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Cos’è un’ottava nella Chiesa cattolica?

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Antoine Mekary | ALETEIA | I.MEDIA

Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 08/10/20

Un modo speciale per celebrare una festa molto importante

Non stupisce che molti colleghino il termine “ottava” principalmente all’ambito musicale, ma in ambito ecclesiale, concretamente nella liturgia della Chiesa latina, un’ottava è un’altra cosa, un modo per celebrare una solennità.

La Chiesa celebra in modo speciale alcune solennità che hanno una categoria speciale. Stiamo parlando delle solennità di Natale e di Pasqua. E perché sono tanto speciali? Perché sono le due solennità cardinali.

Queste solennità hanno qualcosa in comune, una caratteristica speciale: si celebrano per otto giorni, come se fossero un unico giorno di festa. Per questo si parla dell’ottava di Natale, o dell’ottava di Pasqua.

Fino al 1969 esisteva anche l’ottava di Pentecoste, soppressa dal Calendario Romano per non togliere protagonismo ai cinquanta giorni della Pasqua o evidenziarne ancor di più l’unità. Si chiama quindi ottava la celebrazione continuativa per otto giorni di ciascuna di queste due solennità. In altre parole l’ottava, che sia di Pasqua o di Natale, inizia quel giorno e dura nei sette successivi.

A volte si utilizza l’espressione “infraottava”, che è il nome che riceveva nella struttura antica del calendario liturgico, perché “ottavo” è l’ultimo giorno della serie, e quindi tutto ciò che precede è “infra-ottavo”.

Le ottave di Pasqua e di Natale sono così privilegiate che normalmente non si permette di usare un formulario differente di celebrazione della Messa che non sia quello del giorno corrispondente dell’ottava.

Nel prefazio della preghiera eucaristica di ogni giorno si dice, nell’Ottava di Pasqua, “questo giorno”, o, nell’ottava di Natale, “il giorno santissimo in cui la Vergine Maria ha dato alla luce il Salvatore del mondo”.

Parlando concretamente della solennità della Pasqua e della sua ottava, bisogna dire che la settimana dell’Ottava di Pasqua è come una lunga domenica che si prolunga per otto giorni.

Si sa che Gesù è risuscitato il giorno dopo il sabato, ovvero la domenica (il giorno dopo il settimo giorno della settimana ebraica).

In questo senso, i Padri della Chiesa si riferiscono alla domenica come all’ottavo giorno.

“Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente ‘giorno del Signore’ o ‘domenica’” (Costituzione Sacrosanctum Concilium, 106). “Il giorno della risurrezione di Cristo è ad un tempo il “primo giorno della settimana”, memoriale del primo giorno della creazione, e l’“ottavo giorno” in cui Cristo, dopo il suo “riposo” del Grande Sabato, inaugura il giorno “che il Signore ha fatto” (Sal 118, 24), il “giorno che non conosce tramonto” (cfr. Mattutino di Pasqua del rito bizantino, Oda 9, tropario «Pentekostárion»)….” (Catechismo 1166).

Da dove deriva la tradizione di celebrare oggi per otto giorni di seguito ciascuna di queste due solennità?

Celebrare un’ottava nella Chiesa, il nuovo popolo di Dio, è una pratica che affonda le sue radici nell’Antico Testamento, perché l’antico popolo di Israele celebrava le sue grandi feste per otto giorni. L’ottavo era il giorno più solenne; erano feste di sette giorni seguite da un ottavo ancor più festivo o solenne (Levitico 23, 34-36).

Questa tradizione deriva, a sua volta, dall’epoca di Abramo. Dio strinse un’alleanza con Abramo e la sua discendenza, il cui simbolo era la circoncisione l’ottavo giorno dopo la nascita di ogni maschio (Genesi 17,11-12).

È per questo che Gesù, in quanto ebreo, è stato circonciso l’ottavo giorno, ricevendo in quell’occasione il nome (Luca 2, 21).

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