Riportiamo le testimonianze del frate di Pietrelcina sugli aiuti ricevuti dall’arcangelo Michele, suo “angelo custode”, in particolari momenti di sofferenza (e non solo)La presenza dell’Angelo Custode nella vita di Padre Pio da Pietrelcina (1887-1968) viene segnalata già da quando è un giovane sacerdote: il cappuccino non chiude mai la porta di casa ogni volta che esce e a chi lo rimprovera risponde: “C’è l’Angiolino che mi fa la guardia alla casa”. “Che l’Angelo ti accompagni”, spesso augura al pellegrino in procinto di lasciare il convento, e un’altra espressione angelica che pure ricorra frequentemente sulle sue labbra è: “Che l’Angelo di Dio ti sia luce, aiuto, forza, conforto e guida”.
La devozione di Padre Pio nei riguardi dell’Arcangelo San Michele è documentata sia dal suo Epistolario che da numerose testimonianze e ricordi dei suoi fedeli e figli spirituali: sul rapporto di Padre Pio con gli Angeli, in modo particolare sulla funzione degli Angeli custodi sono stati scritti diversi libri, invece, sulla devozione del Santo verso l’Arcangelo Principe è stato scritto molto poco. Innanzitutto Padre Pio è un cappuccino cioè un seguace di San Francesco d’Assisi e il Poverello d’Assisi ha un grande amore per San Michele, e non a caso riceve le stigmate durante la quaresima in onore dell’Arcangelo: anche Padre Pio riceve le stimmate come San Francesco e sul crocifisso davanti al quale avviene il miracolo, il 20 settembre 1918, è raffigurato proprio San Michele.
Il protettore dei cappuccini
La provincia cappuccina di Foggia sceglie come suo protettore San Michele e Santuario del Gargano dista solo 25 chilometri da San Giovanni Rotondo. I figli spirituali di Padre Pio, conoscendo il suo grande amore per San Michele, vorranno poi che l’immagine dell’Arcangelo, mentre trafigge il dragone infernale, campeggi sopra il monumento di Padre Pio al primo ripiano dell’ingresso centrale della Casa Sollievo della Sofferenza.
Il viaggio a Monte Sant’Angelo
Padre Pio va ufficialmente una volta sola al santuario di San Michele. Ne parla in una lettera: “Devo rinfrancarmi dello strapazzo preso per la gita fatta ieri a Monte Sant’Angelo per visitare San Michele”. Di quella visita ci parla meglio lo storico Gherardo Leone:
“Padre Pio fece il viaggio il 1.mo luglio 1917 su un carretto scoperto, come si usava a quel tempo, assieme a quattordici fratini del Collegio di San Giovanni Rotondo. Quel giorno faceva molto freddo. Padre pio ne soffrì molto dal punto di visita fisico, anche perché era partito da San Giovanni Rotondo nel cuore della notte. Entrando nel Santuario che si trova all’interno di una grotta, padre Pio prese un raffreddore per l’umidità che era molto intensa. Prima della celebrazione della Messa si raccolse in preghiera per tre quarti d’ora, poi iniziò il rito religioso davanti all’altare dell’Arcangelo. Nell’offrire il sacrificio nel luogo consacrato a San Michele Arcangelo si commosse profondamente.Dopo la celebrazione, si trattenne per altri tre quarti d’ora. Era pallidissimo e tremava per il freddo: erano tre ore che stava in quella grotta umidissima e gelida. A un certo punto due fedeli, presenti nel santuario, vedendolo in quello stato, lo sollecitarono ad andare in una casa vicina, per consumare una colazione calda. Nella grotta di San Michele – scrive Gherardo Leone – in quel momento di grande intensità spirituale, nella penombra della grotta arcangelica, Padre Pio prese piena coscienza della sua missione religiosa ed ebbe anche il presentimento di quanto il Signore gli stava riservando”.
Le 3 prove più dolorose
Il 1918 è per Padre Pio un anno pieno di eventi straordinari a cominciare dalla “transverberazione”, ovvero la straziante lacerazione delle parti più intime della sua anima per opera di un misterioso dardo di fuoco, passando per la “stimmatizzazione” cioè l’apparizione sul suo corpo delle stesse ferite portate da Cristo sulla croce e infine la “transfissione” vale a dire lo squarcio del cuore e del costato operato da una lancia. Tutte queste tre prove sono precedute dall’apparizione di quello che Padre Pio definisce un “misterioso personaggio”.
Chi è? Il frate non lo rivela ma alcuni studiosi sono convinti che sia proprio San Michele, l’Angelo inviato da Dio a coloro che devono realizzare una missione difficile.
La bilocazioni e le immagini dell’Arcangelo
Don Giuseppe Tomaselli, un sacerdote vicino a San Pio, ci racconta un episodio curioso: “Un gruppo di persone di Tortoreto Lido, in provincia di Teramo, avendo sentito parlare di Padre Pio decise di recarsi in treno a San Giovanni Rotondo per conoscerlo. In treno incontrarono un prelato che chiese loro dove erano diretti: ‘Andiamo a San Giovanni Rotondo, rispose uno, pare che lì ci sia un frate che fa miracoli’. ‘Ma chi è questo frate?’, chiese il prelato. ‘Andate piuttosto al santuario di Monte Sant’Angelo. Lì c’è veramente uno che fa miracoli: San Michele Arcangelo’. Una volta scesi dal treno questi devoti rimasero disorientati se andare a San Giovanni o a Monte Sant’Angelo. Alla fine in essi prevalse il proposito di recarsi da Padre Pio. Il frate li ricevette e, durante il colloquio, iniziò a comportarsi in maniera strana: apriva e chiudeva un cassetto, senza un motivo valido. Quel cassetto, infatti era vuoto, si vedeva benissimo. Al termine della visita, prima di salutare gli ospiti, Padre Pio estrasse da quel cassetto diverse immagini raffiguranti l’Arcangelo di Monte Sant’Angelo e li consegnò a ognuno dei fedeli. La sorpresa fu grande quando Padre Pio, dopo aver distribuito i santini, se ne uscì con questa frase: “Così potrete dire di essere stati al santuario di San Michele”. Tutti si convinsero – conclude don Tomaselli – che nello stesso momento in cui parlava con loro si fosse recato in bilocazione nel santuario. Non a caso Padre Pio ripeteva spesso ai suoi devoti: “Io alla grotta santa di Monte Sant’Angelo ci vado sempre”.
L’apparizione in sogno
Rinnovare il culto dell’Arcangelo è per lui un dovere morale. Scrive Mons. Del Ton: “La notte dell’11 novembre del 1956 mi trovavo a Pompei e feci un sogno che non dimenticherò mai. Mi apparve Padre Pio benedicendomi: ‘Devi fare qualcosa per il bene della Chiesa e per la letizia del popolo. Fai qualcosa per rinnovare la devozione a San Michele. Datti da fare insieme ad altri uomini di intelligenza e di tempra ascetica’. Quel sogno aveva un valore profetico. Negli anni successivi una serie di circostanze mi portarono a organizzare insieme con altre persone un’associazione culturale che si propone di dare nuovo vigore al culto di san Michele Arcangelo. La chiamammo Milizia di San Michele Arcangelo. Quest’associazione si trova nella Cappella del monastero dei canonici Regolari a Tor Lupara, presso Roma”.
Protetto dalle ali di San Michele
Conoscendo la violenza esercitata dal Demonio su Padre Pio, potremmo definire il corpo di Padre Pio come un campo di battaglia.
Un campo di battaglia sul quale Angeli e Demoni si sono affrontati con ogni mezzo, per la salvezza o la dannazione non soltanto del Cappuccino, ma anche dei suoi figli spirituali. Una lotta senza esclusione di colpi, cominciata sin dai primi giorni di vita del piccolo Francesco Forgione, secondo quanto ha testimoniato un’anima eletta che ebbe una stupefacente visione durante un pellegrinaggio alla Grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo.
A Padre Mariano Paladino, che fu uno degli infermieri di Padre Pio, quella persona raccontò di aver visto il piccolo Francesco adagiato in una culla e protetto dalle ali dell’Arcangelo. Pensando che potesse essersi trattato di una allucinazione, Padre Mariano raccontò l’episodio al santo cappuccino e ne ricevette immediatamente una risposta netta: “Guai a me se non ci fosse stato San Michele: a quest’ora avreste visto Padre Pio sotto i piedi di Lucifero”.
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