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Essere fedeli significa solo mantenere un impegno?

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© Pixabay

Luisa Restrepo - pubblicato il 18/10/19

Sostenete la vita sulla vostra identità, aggrappatevi a quello che vi dà speranza per perseverare

A volte si pensa che la fedeltà consista nell’attenersi alle promesse fatte un giorno, il che implica il fatto di non dubitarne mai nel cammino e di mantenersi sempre saldi nella tentazione. Nella nostra quotidianità, però, ci rendiamo conto che non basta mantenere un impegno.

La fedeltà è qualcosa di più. La fedeltà è portare alla pienezza ciò che si è.

Per questo, quando la vita è difficile, serve qualcosa di più che mantenersi; bisogna ricordare il primo amore, chi è che ci sta amando e come vuole riempire la nostra vita.

A volte pensiamo che saremo più completi se raggiungeremo delle mete, se persevereremo fino alla fine per raggiungerle, se in base ai nostri parametri raggiungeremo degli obiettivi. In questa dinamica, però, dimentichiamo di essere, di portare a pienezza quello che siamo e quello che c’è nel profondo del nostro cuore.

Per questo, bisogna ricordare che la finalità ultima della nostra vita si ritrova più nella linea della gratuità e meno in quella dell’utilità. La fedeltà consiste nel vedere le cose come sono realmente, e nel vedere quello che sono chiamate ad essere, ovvero iniziare a sostenere la propria vita sull’identità.

Non basta mantenere promesse che non sono accompagnate dall’amore. Per questo, per crescere nella fedeltà bisogna rimanere accanto a colui che ci mostra il cammino. Andare nel luogo in cui mi infiammo per poter capire meglio come servire.

Bere dalla fonte. Ricordare tutti i giorni che in Gesù sono stato completato e portato alla pienezza. È questo che ci dà la speranza per perseverare.

E allora, come rimanere ciò che siamo e rispondere a quello che ci viene chiesto? Dove passa il cammino? Passa per la realtà. La vita e la fedeltà si sviluppano nell’incontro reale con le persone, con la realtà e con Dio.

Si tratta di rinnovarsi giorno per giorno nell’incontro, e in quell’incontro, in quello che si realizza nella propria vita, in quello che ci si mostra, saper ascoltare e confermare le promesse rimanendo fedeli a quello che si è.

La fedeltà è la fede che si realizza nell’amore umile. Fede che assume la storia concreta come luogo in cui viversi come dono e restituirsi in gratuità alla persona a cui ci siamo promessi. Fede fatta fedeltà che diventa reale nella vita quotidiana concreta.

“Questa fedeltà non la possiamo mai conquistare con le nostre forze, non è solo frutto del nostro impegno quotidiano; essa viene da Dio ed è fondata sul «sì» di Cristo, che afferma: mio cibo è fare la volontà del Padre (cfr Gv 4,34). E’ in questo «sì» che dobbiamo entrare, entrare in questo «sì» di Cristo, nell’adesione alla volontà di Dio, per giungere con san Paolo ad affermare che non siamo noi a vivere, ma è Cristo stesso che vive in noi. Allora l’«amen» della nostra preghiera personale e comunitaria avvolgerà e trasformerà tutta la nostra vita, una vita di consolazione di Dio, una vita immersa nell’Amore eterno e incrollabile” (Benedetto XVI).

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