Aleteia logoAleteia logoAleteia
sabato 27 Aprile |
Aleteia logo
Spiritualità
separateurCreated with Sketch.

Dove trovare la forza per porgere l’altra guancia?

FORGIVE

NotionPic | Shutterstock

Padre Patrick Briscoe - pubblicato il 22/02/20

Tra le passioni che corrompono e gli animi che si infiammano, spesso possiamo desiderare la vendetta ed essere lenti a offrire misericordia

Il 2 ottobre 2006, Charles Carl Roberts IV, guidato evidentemente da un rancore che si portava dietro da decenni, ha preso in ostaggio un gruppo di 11 ragazzine Amish in una scuola con un’unica aula a Nickel Mines, in Pennsylvania (Stati Uniti). Le ha legate per poi aprire il fuoco contro di loro. Cinque sono morte e altrettante sono rimaste ferite. Poi Charles Roberts si è tolto la vita.

La madre di Roberts ha poi ricordato il dolore e la rabbia che ha provato sentendo ciò che aveva fatto il figlio. “Dov’eri, Dio?”, ha scritto. “Sapevi quello che Charlie stava per fare. Come hai potuto permetterlo?”

Quello che è seguito è stato incomprensibile quanto l’omicidio di cinque ragazzine innocenti. Il vicino di Roberts, Henry Stoltzfus, un Amish, è apparso alla porta della casa di Roberts. Quando il padre di quest’ultimo ha aperto la porta, Stoltzfus gli ha messo una mano sulla spalla e ha detto semplicemente “Roberts, ti vogliamo bene”.

In un atto straordinario di porgere l’altra guancia, le famiglie Amish della zona – devastate da un dolore lacerante – hanno abbracciato i Roberts.

Il Vangelo è una sfida per tutti noi. Tra le passioni che corrompono e gli animi che si infiammano, spesso possiamo desiderare la vendetta ed essere lenti a offrire misericordia

Porgere l’altra guancia può anche essere chiamato amore sacrificale. Il beato Isacco della Stella ci sfida, mettendo la questione in questo modo: “Perché, fratelli, ci preoccupiamo così poco di cercare il benessere altrui per far sì che quando vediamo una necessità maggiore possiamo essere più pronti ad aiutare e a portare il peso l’uno dell’altro?”

Faremmo allora bene a prepararci per diventare persone che sanno porgere meglio l’altra guancia.

In primo luogo, riflettere abitualmente sulla Scrittura e meditare in modo regolare ci aiuterà a mantenere la nostra vita in prospettiva. Se speriamo di essere improvvisamente in grado di avere lo sguardo di Dio ovunque ci sia un allarme e non abbiamo una devozione costante alla preghiera ci stiamo ingannando. Porgere l’altra guancia richiede che la carità inondi l’anima dalle sorgenti più profonde, che devono essere curate. La carità deve maturare dedicando attenzione alla vita spirituale.

San Paolo ricordava ai Corinzi l’importanza di riconoscere la presenza di Dio quando chiedeva: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio?” Questo tempio va curato. Dev’essere nutrito leggendo le Scritture e con la preghiera personale regolare.

Coltivare la carità dev’essere sempre al primo posto. È la carità che ci unisce alla via di Cristo e alle ricchezze offerte dalla Chiesa. Leggete i Vangeli. Riflettete sul modo in cui Gesù incontra le anime. Studiate gli Atti degli Apostoli, la storia straordinaria della vita della Chiesa delle origini. Leggete il libro dell’Esodo, la storia della salvezza di Israele. Meditate, e rimanete fedeli a quello che avete letto. Per fare affidamento su quei tesori, dobbiamo allenare la mente e il cuore con l’abitudine regolare alla preghiera, per muoverci liberamente tra le cose divine e in base ad esse.

In secondo luogo, porgere l’altra guancia allontanandosi. In vari momenti della vita di Cristo, le sue parole hanno suscitato proteste tali tra la gente che ha dovuto andar via per salvarsi la vita (ad esempio in Luca 4, 29). Gesù sapeva quando le cose sarebbero state mature, e in quegli episodi in cui se n’è andato sapeva che “non era ancora giunta la sua ora” (Giovanni 7, 30).

Gesù incoraggiava i suoi discepoli a fare lo stesso: “Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi” (Matteo 10, 14). Non tutti i momenti sono adatti a impegnarsi. A volte il modo migliore per testimoniare il Vangelo è non dire niente, semplicemente andare via.

In terzo luogo, porgere l’altra guancia facendo il bene. San Paolo ci esorta dicendo “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Romani 12, 21). Porgere l’altra guancia amando attivamente. Fare il bene a chi ci ha feriti. Comprare loro dei regali, far loro dei favori al lavoro, preparare la loro cena preferita o fare almeno il compito domestico che amano di meno. Rendersi piccoli e desiderare che l’altra persona sia grande.

Spesso permettiamo a paura, rabbia e pressioni sul posto di lavoro o dei nostri coetanei e alle aspettative della nostra cultura di essere le voci dominianti nel determinare le nostre priorità nella vita. Nella sfida di fare ciò che è positivo di fronte al male dobbiamo abbracciare l’assurdità del Vangelo: per conquistare dobbiamo morire.

Chesterton descrive questa contraddizione del cristianesimo dicendo che “il cristianesimo è un paradosso sovrumano in cui due passioni opposte possono splendere l’una accanto all’altra”. Dobbiamo essere abbastanza coraggiosi da donare la nostra vita. Le nostre passioni devono infuriare, perché possiamo cancellare il nostro io.

La Scrittura ci dice: “Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere” (Proverbi 25, 21). L’unico modo per contrastare il male è l’amore, come Cristo ha dimostrato sulla croce. Alla fin fine, per essere pronti a porgere l’altra guancia dobbiamo arrenderci al vero Dio – l’Amore che conosce ciò di cui abbiamo bisogno ancor prima di noi. Questo movimento del cuore consiste nel dire (continuamente) “Sia fatta la tua volontà. Non la mia, ma la tua”. Recitando questa preghiera, ci arrendiamo e ci mettiamo nelle mani dell’amore onnipotente.

Il perdono che ha catturato l’attenzione del mondo quando Henry Stoltzfoos ha esteso la stretta di mano della sua congregazione ha fatto sì che i Roberts potessero rimanere a casa propria e ha anche promosso nuovi rapporti di amicizia.

Zach, il fratello di Charlie, non voleva andare al funerale del fratello assassino. Il padre di una delle bambine uccise lo ha chiamato e gli ha chiesto di andare. Sulla tomba, gli Amish hanno circondato la famiglia di Charles, l’omicida, per proteggerla dai media, e quando il cancro di Terri Roberts è tornato, alcune delle famiglie Amish della zona sono accorse in suo aiuto. Aveva bisogno di cibi crudi per sostenersi, e le donne Amish glieli portavano.

Alla fine, porgere l’altra guancia non dipende da come ci sentiamo. Come il Vangelo, anche questa è una scelta.

Tags:
bambiniomicidioperdonostati uniti
Top 10
See More