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Un martirio del III secolo come non ne avete mai visti

FRUCTUOSUS

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Patricia Navas - pubblicato il 22/01/20

I santi Fruttuoso, Augurio ed Eulogio vennero bruciati vivi nell'anfiteatro di Tarragona. I documenti e le rovine giunti fino a noi permettono di addentrarsi con realismo su questo momento storico

Il vescovo Fruttuoso e i diaconi Augurio ed Eulogio sono passati alla storia per la loro morte eroica nell’anfiteatro romano di Tarragona, dove vennero bruciati vivi perché avevano rifiutato di adorare l’imperatore e continuavano a professare la fede cristiana. I fatti sono accaduti nel III secolo d.C..

All’epoca i cristiani erano perseguitati nell’Impero romano perché accusati di provocare la crisi economica. Un editto del 257 obbligava i capi delle Chiese a offrire sacrifici alle divinità dell’Impero.

La polizia arrestò Fruttuoso, Eulogio e Augurio e li mandò in prigione, dove per sette giorni il vescovo continuò a predicare, battezzando anche un convertito. In seguito i detenuti vennero portati davanti a un tribunale.

Gli atti del loro martirio hanno permesso di conoscere i dettagli delle ultime ore di questi tre uomini, probabilmente i primi ad essere morti martiri in quella che è oggi la Spagna di cui restino prove documentali.

Attualmente ogni 21 gennaio si celebra a Tarragona un atto di preghiera accompagnato dalla lettura di questi atti, e viene rappresentato anche uno spettacolo sulla passione di Fruttuoso, in genere nello stesso anfiteatro dove i tre trovarono la morte.

“Conosci gli ordini dell’imperatore?”, chiese il governatore Emiliano.

“Non li conosco, ma sono cristiano”, rispose il vescovo.

“Esigono che tu adori gli dèi”.

“Io adoro un unico Dio, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e quanto è in essi”.

“Non sai che ci sono degli dèi?”

“Non ne so niente”.

“Lo imparerai”.

Fruttuoso alzò gli occhi al cielo e pregò in silenzio.

“Chi potrà essere obbedito, temuto, onorato, se si rifiuta il culto agli dèi e l’adorazione agli imperatori?”, replicò il governatore.

Poi, rivolgendosi al diacono Augurio, aggiunse:

“Non ascoltare quello che ti dice Fruttuoso”.

“Anche io”, replicò il diacono, “adoro il Dio onnipotente”.

“E Fruttuoso? Lo adorate?”, chiese Emiliano a Eulogio.

“Io non adoro Fruttuoso, ma il Dio che Fruttuoso adora”.

Allora il governatore, rivolgendosi di nuovo al presule, gli chiese:

“Sei vescovo?”

“Lo sono”

“Lo sei stato”, disse Emiliano, alzandosi e ordinando che i tre venissero arsi vivi.

La devozione ai santi Fruttuoso, Augurio ed Eulogio si è diffusa nel mondo ed è durata secoli. Sant’Agostino dedicò loro un discorso in cui esortava a venerarli, lodarli, amarli, predicarli e onorarli, come anche ad adorare “il Dio dei martiri”:

Quando ascoltiamo quale è stato il loro contegno nei tormenti, ci rallegriamo e rendiamo gloria a Dio in loro, né ci turba il fatto che sono morti. In realtà, se non fossero morti per Cristo, forse che sarebbero vivi ancor oggi? Per quale ragione un’aperta testimonianza dovrebbe evitare le conseguenze che avrebbe avuto un’infermità? Avete ascoltato gli interrogatori dei persecutori, avete ascoltato le risposte dei confessori durante la lettura della passione dei santi. Fra le altre, quali le parole del beato Fruttuoso vescovo? Ad un tale che gli si raccomandava perché lo ricordasse e pregasse per lui, rispose: “È necessario che io preghi per la Chiesa cattolica, diffusa dall’Oriente all’Occidente”. Infatti, chi è che prega per le singole persone? Eppure chi prega per tutti non trascura nessuno dei singoli. Colui che effonde la sua preghiera per tutto il corpo non trascura nessuna delle sue membra”.

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