la ritenzione idrica (edemi) e le tensioni. Lo sport agevola inoltre la circolazione riducendo così il rischio di trombosi e ha effetti positivi sui grassi e sugli zuccheri nel sangue. In questo modo non si riesce soltanto a tenere a bada l’aumento di peso bensì anche a prevenire la formazione del diabete mellito gestazionale. E per finire, le donne che praticano sport in gravidanza sono più in forma per il parto e spesso si riprendono meglio durante il puerperio. (da Sanitas)

L’unico nota bene è non fare programmi fai da te, né porsi obiettivi impossibili. Il caso di Makenna resta quello di un’atleta con una preparazione fisica eccellente, che comunque si è affidata alla voce autorevole dei suoi medici.

Partecipare è vincere

C’è una corsa affannosa che ci assilla quando aspettiamo un figlio. Siamo vittime di una competizione tutta nostra. Non mi sto più riferendo all’attività fisica. Penso alla “maratona” che feci durante la mia seconda gravidanza, lavorai fin quasi sulla soglia della sala travaglio. Mi fermai per appena qualche settimana e poi ripresi a lavorare.

Nessuno mi costringeva (e ci sono casi deplorevoli in cui ciò avviene, ed è peggio!). Era un cipiglio tutto mio, sulla falsariga dell’idea di salvare capra e cavoli: essere madre e non mollare la presa sui miei obbiettivi. Trascurare qualcosa mi pareva una sconfitta per quanto grande fosse la gioia di avere un figlio. È la logica della bilancia a mandare in tilt il pensiero e l’emotività, cadere nella trappola di mettere su piatti contrapposti se stesse e la maternità.

Non è facile cambiare sguardo, non si passa da un io singolare a una quotidinanità plurale con uno schiocco di dita.



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Ci vuole tempo per guadagnare un passo di gara diverso, che va senz’altro più lento e manca molti supposti traguardi. Un po’ mi fa tenerezza Makenna; il suo fiatone lo sento mio, anche se io non sono capace di correre. Considerando il suo orizzonte da atleta, comprendo la sua tensione e ammiro le sue capacità.

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Shutterstock
Affaticamento

Ma più in generale, ringrazio di aver imparato a non farmi schiacciare dalle sfide. Buona parte del modus vivendi che ci circonda è basato su traguardi e obiettivi, cioè sul futuro e sulla relativa corsa per arrivarci migliorando le previsioni.

E poi, catapultate nell’esperienza della maternità, molte di noi hanno scoperto che da colazione a pranzo (… forse pure prima) si è capaci di dare il peggio, senza averlo messo in conto. Ad essere oneste, ci sono anche improvvise prove di eccellenza estemporanea. Capita così, nel mondo delle presenze. Dall’arte della pianificazione si salta a pie’ pari nell’avventura delle scoperte-sorprese continue.

La maternità, fin dal concepimento, ci fa sprofondare nel presente. Ed è un dono da imparare a cogliere: stare dentro un rapporto che cresce. In fondo non è questa la dritta di cui ci accorgiamo grazie ai figli? Che la vita è vivere un rapporto presente con Chi ci fa in ogni istante. Non è tanto una gara, piuttosto è la certezza che Qualcuno ci vuole in squadra con Lui.

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