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Perché i test sono importanti nella lotta al coronavirus?

COVID

Shutterstock | joel bubble ben

Dr. Enrique Jaureguizar Cervera - pubblicato il 15/05/20

Quando fare il test? È importante farlo? I test sono tutti uguali? Quali persone devono farli? Come si possono interpretare?

Il coronavirus è un virus nuovo di cui non sappiamo nulla e contro il quale nessuno ha difese. Per sapere che tipo di patogeno ci sta colpendo abbiamo bisogno di un test.

Con l’influenza non è necessario perché esistono vaccino e cure, e tuttavia a tutti i pazienti gravi viene effettuato un test all’ingresso in ospedale per determinare quale agente patogeno stia agendo, se è davvero il virus dell’influenza o una forma batterica o un fungo.

Non abbiamo vaccino né cura efficace contro il coronavirus, e quindi la strategia più efficace è isolare i soggetti positivi e chi ha avuto contatti stretti con loro. Questo virus ha un alto grado di contagiosità, e l’aspetto peggiore è che c’è un’alta percentuale di persone che trasmette il virus pur non avendo sintomi. Bisogna quindi effettuare dei test non solo a chi ha dei sintomi, ma anche a chi non ce l’ha ma potrebbe trasmettere il virus ad altri.

I Paesi che hanno avuto successo nel controllo della malattia sono quelli che hanno saputo reagire in tempo e implementare misure urgenti, riportando quindi poche vittime. Altri hanno reagito tardi e male, e quando hanno voluto farlo era ormai troppo tardi. I lori sistemi sanitari hanno collassato, non hanno effettuato i test al personale sanitario e in molti ospedali il virus si è diffuso.

Molti operatori sanitari sono stati contagiati. Sono fondamentali la chiusura delle frontiere, i controlli sanitari, la realizzazione di test a chi ha qualche sintomo, seguire i contatti utilizzando tutti gli strumenti tecnologici di cui disponiamo per realizzare test e isolare tutti i contatti.

Bisogna effettuare in modo intensivo i test su tutti i sanitari e il personale ospedaliero e delle case di cura, offrire strumenti di protezione individuale adeguati, fare i test a tutti i pazienti che si recano nei centri sanitari per far passare solo chi non è stato contagiato e trattare chi lo è stato in ospedali specifici, mantenere gli ospedali puliti.

La maggior parte delle misure è collegata alla realizzazione dei test, senza i quali il virus si diffonderà senza controllo a grande velocità, come abbiamo visto.

L’OMS ha ripetuto in varie occasioni che per frenare il virus bisogna fare test, test e ancora test.

Per diminuire progressivamente i casi e tornare alla vita normale è fondamentale conoscere i casi che hanno superato il virus che hanno delle difese e possono svolgere una vita normale e cominciare a lavorare, a prendersi cura degli anziani, ad andare in un ospedale o al supermercato… Ma senza test è impossibile.

A chi fare i test?

In primo luogo in ambito ospedaliero bisogna farli ai sanitari e ai pazienti – non solo a quelli con problemi respiratori, ma a tutti. E gli ospedali, come abbiamo detto, devono essere mantenuti puliti.

In tutti i centri socio-sanitari, ovvero le residenze per gli anziani, a tutti gli impiegati e i sanitari e poi a tutti i residenti. In tutti i centri penitenziari, nei servizi d’emergenza.

Importante: è importante farli anche a tutti coloro che si sospetta abbiano avuto la malattia, per vedere se hanno sviluppato anticorpi, perché il loro siero possa essere usato come trattamento in altri pazienti. E poi al resto della popolazione in base al rischio di esposizione.

Che tipo di test?

Ci sono molti tipi di test per identificare il coronavirus, e quello che non dobbiamo dimenticare è che devono essere indicati e interpretati individualmente dal medico.

È fondamentale sapere che non esiste alcuna prova efficace al 100%, e che avere gli anticorpi non vuol dire che non ci si contagi di nuovo o che non si contagino gli altri.

Per spiegarmi meglio, indicherò due tipi di test:

  • I test lenti, i cui risultati si possono ottenere in ore o giorni, sono i più efficaci. Si tratta di una prova sierologica, un’analisi del sangue in cui si misurano gli anticorpi, le difese che abbiamo contro il virus. È un test molto sensibile e specifico, perché lo studio della capacità respiratoria, la RT-PCR, analizza davvero l’RNA del virus, il suo materiale genetico.
  • I test rapidi, i cui risultati si ottengono in qualche minuto e che si realizzano estraendo il sangue con una piccola puntura sul dito. I test respiratori rapidi ottengono un campione di un antigene, alcune proteine del virus, per cui sono poco efficaci.

Cosa si studia con i test?

Il virus è composto da materiale genetico e da una capsula di proteine che ruba alla cellula che infetta. Grazie ai test otteniamo i risultati di tre parametri fondamentali per capire come si evolve il Covid-19 in un paziente: la PCR, gli IgM e gli IgC.

CORONAVIRUS
dr.Jaureguizar

Nella grafica vediamo in blu la linea in cui appare la PCR, che si inizia a individuare soprattutto dal terzo all’ottavo giorno, nella prima settimana di infezione. È il momento in cui iniziano i sintomi e si contagia di più. Questo parametro in genere diventa negativo dopo un mese, ma in alcuni casi continua ad essere positivo anche dopo.

Nella sierologia studiamo anche gli IgM, rappresentati in verde. Sono gli anticorpi acuti che escono verso il settimo e il decimo giorno, ovvero durante la prima o la seconda settimana. Gli IgM ci trasmettono il fatto che il virus può essere attivo e continuare a contagiare. Questi anticorpi in genere scompaiono verso il 21° giorno. In pochi casi si è visto che possono durare più otto o nove settimane.

Gli altri anticorpi sono gli IgG, rappresentati in colore rosso. Sono le difese croniche, ed emergono tra i 14 e i 28 giorni dopo. Questo parametro ci trasmette il fatto che il paziente ha difese per quel virus.

Come interpretiamo i test?

Con queste tre prove potremmo ottenere otto scenari diversi:

  1. Tutte le tre prove sono negative. Non esiste infezione e non c’è stato contatto.
  2. La PCR è positiva, e gli anticorpi sono negativi. Il paziente si trova nel periodo “finestra”. Può essere che non abbia sintomi o inizi ad averli, ma ancora non ha sviluppato gli anticorpi.
  3. La PCR e la IgM sono positive. Ci troviamo in un periodo iniziale dell’infezione. Il paziente ha iniziato a sviluppare anticorpi, ma continua ancora a trasmettere il virus perché la PCR è ancora positiva.
  4. I tre parametri sono positivi. Il paziente si trova in una fase attiva dell’infezione. Ha già sviluppato anticorpi, e si stanno sviluppando anche quelli della fas cronica (le difese di fronte a questo virus), ma continua ad avere l’infezione attiva.
  5. La PCR è positiva, la IgM negativa e gli IgG positivi. Il paziente è nella fase finale dell’infezione. Non ci sono più gli anticorpi acuti e ci sono quelli cronici, ma l’infezione è ancora attiva.
  6. La PCR è negativa, la IgM positiva e la IgG negativa. Avviene in una fase precoce dell’infezione, e la PCR è probabilmente un falso negativo, per cui bisognerebbe ripeterla dopo qualche giorno per confermare che è positiva, nel qual caso si rientra nello scenario 3.
  7. La PCR è negativa, la IgM negativa e la IgG positiva. È lo scenario ideale, in cui l’infezione è già passata e guarita e non si infetta più. Non si può assicurare al 100% che in questa fase non si sia contagiosi, ma c’è meno probabilità di trasmissione; è lo stato ideale per lavorare e svolgere una vita normale.
  8. La PCR è negativa, la IgM positiva e la IgG positiva. La malattia è in evoluzione, probabilmente ci si trova nello scenario 4, e la PCR è un falso negativo. Bisognerà ripetere la PCR.

Riassumendo, se la IgG è positiva, come nello scenario 7, si può porre fin all’isolamento e condurre una vita normale. Negli scenari 3, 4, 6 e 8 con una IgM positiva sarebbero necessari almeno 14 giorni di isolamento in più, perché l’infezione è ancora attiva. Nel caso in cui il campione sia del tutto negativo, si dovrebbe seguire il paziente telefonicamente e monitorare i sintomi.

In molti Paesi si sta procedendo all’allentamento delle misure restrittive e al ritorno alla vita “normale”. La cosa più adeguata è farlo orientati da queste prove diagnostiche, che ci daranno delle informazioni molto preziose per poter prendere le decisioni più adatte in ogni caso. Ciò non esime dal fatto che per un periodo prudenziale si continuino a mantenere le misure igieniche di distanziamento, uso della mascherina, lavaggio delle mani ed evitare di toccarsi il viso.

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