Un sacerdote di tre paesini, tra le province di Mantova e Cremona, ha ideato un modello all’aperto per le celebrazioni di popolo delle sue comunità: una sola liturgia per tutti. Ecco come è andata
Ha scelto di celebrare una Messa unica per le tre comunità di cui è parroco: questo per riunire davvero tutti i fedeli, senza limitazioni di posto, alla prima celebrazione di popolo dopo l’emergenza Coronavirus.
Don Andrea Spreafico, parroco di quasi cinquemila le anime, divise fra Cicognara, Cogozzo e Roncadello (le prime due sono frazioni in provincia di Mantova, l’ultima in quella di Cremona), ha capito che per ritrovare il Signore non servono grandi cattedrali, ma basta un luogo all’aperto, come il cortile dell’oratorio – quello di Cicognara nella fattispecie – dove dai canonici 100 (o meno) posti, c’era spazio per 500 fedeli, tutti distanziati rispettando le norme.
“L’Eucaristia è comunione, è convenire insieme”
Alla fine l’affluenza non ha toccato la massima capienza, ma è stato comunque un modo per unire le comunità (www.oglioponews.it, 26 maggio).
«L’Eucaristia è comunione, è convenire insieme. Vorrei che nessuno venisse escluso o rimandato a casa perché le attuali regole per le celebrazioni con il popolo limitano le presenze nelle chiese», spiegava ad Avvenire (24 maggio) don Andrea, che è alla guida dell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie”, unione delle tre parrocchie cittadine che gli sono affidate.
Le rigide regole di don Andrea
Ecco come si è organizzato il parroco affinché filasse tutto liscio: rito alle 7 di sera. Sette i ministri straordinari dell’Eucaristia con visiere e mascherine. Nove i volontari che, indossando la pettorina blu dove c’è scritto “Oratorio del fiume”, hanno accolto i fedeli. Venti i giovani che con la loro auto sono andati a prendere a casa gli anziani così determinati da aver prenotato via telefono il servizio parrocchiale di accompagnamento ribattezzato “Un passaggio per l’Eucaristia”. E poi termoscanner al cancello.
Pinzette per distribuire la Comunione. E una coppetta alimentare sigillata su ogni sedia che potrà servire per ricevere l’ostia consacrata invece di prenderla direttamente sulle mani. Un modello a cui potrebbero ispirarsi molti altri parroci in vista di celebrazione collettive molto partecipate.
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