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Nella grotta di San Michele c’era la firma originale di San Francesco

FRANCIS

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San Francesco d'Assisi.

don Marcello Stanzione - pubblicato il 26/05/20

Il santo di Assisi incise il suo nome sul Gargano. Nel 1799, durante un saccheggio fu rimosso. Ecco il perchè di quel gesto

San Francesco d’Assisi aveva un legame profondo con gli spiriti celesti e in particolare con san Michele arcangelo. Per questa sua particolare devozione al “principe degli angeli”, Francesco si recò in pellegrinaggio sul Monte Gargano alla grotta dell’arcangelo forse nell’anno 1216 o nel 1222 oppure in entrambi gli anni! Secondo la leggenda, Francesco essendo molto umile non volle entrare nella sacra grotta perché si sentiva indegno e si fermò a pregare vicino all’ingresso.

Prima di andar via, volle incidere sulla parete rocciosa un suo autografo come era di norma fare allora da parte dei pellegrini.

SANKTUARIUM NA GARGANO
fot. Stefan Czerniecki
La grotta di San Michele sul Gargano.

Il nome sulla roccia

Sulla roccia del santuario angelico non scrisse il suo nome, ma il segno del Tav, segno che rappresenta la croce e che il Santo poneva in calce alle sue lettere. Addirittura, una volta, guarì un uomo che aveva perduto l’uso della gamba, toccandogliela con un bastoncino a forma di Tau.

Per Francesco questa lettera dell’alfabeto greco era un segno della salvezza secondo la celebre visione del profeta Ezechiele (9, 3-7) nella quale uno spirito celeste sotto forma di uno scriba vestito di lino risparmia dalla morte soltanto coloro che con essa erano segnati. Indubbiamente la grotta di san Michele costituisce un luogo sacro per eccellenza dove i fedeli possono avere il perdono di tutti i loro peccati.

Il saccheggio

Oggi nella Basilica dell’arcangelo l’antica pietra sulla quale Francesco lasciò il suo segno non c’è più. Nel saccheggio del 1799 i soldati francesi l’asportarono con l’antica porticina d’argento che aveva in rilievo l’effige del Santo, al posto della pietra originaria ve ne è un’altra con la stessa croce come segno di salvezza.

SAN MICHELE
Mentnafunangann I CC BY-SA 4.0

La quaresima a La Verna

Francesco morì il 4 ottobre 1226 dopo aver ricevuto il grande miracolo delle stimmate proprio quando pregava e digiunava in onore di san Michele. È Bonaventura che ci parla di tale quaresima in onore del principe delle schiere celesti: “Due anni prima che rendesse lo spirito a Dio, dopo molte fatiche, la provvidenza trasse in disparte il beato Francesco e lo condusse sul monte eccelso, chiamato della Verna. Qui aveva iniziato a digiunare la quaresima in onore di san Michele Arcangelo”.

Il lungo digiuno

Ripeteva spesso che si deve onorare in modo più solenne il beato Michele, perché ha il compito di presentare le anime a Dio. Perciò a onore di san Michele, tra la festa dell’Assunzione e quella dell’arcangelo, digiunava con la massima devozione per quaranta giorni. E diceva: “Ciascuno a onore di così glorioso principe dovrebbe offrire a Dio un omaggio di lode o qualche altro dono particolare” (Fonti Francescane – abbrev. = FF – 785).




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