Non solo challenge banali e pericolose, ma anche una denuncia coraggiosa arrivata a milioni di ragazzi e adulti. Così una attivista statunitense di 17 anni, Feroza Aziz, ha usato la app più discussa del momento, Tik Tok, per aggirare il mondo dei grandi e denunciare una verità scomoda.
Quando i grandi cominceranno a capire vorrà dire che la pellicola trasparente la staremo staccando per diventare quello che loro auspicano: maturi.
Ma l’immaturità, a volte, coi rischi che si porta dietro, con la voglia di diventare grandi da soli, come poi hanno fatto tutti, porta con sé anche degli sprazzi di profondità. Il problema è che, quando la portano mamma e papà non siamo così disposti ad accoglierla (o anche solo ascoltarla) come quando è un nostro coetaneo a sbattercela in faccia. E allora finisce che una app come Tik Tok può diventare l’unico modo per arrivare a noi giovani e farci riflettere su qualcosa che è lontano anni luce dalla nostra quotidianità: roba leggera, eh, tipo la denuncia dell’esistenza dei campi di internamento per minoranze religiose in Cina.
“Ciao ragazzi. Ora vi insegno come allungare le vostre ciglia. La prima cosa è mettere le ciglia nel piegaciglia. Poi lo mettete giù e usate il vostro telefono, proprio quello che state usando ora, e cercate di capire cosa sta succedendo in Cina nei campi di concentramento dei musulmani.”
Il video denuncia di Feroza Aziz è stato visto oltre 1,4 milioni di volte e ha ricevuto 500 mila like. La scusa del tutorial è stata usata proprio per confondere il mondo degli adulti quanto più tempo possibile ed evitare il ban (che però, nonostante la piattaforma lo abbia negato, pare sia arrivato lo stesso). A quanto sembra, a Pechino, sono stati abbastanza spiazzati dal questa manovra “da ragazzini” che proprio non avevano calcolato e soprattutto sospettato potesse avere una tale portata in termini di diffusione, tanto da affrettarsi a dichiarare che quelli sono “campi di lavoro volontario” e, ovviamente, tentare il ban: questi giovani e le loro app!
Il dossier China Cables, una manciata di documenti ottenuti dal Consorzio Internazionale di Giornalismo Investigativo, è una vera e propria lista di linee guida, best practices approvate e sottoscritte dai vertici della sicurezza cinese, da utilizzare come manuale operativo nei campi dove centinaia di Musulmani Uighurs e altre minoranze sono tutt’oggi detenute. Il manuale è un concentrato di istruzioni pratiche su come prevenire fughe, definire i tempi di detenzione che partono da un minimo di un anno, sulle pratiche di indottrinamento e infine su come mantenere la segretezza circa l’esistenza dei campi stessi. Ancora più shoccante è la rivelazione di come il sistema sia in grado di controllare e segnalare i potenziali detenuti attraverso una vasta rete di recupero dati personali fatta di ricerche manuali, riconoscimenti facciali da telecamere e monitoraggio di popolari app per cellulare.
Quindi no, non sono sempre e solo tutte stupidaggini, ma comunque, è comodo che continuiate a vederla così, perché questo rende il nostro mondo un universo a parte, protetto, forse l’unico nell’arco di una vita intera dove si è liberi di crescere per tentativi strani, a volte sbagliati, è vero, ma anche lontani dalle logiche dell’essere adulti, che sennò, come si fa a portare il futuro? Tik Tok “la app più inutile che sia stata inventata”, cit. mamma, è un esempio di questo universo off limit agli over diciotto, dove capita che tra milioni di video di challenge a volte davvero insensate o pericolose, una ragazzina decida di mandare un messaggio impegnato ai suoi coetanei (e non solo).
Non è passato inosservato. Forse al mondo degli adulti, almeno fin quando non ha fatto troppo rumore.