Attenzione alla frase: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Dobbiamo conoscere bene il suo significato
“Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Questa frase del Padre Nostro, ci consegna una domanda importante, a cui dobbiamo rispondere: Gesù ci chiede di aver già perdonato, prima di implorare il perdono per noi?
Secondo il biblista Jean Carmignac (1914-1986), nel libro postumo “Ascoltiamo il Padre Nostro” (edizioni Ares), i critici sono d’accordo nel riconoscere che, malgrado le varianti di taluni manoscritti, il testo originale del Padre Nostro portava un verbo al passato: «come noi abbiamo perdonato».
In tal modo il perdono che noi dobbiamo accordare ai nostri debitori (per i peccati commessi contro di noi) è presentato come anteriore a quello che Dio ci accorda (per sanare i nostri peccati).
Matteo, Gesù e il perdono
Bisogna riconoscere che questa presentazione è in accordo profondo con il pensiero evangelico: nel commento che segue il Padre Nostro, Matteo 6, 14-15 riproduce sotto un’altra forma l’anteriorità:
«se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà (futuro) anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, il vostro Padre non perdonerà (futuro) neppure le vostre offese».
Alla fine della parabola del creditore senza pietà, Gesù ne fa scaturire lui stesso la lezione: «Così farà [futuro] verso di voi anche il mio Padre celeste, se voi non perdonate con tutto il cuore ai vostri fratelli» (Matteo 18, 35).
Le indicazioni de l’Ecclesiastico
Questa anteriorità è un dato fermo e costante del Vangelo di san Matteo. D’altra parte si avrebbe torto a meravigliarci che il perdono dell’uomo debba precedere quello di Dio.
Il Vangelo non dice esattamente questo, dice piuttosto, come già faceva l’Ecclesiastico 28, 2-41, che il perdono ai nostri fratelli deve precedere la nostra richiesta di perdono a Dio.
Il valore della nostra supplica a Dio e cosa la condiziona
Non è che il perdono di Dio sia condizionato dal nostro, ma è il valore della nostra supplica che è condizionato dal nostro perdono preliminare.
Dio non dipende dall’uomo, ma è la nostra preghiera che dipende dalla nostra sincerità effettiva: la preghiera sarebbe ipocrita (come è il caso in Matteo 18, 23-35) se non fosse preceduta dalla concessione di un perdono assolutamente reale.
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