La venerabile Maria Cecilia Autsch è chiamata l’ “angelo di Auschwitz”, perchè durante la deportazione nel lager ha aiutato tante donne a salvarsi, ma proprio lei non ce l’ha fattaNulla di straordinario vi è nella vita di Maria Cecilia Autsch (1900-1944), se non una devozione eroica alle sue co-detenute del campo di Auschwitz. Semplice commessa, è entrata all’età di trentatré anni presso le religiose trinitarie di Mörz, in Austria.
Entrata nel 1933 fa la professione solenne il 28 settembre 1938 e per devozione verso gli Angeli, ella ha ottenuto il nome religioso di suor Angela Maria del Cuore di Gesù.
Nel campo di concentramento
Divenuta economa e braccio destro della superiora, serve la sua congregazione religiosa con dedizione e senso pratico. Nel marzo 1938 era avvenuta l’unione dell’Austria alla Germania nazista. Suor Angela fu denunciata alla polizia per la sua opposizione al nazismo. Arrestata il 12 agosto venne rinchiusa in carcere a Innsbruck. Il 29 agosto viene internata senza processo nel campo di concentramento di Ravensbruck con la fascia rossa al braccio come segno distintivo dei prigionieri politici e con l’accusa di tradimento.
L’angelo custode
Chi dunque poteva tradire, la piccola suora che sorrideva sempre e che faceva il bene a piene mani? Ella si affida al suo angelo custode, senza timore: non le accadrà che quello che Dio vorrà o permetterà. Forte di questa assicurazione, ella non smette di dispensare presso le prigioniere, di volta in volta infermiera, confidente, offrendo a tutte forza e speranza, condividendo con le più deboli la sua miserabile razione, quando ella non la dona loro molto semplicemente. A causa del suo apostolato, la si manda ad Auschwitz.
Ella vi prosegue il suo compito, estendendo il suo apostolato ai custodi, alle donne carceriere, al fine di ottenere qualche addolcimento alla condizione delle sue compagne di prigionia. Ella “funziona ad intuizione”, guidata interiormente dal suo Angelo di cui, senza vederlo, ella percepisce ai suoi fianchi la presenza e l’azione permanente.
Più d’una volta, ella sfugge da inesplicabili concatenamenti di circostanze alle sanzioni che si vogliono prendere contro di lei: è, afferma lei, grazie all’assistenza della Vergine Maria ed alla protezione del suo Angelo custode.
I “miracoli” della suora ad Auschwitz
La si soprannomina l’angelo di Auschwitz, visto che numerose donne la ringraziano perché solo grazie a lei sono sopravvissute all’inferno del campo di concentramento. Ma quattro anni di abnegazione totale per gli altri hanno avuto ragione della sua salute, ed ella muore il 23 dicembre 1944 folgorata da un infarto.
Muore durante il bombardamento degli aerei alleati sull’ospedale delle S.S. dove suor Angela faceva l’infermiera: l’Angelo è venuto a cercarla, ella ha compiuto la sua missione, la liberazione del campo è vicina.
Perchè non l’ha aiutata?
Forse sembrerà paradossale, nel caso di suor Angela Maria Autsch – l’angelo di Auschwitz che finirà col soccombere nell’aver dato la sua vita per gli altri – nell’attribuire al suo Angelo custode un totale successo nella sua missione: non avrebbe, in fin dei conti, potuto evitarle di morire così inopportunamente, alle vedute umane, allorché la vittoria era acquisita?
In effetti, quando si evoca l’azione degli Angeli custodi, si pensa subito ad una protezione totale ch’essi eserciterebbero sugli uomini confidati alle loro cure, estendendosi fino alla preservazione della loro esistenza terrena in caso di pericolo. E’ vero che, in alcuni casi, una salvaguardia provvidenziale, se non miracolosa, è stata attribuita da diverse persone all’intervento del loro Angelo custode.
Camminare sulla via della santità
Questo è lo stesso soggetto principale di numerose opere attuali sugli spiriti celesti, come se l’azione di questi ultimi non fosse limitata che in questo. In effetti, pochi credenti, anche in mezzo ai più pii, conoscono le loro manifestazioni straordinarie, ed ancor meno la loro funzione, che è di glorificare Dio con la preghiera di adorazione: si pensano e si rappresentano sempre gli angeli in termini di missione.
La “morte del giusto”
Ora, non bisogna mai perdere di vista che la missione degli angeli custodi presso gli uomini è ordinata alla loro funzione, che è di glorificare Dio con la preghiera. La loro missione consiste nel portare gli uomini ad avanzare verso Dio, camminando nella via della santità, fino all’incontro definitivo che sigilla la morte: si può dire, in modo un po’ brutale, che gli Angeli non hanno per missione che quella di disporre gli uomini a quello che la Scrittura chiama la morte del giusto.
Ogni intervento straordinario degli Angeli nella vita quaggiù degli uomini è un contributo in vista di preparare questa morte, che apre ai santi le porte della vita eterna.
Venerabile
Il ricordo della piccola suora trinitaria non si è estinto e, nel 1990, la sua causa di beatificazione è stata introdotta a Roma e il 21 maggio 2018 papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sulle sue virtù eroiche per cui è diventata venerabile.
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