38 milioni gli utili netti. In linea con le indicazioni di Papa Francesco, l’Istituto per le Opere di Religione, considerata la “banca vativana”, continua a crescere con trasparenza
Lo scorso 28 aprile, il Consiglio di Sovrintendenza dello Ior (Istituto Opere di Religione) ha approvato all’unanimità il bilancio dell’esercizio 2019. Come da Statuto, ha trasmesso il documento alla Commissione Cardinalizia evidenziando la solidità e l’elevata qualità dei dati finanziari dell’Istituto (livello di patrimonio e di liquidità) e la sua conformità ai più elevati standard internazionali.
In linea con le indicazioni di Papa Francesco, anche quest’anno la Commissione Cardinalizia ha deliberato la distribuzione integrale degli utili.
Investimenti in linea con la dottrina della Chiesa
Nel 2019 l’Istituto ha continuato, con rigore e prudenza, a fornire servizi finanziari allo Stato della Città del Vaticano e alla Chiesa Cattolica. Inoltre, l’Istituto ha proseguito nel suo massimo impegno di assicurare piena e continua adesione ai principi e alla dottrina sociale della Chiesa Cattolica in tutte le attività operative ed in particolare, come priorità, nei processi di gestione e nelle politiche di investimento del patrimonio proprio e di quello della clientela.
I dati finanziari chiave del 2019
Euro 5,1 miliardi la raccolta dai clienti (Euro 5,0 miliardi nel 2018), di cui 3,4 miliardi relativi al risparmio gestito e alla custodia titoli;
Euro 38,0 milioni l’utile netto (Euro 17,5 milioni nel 2018), risultato del processo di investimento risk-based e coerente con l’etica cattolica applicato alla gestione dei propri attivi;
Euro 630,3 milioni il patrimonio al 31 dicembre 2019 al netto della distribuzione degli utili. In aggiunta, l’Istituto mantiene un alto livello di liquidità con un coefficiente di copertura della liquidità LCR pari a 443% ed un coefficiente di finanziamento stabile NSFR di 1008%.
Durante il 2019, lo IOR ha continuato a rafforzare la “squadra” dei dirigenti dell’Istituto ed ha incrementato gli investimenti IT inclusi quelli relativi all’ingresso nel sistema europeo dei pagamenti SEPA.
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