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«Diaconato femminile: necessario un rapporto dinamico con la tradizione», parla Anne-Marie Pelletier

Anne-Marie Pelletier

Claire Guigou - i.Media per Aleteia - pubblicato il 10/04/20

«Non sono sicura che ci sia molto da guadagnare nel particolarizzare il ministero» di donne già al servizio della Chiesa, confida con prudenza Anne-Marie Pelletier, nominata membro della nuova Commissione di studio sul diaconato femminile appena creata da Papa Francesco.

Abbiamo intervistato la teologa francese, che si rallegra di vedere che la questione viene ancora discussa: a suo modo di vedere, si tratta di comprendere se la tradizione sia la norma nella Chiesa.

Come ha accolto la notizia della creazione di questa commissione e quella della sua nomina?

Chiaramente mi fa piacere che la questione di un diaconato femminile – che ha occupato una prima commissione senza giungere a conclusioni ferme – torni d’attualità. Sappiamo bene che spesso una commissione che avanza a fatica è una commissione sepolta. Io spero semplicemente di portare un contributo utile, così come spero che avremo l’occasione di avviare una riflessione teologica generosa, che abbia un rapporto quotidiano con la tradizione.

Qual è il suo personale punto di vista sull’argomento? Ci vogliono delle diaconesse?

Evidentemente tutto dipende dal contenuto dato a un diaconato femminile, dal suo status all’interno della Chiesa, dalla maniera in cui sarebbe conferito, dal modo in cui si troverebbe collocato in rapporto al diaconato permanente che oggi riguarda gli uomini. A dire il vero, nella vita ecclesiale le donne sono già sulla in prima linea, esse servono l’Evangelo in molte maniere: ecco perché a priori non sono sicura che ci sia molto da guadagnare nel particolarizzare il ministero di alcune fra loro sotto la forma di un diaconato istituito. Ma penso che questo sia precisamente uno dei nodi del dibattito: l’argomento è pure occasione per chiarire il nostro rapporto con la tradizione della Chiesa – in che senso essa è normativa?

Papa Francesco evoca spesso il pericolo di “clericalizzare” le donne o ancora di ridurre la loro importanza nella Chiesa all’ottenimento di una funzione. Lei che ne pensa?

Sono assolutamente sensibile a questa riserva. Certo, è importante che esistano dei mandati nella Chiesa – così come dei riconoscimenti istituzionali delle diaconie che di fatto tante donne esercitano. Diffido però delle rigidità e degli esclusivismi che potrebbero venire da un’istituzionalizzazione troppo spinta. Il clericalismo è un veleno che si diffonde ben al di là del mondo dei chierici: è la Chiesa – come corpo vivente, con la molteplicità dei suoi carismi – che bisogna far esistere nel riconoscimento dell’uguaglianza battesimale. È la circolazione dei servizi che bisogna favorire, evitando tutto quanto tenda a fissare troppo in funzionalità rigide.

Secondo lei qual è l’intenzione del Papa con l’apertura di questa nuova commissione?

Papa Francesco ha a cuore la grande questione del “posto delle donne nella Chiesa”, come si dice. Una questione che oltrepassa di misura la condizione delle donne all’interno dell’istituzione. In realtà, essa mette in gioco più globalmente la comprensione che abbiamo dell’insieme dell’istituzione ecclesiale, con l’articolazione nel suo seno di uomini e donne, di chierici e laici. È tutto l’equilibrio del corpo ecclesiale ad essere riguardato da una migliore intelligenza teologica del posto e della missione delle donne. E sappiamo bene quanto il Papa sia attento a codesto problema, più che mai in un contesto in cui le rivelazioni su abusi di potere e crimini sessuali mettono in evidenza l’esistenza di vere patologie nella nostra ecclesiologia. Il modo in cui il Papa ama evocare – ancora nell’ultimo testo sull’Amazzonia – la qualità materna della Chiesa basta a comprendere quanto gli stia a cuore l’approfondimento di cui sarà occasione l’esame di una possibile ordinazione diaconale delle donne.

Questo lavoro può contribuire più largamente ad alimentare le ricerche teologiche sul posto della donna nella Chiesa?

Ma certo, anzi ai miei occhi è il suo pregio principale. Nell’argomento sono in gioco l’uguaglianza battesimale tra uomini e donne, ma anche la teologia del sacramento dell’Ordine nella Chiesa cattolica – oggetto, com’è noto, di una grande attenzione nel riservarlo agli uomini.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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