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Chiusa la tomba del beato Carlo Acutis, visitata da 41mila persone

CARLO ACUTIS
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 21/10/20
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Cerimonia di chiusura ad Assisi con il Prefetto delle Cause per i Santi mons. Semeraro. “Carlo come san Francesco, umiltà per loro è stata la prima virtù”

San Francesco d’Assisi e Carlo Acutis hanno “camminato” insieme in questi diciannove giorni in cui la tomba del giovane beato è stata oggetto di venerazione al pubblico.

«Francesco era fondato nell’umilta. Forse anche in questa virtù c’è la forza di attrazione del beato Carlo Acutis», ha detto il nuovo prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, Marcello Semeraro, lunedì 19 ottobre alla Messa presieduta nella chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione di Assisi. Al termine della celebrazione eucaristica la tomba del beato Carlo Acutis è stata chiusa.

Carlo e il sogno della Chiesa di Papa Francesco

«Sono certo – ha sottolineato monsignor Semeraro durante l’omelia – che il beato Carlo Acutis mentre porta avanti i sogni di tanti che guardano a lui come un modello e un esempio. Porta avanti pure il ‘sogno’ che ha per la Chiesa il nostro amato papa Francesco. Ero con lui, nel gruppo del Consiglio di cardinali, quando egli giunse qui ad Assisi per la prima volta il 4 ottobre del 2013. E il vostro vescovo ha dichiarato pubblicamente che a mettere a fuoco l’icona della ‘spogliazione’ lo ha incoraggiato proprio quella visita».

“Si è giocato la vita puntando su Cristo”

«Oggi – evidenzia Semeraro dal santuario che ospita la tomba di Carlo Acutis – abbiamo sotto i nostri occhi l’immagine di un giovane che si è giocato la vita puntando su Cristo. Sono molti gli aspetti che rendono affascinante la sua figura. C’è un fascino particolare in Carlo – ha aggiunto monsignor Semeraro –. Per andare avanti nella causa di beatificazione, di canonizzazione una clausola importante è la presenza di una fama di santità e per Carlo non ce ne è stato bisogno e non ce n’è bisogno» (Avvenire, 19 ottobre).


CARLO ACUTIS SAN FRANCESCO ASSISI
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“Discepolo in epoca di followers”

«Ci dicono che il nostro Beato era bravo, anzi geniale nell’uso delle tecnologie», ha concluso monsingor Semreraro. «Lo era al punto che qualcuno lo ha proposto come “patrono di Internet”. In epoca di  followers, però, egli si è fatto discepolo di Gesù, così come in una epoca di volontà di potenza ha scelto l’umiltà di Cristo, il quale da ricco si è fatto povero per noi (cf. 2Cor 8,9)».

Ed è così che Carlo Acutis «è diventato ricco non per un’eredità umana, ma per mezzo della povertà e dell’umiltà di Cristo Gesù, benedetto nei secoli» (Famiglia Cristiani, 21 ottobre).



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I dati sull’affluenza

Intanto, i dato sull’affluenza alla tomba di Carlo Acutis, durante i diciannove giorni di esposizione delle spoglie dimostrano una grande partecipazione. Dal primo al 19 ottobre, presso la tomba del giovane beato, hanno sostato in preghiera più di 41 mila persone. La media giornaliera è stata di 2.100, regolate e controllate, con i termoscanner, grazie all’aiuto delle forze dell’ordine e dei volontari. La diretta Facebook con la Santa Messa dell’1 ottobre, al termine della quale è stata aperta la tomba di Carlo, ha raggiunto circa 570mila persone e superato le 2mila condivisioni. Il video della sola apertura delle spoglie è stato visto da oltre 3 milioni di fedeli.

“Beato millennial”

Morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, Carlo Acutis è stato definito “un beato millennial” perché, nativo digitale, aveva fatto di Internet un vero strumento di evangelizzazione. A 14 anni, infatti, aveva progettato e realizzato una mostra virtuale sui miracoli eucaristici.


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Le parole del Papa in “Christus Vivit”

Papa Francesco, nell’Esortazione apostolica “Christus vivit”, pubblicata nel 2019 dopo il Sinodo dei vescovi sui giovani, cita il giovane Beato come un esempio per tutti i suoi coetanei:

«Ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza. Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento. In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro. Non offrono a questo mondo quelle capacità così personali e uniche che Dio ha seminato in ognuno. Così, diceva Carlo, succede che “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”» (Vatican News, 21 ottobre).


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