Intervista ad una delle atlete femminili migliori che l'Italia abbia oggi.
Chi è Tania Cagnotto? Forse più di qualcuno tra chi ci legge non lo sa: è uno dei volti femminili più noti dell’Italia sportiva, eccellendo in una disciplina assai particolare come i tuffi dal trampolino. Nata a Bolzano il 15 maggio 1985, figlia d’arte essendo tuffatore il padre Giorgio (molti i successi negli Anni Settanta, con 4 medaglie olimpiche) e tuffatrice la madre Carmen Casteiner (la migliore a livello nazionale sempre negli Anni Settanta), Tania è de facto cresciuta in acqua, prima pur puro divertimento, poi con la consapevolezza di aver fatto una scelta di vita importante. Più volte medagliata ai mondiali e agli europei (qui ha nel suo palmarès non meno di 12 ori), molto sfortunata alle Olimpiadi di Londra del 2012 (dove il bronzo le è sfuggito due volte per pochi centesimi), punta ora agli europei di Berlino di quest’anno e verosimilmente a concludere una brillante carriera partecipando alle Olimpiadi di Rio del 2016, le quinte per lei.
L’abbiamo incontrata a Bolzano, nel quartiere di Gries sull’altra sponda dell’Adige, tanto indaffarata quanto sorridente nella sua nuova casa molto luminosa. A far da testimone non silenzioso un multicolore pappagallo caraibico…
Tania, incominciamo dalla tua giornata-tipo…
Di solito mi sveglio verso le 8. Verso le 9.00-9.30 vado in piscina per un’ora, un’ora e un quarto di ginnastica (pedana facilitante, trampolino a secco e altro). Alle undici meno un quarto si va in acqua e ci resto fino a dopo mezzogiorno. Ritorno in piscina verso le 3: prima ginnastica, poi in acqua. Due volte la settimana vado a Trento per la preparazione atletica a base di pesi. Alle sei e mezzo finisco l’allenamento…
Vent’anni di allenamenti…ma chi te lo fa fare, carica di allori come sei, a quasi 29 anni?
Devo dire che questa vita mi piace. Penso anche di essere stata e di essere molto fortunata. Cerco di curare molto i rapporti con le mie amiche d’infanzia, il che mi permette di tuffarmi con loro nella normalità della vita quotidiana. Certo ci sono dei periodi in cui sento che è dura. Dopo vent’anni che faccio questo sport a volte mi sento stanca di viaggiare, di salire e scendere da aerei…in quei momenti mi viene la voglia di stare a casa per godermi una vita normale.
Quanto durerà ancora?
So che è’ una cosa che non può durare per sempre. Tengo duro per questi altri due anni, lo farò volentieri fino alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 e poi penso che entrerò in un altro tipo di vita.
Gentile globetrotter, viaggi tanto. Ma vedi soprattutto aeroporti, alberghi e piscine: quanto sono solide le tue radici?
Credo di averle solidissime: esse sono qui a casa mia, sono la mia famiglia, il mio ragazzo, i miei amici. Avendo girato così tanto, sono sempre più convinta di rimanere poi qui quando avrò finito di gareggiare.
Che cos’ha questa piccola patria da attirarti così tanto?
E’ casa mia. Siamo immersi anche in un paesaggio bellissimo, con le Dolomiti, i due laghi che frequento per rilassarmi appena posso. Ho vissuto un anno in America nel 2005: abitavo a Houston insieme ad alcune amiche. Però Houston non era casa mia. E’ qui che mi muovo nella mia acqua, scendo sottocasa al supermercato, incontro un’amica al bar vicino…
Quando hai incominciato la tua vita acquatica?
Presto, a sei-sette anni. Per gioco. Non ho mai iniziato per diventare famosa e vincere chissà che cosa. Ho incominciato e mi divertivo. Questa era la cosa principale. E tale atteggiamento ludico è stata la mia fortuna, perché mi ha aiutato a essere serena…
I tuoi, tuffatore il padre, tuffatrice la madre, ti avranno un po’ spinto…
Direi proprio di no. Loro volevano indirizzarmi ad altri sport come sci, tennis, balletto. Io invece mi divertivo in acqua con un gruppo di amici. E l’ho spuntata.