Noi possiamo, noi dobbiamo venerare e invocare gli spiriti beati, in primo luogo per ragioni di convenienza; perché le Sacre Scritture ce lo raccomandano e ci danno l’esempio, perché questa è la pratica plurisecolare della Chiesa
Il culto degli angeli, la venerazione degli spiriti celesti, sono contemplati dalle Sacre Scritture? La risposta è affermativa. E vi diciamo perché.
Prima di tutto gli angeli sono spiriti che fin dal principio si mantennero fedeli a Dio e continuarono a prestare il loro servizio come messaggeri per realizzare una missione in favore degli uomini (Tb 5,4; Mt 1,20; Lc 1,26; 10,3; 12,7ss, ecc.). Per questa ragione meritano un onore speciale.
Giosuè e il Capo dell’Esercito del Signore
Quando fu presso Gerico, Giosuè alzò gli occhi e vide un uomo in piedi davanti a sé, che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si diresse verso di lui e gli chiede: “Tu sei dei nostri o dei nostri nemici? Rispose: “No, io sono il capo dell’esercito del Signore. Giungo proprio ora”. allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: “Che ha da dire il mio signore al suo servo?”.
Rispose il capo dell’esercito del Signore a Giosuè: “Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo”. Giosuè così fece ( Gs 5,13-15). Gettarsi con la faccia a terra è un gesto di omaggio o rispetto verso una persona ( Cfr. Gen 33,3; 1 re 2,19; 2 Re) è il gesto che costituisce, bensì l’intenzione. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della gloria del Signore. Allora furono presi da grande timore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura ( Tb 12,15-16).
“Dulia” e “latria”
Il culto che in quanto noi cristiani cattolici rivolgiamo ai santi angeli di Dio è quello della “dulia”, ovvero un culto fatto di rispetto e di onore, senza adorazione che è quello di “latria” che si rivolge unicamente alla santissima Trinità, invece il culto agli spiriti celesti è simile in tutto e per tutto al culto dovuto alla Madonna e ai santi canonizzati in gloria.
Leggiamo nell’ultimo capitolo della Gerarchia celeste dello Pseudo – Dionigi l’Areopagita: “I pagani adoravano i demoni o geni malvagi, guardavano a loro come divinità.
Le condanne di San Paolo e del Concilio
Questo errore aveva lasciato tracce profonde nello spirito di numerosi neofiti da poco convertiti al Vangelo, che mantennero a lungo alcune delle idee di cui si erano imbevuti durante l’infanzia e in seguito si diedero a pratiche superstiziose verso gli spiriti celesti. Furono condannati da san Paolo, e dal Concilio di Laodicea (364 d.C.). “L’angelo dell’Apocalisse, davanti al quale san Giovanni voleva prosternarsi, glielo proibisce in questi termini: “Non farlo; io sono, come te, un servitore di Dio e dei tuoi fratelli”.
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Ragioni di “convenienza”
Noi possiamo, noi dobbiamo venerare e invocare gli spiriti beati, in primo luogo per ragioni di convenienza; poi perché le Sacre Scritture ce lo raccomandano e ci danno l’esempio; infine perché questa è la pratica plurisecolare della Chiesa, confermata dalla testimonianza di numerosi santi e pontefici.
Ragioni di convenienza, in primo luogo: “Se , diceva il grande scrittore di spiritualità del diciannovesimo secolo Boudon, durante il cammino incontriamo cento volte un gran signore o un amico, non mancheremo ogni volta di presentar loro i nostri ossequi; e non dovremmo avere il medesimo riguardo per i principi del Cielo, i nostri amici più veri?”. “Quando due persone sono nemiche” diceva il vescovo Bossuet “i loro santi angeli sono amici e concorrono a riavvicinarle”.
“Gli angeli custodi dei vostri amici” scrive a sua volta l’arcidiacono di Evreux mons. Boudon “vi favoriscono negli incontri e vi aiutano ben più di quanto voi pensiate, e talvolta vi prestano soccorsi che non ricevete dai vostri stessi angeli custodi”. Peraltro, ricordiamoci cosa sono i santi angeli rispetto all’Altissimo, ciò che sono in sé e il ruolo che è loro assegnato nel mondo, e capiremo come siamo degni della massima venerazione.
Tramandata da Dio stesso
Tale venerazione è stata definita con chiarezza da Dio stesso, quando ha detto al popolo di Israele che avrebbe mandato loro il suo angelo, ammonendoli a rispettarlo e a dargli tutta la dovuta considerazione. Conformandosi al desiderio dell’Altissimo, i santi patriarchi dell’Antico Testamento veneravano e invocavano gli angeli:
Giacobbe chiede la benedizione dell’angelo contro cui si è battuto;
Il profeta Balaam si prosterna di fronte a quello che gli è apparso;
Giacobbe saluta rispettosamente colui che si definisce “il principe degli eserciti del Signore” e gli obbedisce.
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Il culto nei secoli
Del resto, questa è la pratica della Chiesa: il capitolo XVII della Gerarchia celeste ci offre uno scorcio di quello che fu il culto degli angeli attraverso i secoli cristiani. Non riportiamo letteralmente tale brano, ma ne traiamo i seguenti dati:
– Gesù e i suoi discepoli, ripetendo i cantici ispirati dallo Spirito Santo al Re Profeta, ci insegnano a rispettare e a onorare le virtù celesti che così spesso, e con tanto entusiasmo, sono citate in questi cantici;
– La Chiesa invoca le stesse virtù ogni volta che nei santuari si intonano i salmi o i cantici con cui si chiede agli spiriti di Dio di lodarLo o di benedirci;
– I prefazi, uno dei quali risale a san Camillo, vescovo di Gerusalemme e successore dell’apostolo san Giacomo , declamano con gioioso trasporto lo splendore della gerarchia angelica;
– Gli angeli vengono nominati spesso nella SantaMessa, nelle parti in cui la Chiesa professa i dogmi più trascendenti.
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