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Alexandr, il graffitaro che scrive icone sui muri di Mosca

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Alexandr Tsypkov / Instagram

Louise Alméras - pubblicato il 22/09/20

Le sue magnifiche icone giganti sublimano Mosca già da cinque anni, e il ragazzo ha talento. Grazie ad Alexandr Tsypkov si possono incrociare gli sguardi di Cristo, san Giorgio o san Giovanni Battista camminando per la strada. Più che un semplice street-artist, egli si ritiene un artista cristiano.

Membro del collettivo di artisti “After Icon”, con l’aiuto di tre collaboratori abbellisce la città di Mosca a colpi di bombolette spray. Alexandr Tsypkov è scrittore di icone sacre. Dopo il suo lavoro, indossa abiti da graffitaro di strada con tutto l’occorrente. Grazie alle bombolette spray, ha potuto proiettare i volti sacri su supporti molto più grandi delle tavole di legno preparate – supporto tradizionale dell’arte iconografica.

Tra rappresentazioni più canoniche ed icone avanguardiste, lo stile di “After Icon” s’iscrive nell’oggi per essere giuntura tra eredità cristiana e avvenire. L’unico problema è che, essendo questi graffiti considerati illegali, essi vengono costantemente distrutti dall’amministrazione cittadina. È però possibile ammirare le opere sull’account Instagram del giovane. Uno degli ultimi post, datato 13 settembre, copre vecchi tag metropolitani con un grande busto di san Giovanni Battista.

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Illuminare gli uomini e il patrimonio

Mosca è ricca di patrimonio architettonico, di chiese e di cultura. Lo è però meno in mezzi finanziari, al punto che gli edifici perdono nel corso degli anni un po’ della loro aura. È anche a questo che il Collettivo si propone di porre un argine. Non potendo riparare questa o quella costruzione, tanto vale restaurarla visivamente con un graffito gigante e, soprattutto, bello. Perché tutti sono canoni iconografici che onorano l’estetica cristiana, resa visivamente accessibile a tutti.

In effetti, gli artisti russi si segnalano per la confessione ortodossa, dunque per la fede cristiana. Per loro, l’essenziale è mostrare a vedere il bello. Il loro scopo è apertamente spirituale: «Quel che facciamo – spiegava Anton Belikov, uno dei membri del Collettivo – è come dei pannelli segnaletici che indicano la via per Cristo».

È dunque anche per avvicinare i Moscoviti alle loro radici culturali ortodosse e cristiane tutto ciò: «Se una persona è attratta – rifletteva da parte sua Alexandr Tsypkov – sente qualcosa e che questo qualcosa lo porta verso Dio, in una chiesa: è quella la mia vittoria». E dunque chiese in rovina e muri danneggiati sono il terreno d’azione preferito del Collettivo. Hanno anche la benedizione dell’arciprete Leonid Kalinin, presidente del Consiglio di esperti per la cultura, l’architettura e il restauro della Chiesa:

Penso che non si debbano fermare queste persone, in quanto sono animate dal desiderio di esprimere in qualche modo il loro punto di vista. Il loro auspicio è che queste immagini sacre siano visibili dal massimo numero possibile di persone, e non soltanto nello spazio chiuso di un tempio ma più largamente, così, andando verso la gente.

Tanto basta a conservare almeno i graffiti dipinti sulle mura delle chiese.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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